martedì 21 ottobre 2025

 Requiem per il salario minimo

14-10-2025 -Enzo Martino - Volerelaluna

Sulla Gazzetta ufficiale del 3 ottobre 2025 è stato pubblicato il testo della legge delega 26 settembre 2025 n. 144, recante, tra l’altro, norme in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva. L’art. 1 della legge, dopo avere enunciato nel primo comma le finalità dell’intervento normativo (cioè quelle di assicurare ai lavoratori “trattamenti giusti ed equi” e di “contrastare il lavoro sottopagato”), fissa nel suo secondo comma criteri direttivi abbastanza aperti, che lasciano ampi poteri di manovra all’esecutivo. Bisognerà pertanto attendere i decreti delegati – che dovranno essere emanati entro sei mesi – per formulare un giudizio complessivo, anche se qualcuno dei criteri direttivi merita di essere da subito commentato, perché pone interrogativi molto seri sui futuri sviluppi del diritto sindacale nel nostro Paese...

La proposta di legge sul salario minimo presentata unitariamente dall’opposizione si fondava sui seguenti pilastri fondamentali: a) definiva in modo certo e cogente il trattamento economico che realizza il precetto dell’art. 36 Costituzione, stabilendo che non potesse essere comunque inferiore a quello previsto dai contratti collettivi nazionali stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative, ed estendeva in qualche misura tali garanzie anche ai lavoratori autonomi; b) prevedeva, a ulteriore garanzia del riconoscimento di una giusta retribuzione una soglia minima inderogabile in allora fissata in 9 euro l’ora, rivalutabili annualmente in base a un meccanismo che prevedeva anche il coinvolgimento delle parti sociali; c) garantiva l’ultrattività dei contratti scaduti o disdettati; d) introduceva un’apposita procedura giudiziaria, ispirata all’art. 28 dello Statuto dei Lavoratori. volta a garantire l’effettività del diritto a godere di un trattamento dignitoso.

La legge delega in esame, invece, adotta principi direttivi del tutto differenti. La prima cosa che balza all’occhio è la mancata fissazione di una soglia minima inderogabile, sotto la quale i contratti collettivi non possono scendere... Secondo il progetto delle opposizioni, il salario minimo era pur sempre quello stabilito dai contratti stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative, che quindi vedevano pienamente salvaguardato il proprio ruolo di autorità negoziale, ma la soglia minima costituiva un limite invalicabile anche in quei settori in cui il dumping dei contratti “pirata” spingeva verso un ribasso incontrollato ovvero in quelle situazioni nelle quali il mancato rinnovo dei contratti era ormai diventato la regola rendendo col tempo inadeguati salari che un tempo non erano tali...

Ma non è soltanto la mancanza di ogni riferimento a una soglia minima inderogabile a destare preoccupazione. Anzi, appare ancor più grave un altro punto della legge delega, e cioè quello secondo il quale il trattamento economico minimo ex art. 36 Costituzione diventa quello stabilito dai “contratti collettivi nazionali di lavoro maggiormente applicati”. Nella legge delega scompare ogni riferimento alla nozione di contratti stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative, che viene sostituito con quest’ultima locuzione. La scelta politica compiuta non è certo casuale ed è pericolosissima per il futuro assetto delle relazioni industriali nel nostro Paese. Com’è noto, infatti, il sistema di libertà sindacale delineato dall’art. 39 Costituzione consente al datore di lavoro di aderire a qualsiasi organizzazione imprenditoriale o di non aderirvi affatto, e quindi di applicare alla fine il contratto collettivo nazionale che più gli aggrada... Se lo scenario delineato nella legge delega dovesse verificarsi, con una ulteriore discesa dei salari determinata da fenomeni di dumping contrattuale (che nelle parole si vuole contrastare, ma di fatto si finisce per incentivare), è chiaro che lo strumento per contrastarlo diverrà il contenzioso giudiziario...

Si può pertanto concludere che la legge delega è molto pericolosa e andrà contrastata dalle organizzazioni sindacali. È, infatti, facile prevedere che, se attuata, non realizzerà gli obiettivi dichiarati di assicurare ai lavoratori “trattamenti giusti ed equi” e di “contrastare il lavoro sottopagato”, ma, con ogni probabilità, sortirà l’effetto esattamente opposto, e il fenomeno del lavoro povero che già dilaga in Italia si estenderà in maniera sempre più drammatica.