giovedì 13 novembre 2025

da Il Fatto Quotidiano del 11/11/2025

Scudi umani e tiro a segno: 

la sporca guerra di Idf a Gaza

Londra Sab. Prov.


“Mandi lo scudo umano sottoterra, a mappare il tunnel per te. Ha un iphone nel gilet e, mentre procede, invia informazioni Gps. I comandanti hanno visto come funziona. E la pratica si è diffusa come un incendio. Dopo circa una settimana, ogni compagnia gestiva la sua ‘zanzara’”. A parlare è Daniel, un comandante di una unità di carri armati delle Idf, una delle voci del documentario Breaking Ranks: Inside Israel’s War, in onda ieri sera sull’emittente britannica ITV, che raccoglie testimonianze inedite di soldati e ufficiali israeliani. Prodotto dallo studio londinese Zandland e diretto dal giornalista Ben Zand, il film dipinge un ritratto di una campagna militare “senza freni e senza compasso morale”, come la definisce il regista. “Queste testimonianze illuminano azioni e decisioni che il mondo non avrebbe mai dovuto vedere, e ci sfidano a confrontarci con ciò che accade in un conflitto quando svanisce ogni senso di responsabilità”. Gli intervistati, soldati in servizio ed ex militari, confermano pratiche sistematiche che contraddicono le smentite ufficiali di Tel Aviv, tra cui l’uso di routine di civili palestinesi come “scudi umani”, il cosiddetto “protocollo zanzara”, per mappare i tunnel di Hamas durante l’invasione di Gaza.

Un cessate il fuoco è in vigore da un mese, ma le uccisioni continuano, specie nei pressi dei punti di distribuzione umanitaria gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF). Almeno 944 civili palestinesi sono morti mentre cercavano aiuti vicino a questi siti, secondo stime Onu.

Daniel, il comandante di carro armato, descrive come il protocollo si sia diffuso rapidamente: civili costretti a entrare nei tunnel con un dispositivo Gps camuffato, per fornire informazioni alle unità Idf in superficie, al sicuro da bombe o attacchi di Hamas. “Se vuoi sparare senza restrizioni, puoi”, aggiunge, confermando un clima di impunità già emerso in altre ricostruzioni. “Senti sempre dire che ‘non esistono innocenti a Gaza’, e alla fine ci credi”.

Altre testimonianze dettagliano uccisioni arbitrarie. Eli, un soldato, ricorda un uomo che stendeva il bucato sul tetto di un palazzo a Gaza, identificato erroneamente come “spotter”, vedetta nemica. “Non aveva binocoli o armi. A meno che non avesse occhi d’aquila, come poteva essere uno spotter? Il carro armato ha sparato un colpo. L’edificio è crollato a metà. Risultato: molti morti e feriti”.

Sam, un contractor umanitario, racconta di due uomini uccisi mentre correvano verso un punto di distribuzione del cibo: “Due soldati li inseguono, si mettono in ginocchio e sparano. Vedi le teste scattare all’indietro e cadere”.

Il capitano Yotam Vilk, ufficiale del corpo corazzato, denuncia l’abbandono delle regole di ingaggio. “In addestramento cantavamo ‘mezzi, intento e capacità’ come indicazioni per valutare il rischio. A Gaza non esiste: basta il sospetto che qualcuno stia c am mi na nd o dove non dovrebbe, specie se è un uomo tra i 20 e i 40 anni”. Vilk descrive Gaza come una “zona senza legge”. Eli aggiunge: “Vita e morte non dipendono da procedure, ma dalla coscienza del comandante sul campo”. E se camminano troppo veloci o lenti? “Sono sospetti. Trascinano qualcosa. Tre uomini insieme? Formazione militare”.

Poi c’è il rabbino di brigata Avraham Zarbiv, riservista e giudice rabbinico, che ha servito oltre 500 giorni a Gaza. “Tutto lì è un’infrastruttura terroristica. L’idf investe centinaia di migliaia di shekel per distruggere la Striscia”, dice nel film, vantandosi di aver “cambiato il modo di operare di un intero esercito” con tattiche di demolizione di massa. La maggiore Neta Caspin ricorda una conversazione: “Il rabbino si sedette accanto a me per mezz’ora, spiegando perché dovevamo essere come loro il 7 ottobre. Vendetta su tutti, inclusi i civili. È l’unico modo”.

L’idf nega categoricamente: “Proibiamo l’uso di civili come scudi umani o la loro coercizione in operazioni militari. Questi ordini sono stati ribaditi durante l’intero conflitto. Le accuse sono esaminate a fondo. Operiamo secondo il diritto internazionale, nonostante la complessità imposta da Hamas che si nasconde tra i civili”, afferma un portavoce. Indagini interne sono in corso, ma i soldati parlano di un “collasso etico”. E quelli come Daniel provano vergogna: “Ho perso l’orgoglio di essere ufficiale Idf ”.