da Rocca - luglio 2025
La scuola e la forza della comunità
di Andrea Bigalli
La scuola milaniana è importante anche per aver mostrato che l’uso degli strumenti poveri è efficace. La comunicazione tra generazioni diverse, la lettura e la scrittura come dinamiche collettive, la disponibilità a entrare in reciprocità con la fantasia creatrice di ognuno per creare una rete di comunicazione, sono altra cosa rispetto alla potenza apparente degli strumenti del padronato e delle classi sociali del privilegio introiettato e ben difeso. Riecheggia a Barbiana quel che Albert Camus (nato povero, ma non asservito alla cultura borghese) grida ne “L’uomo in rivolta: mi rivolto, dunque siamo”. La forza della comunità: quella globale di chi opera la pace può sconfiggere chiunque.
Adesso che il classismo riemerge con nuovi tratti e che dobbiamo far nuovamente nostra l'invettiva di Lettera a una professoressa - contro quei classisti che siete voi - l'esercizio utile è capire chi siano adesso i poveri di cui parla, tra l'altro, Esperienze pastorali. La precarietà del lavoro e l'indisponibilità a riconoscere i diritti di chi lavora della maggior parte delle dirigenze produttive e sociali si sono riaffermate con prepotenza. E’ drammatico constatare che il lavoro non è sempre una tutela contro il disagio economico: non basta lavorare per essere al riparo dal baratro della povertà, per molte e molti il salario è insufficiente. Siamo un Paese in cui quasi un quarto dei suoi abitanti e sociologicamente - e ancor più fattivamente - povero. In particolar modo lo sono i minori, sovente con le loro madri. La condizione lavorativa dei giovani è di grande e tossica precarietà: il titolo di studio non sempre è quell’ascensore sociale che poteva essere negli anni ’50. Soprattutto quel che spaventa è il ritorno del binomio (ammesso che sia mai stato annullato) tra basso livello culturale e povertà. Sul piano economico, ma in modo particolare nella dimensione culturale e quindi politica. La sinergia tra componenti sociali borghesi e totalitarismo neofascista è la concretizzazione diretta dell'azione sistematica con cui si è colpita la scuola pubblica a favore dei modelli (pseudo) educativi della società ipermediatica neoliberista. Proprio il concetto di libertà va messo al centro di ogni analisi: quella proposta adesso è solo la libertà del come essere fattori di produzione e di consumo. Dal punto di vista filosofico la Scuola di Francoforte aveva previsto molto di quanto stiamo vivendo: il problema è che ha vinto quella di Vienna, diventando il riferimento della maggior parte delle democrazie europee. Di libertà, appunto, trattiamo: ma con significati diametralmente opposti. Alle scuole di don Milani era in fondo l’argomento di base: una scuola accusata di essere totalitaria che in realtà forgiava identità autonome, ma dipendenti dalla ricerca della verità. Una scuola che, come scrive di se stessa nella lettera al maestro Mario Lodi, è capace di difendere i suoi alunni dalle prevaricazioni e dalle ingiustizie. Una scuola non più riproducibile, a detta dello stesso Milani. Una scuola che ha saputo andare oltre se stessa, per ricordarci che ci si libera da sé stessi e che se questa libertà si orienta verso la verità dell’amore diviene la matrice del futuro.