giovedì 20 novembre 2025

DIO È CON NOI?

Aldo MORRONE*

Mi è capitato spesso in Medio Oriente, India e in alcuni Paesi africani di trovarmi a visitare una moltitudine di malati di lebbra senza alcuno strumento diagnostico o terapeutico, solo perché le varie comunità che visitavo, in gran parte nelle regioni rurali remote, erano convinte che la mia sola presenza potesse avere un potere terapeutico. Alla notizia del mio arrivo, centinaia di malati si mettevano in fila “indiana” ed io salivo su uno sgabello per incontrarli e accarezzare le loro mani, il volto e la testa. Spesso si trattava di pazienti con vecchie forme di lebbra mutilanti.

Allora ripensavo al famoso “tocco del re” o meglio “il dito del re”, quando nel Medioevo si credeva che i re francesi e inglesi avessero un potere taumaturgico, dovuto alla natura divina della regalità, per guarire la “scrofula”, cioé la tubercolosi cutanea, detta anche scrofuloderma. In effetti in Francia la malattia era chiamata il “mal du roi” e in Inghilterra "King’s Evil”.

Mi sono venuti in mente questi ricordi, quando Trump ha dichiarato con certezza che “Dio è con lui” perché gli aveva salvato la vita. All'inizio però era ancora incerto tra Dio e la fortuna (By luck or by God), poi però si è convinto che era intervenuto Dio e appunto stava con lui. Questa idea di un Dio onnipotente che irrompe nella storia personale sa tanto di strumentalizzazione del divino, tipica delle persone di potere che vorrebbero far credere che la loro autorità, discenda direttamente da Dio. Chissà perché quel giorno Dio avrebbe preferito far morire Comperatore, il capo dei vigili del fuoco, da tutti apprezzato per l'amore per la sua famiglia.

E poi ho pensato ai due vigili del fuoco Giuseppe e Nicola, che evidentemente un Dio molto distratto non aveva “salvati” proprio mentre si apprestavano a «“salvare” una famiglia con disabile, così come non aveva salvato la piccola di 18 mesi dimenticata dal padre nell’auto.

E se tutto dipendesse da Dio, mi chiedo perché non è intervenuto ad Auschwitz, perché non interviene a Gaza, in Siria, in Sudan, in Ucraina e nel resto del mondo in guerra e affamato? Perché consente malattie, sofferenze e ingiustizie?

Questa idea folle di un potere politico benedetto ed elevato alla divinità da un Dio era già scomparsa con Marsilio da Padova nel trecento. Ma oggi ritorna più prepotente che mai. “Gott mit uns” (Dio è con noi) era il motto iscritto sulle fibbie dei cinturoni dei soldati della Wehrmacht.

Ho già timore dei buoni, figuriamoci di quelli che hanno Dio con loro. I buoni, come il sacerdote e il levita, che osservano rigidamente le regole “divine”, non si fermano a soccorrere il ferito. Solo il samaritano presta aiuto.

Forse il credente non vive “chiedendo a Dio”, ma “in presenza di Dio”, che per il cristiano vuol dire in presenza del mistero della Croce.

Non credo di aver guarito, con il tocco del mio dito e con le mie carezze, nessun malato di lebbra o malattia di Hansen. Forse perché Dio non era con me?

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* Già primario all'Ospedale Son Gallicano di Roma. Molto impegnato nella cura dei più poveri. In Italia e «a casa loro».