da Confronti di dicembre 2025
Informazione distratta per una “democrazia a bassa intensità”
di Giancarla Codrignani
Vi siete accorti che le reti Rai sono diventate “stravaganti”? La casalinga che tiene accesa la tv al mattino, se sta su Rai1, impara che il problema principale dell’Italia, forse del mondo, è Garlasco.
D’altra parte nessuno si accorge – non è che sia sempre citato – che quasi ogni giorno il presidente della Repubblica va in giro e non manca mai di rimandare alla Costituzione, alla democrazia sostanziale, ai diritti e, qualche volta, indirettamente, a interventi del governo bisognosi di una “regolatina” (e la Meloni neanche ringrazia). Ha aperto l’assemblea dei Comuni italiani con l’espressione «Non possiamo accontentarci di una democrazia a bassa intensità» e, alludendo a meccanismi che limitano la partecipazione come «la rappresentatività è un’altra cosa». Difficile non pensare alla ventilata abolizione del ballottaggio per i Comuni sopra i 15mila abitanti, se un candidato raggiunge il 40% dei voti: «una sfida per chi crede nel valore della partecipazione».
Che cosa succede? Staremo mica diventando meno liberi? Veramente da quando il cartaceo ha ceduto all’online, al cittadino che non cerca di informarsi dalla messaggistica social passa di tutto, fake news comprese. Lo sciopero dei giornalisti del 28 novembre scorso ha denunciato chiaramente al Paese le ragioni della crisi dell’informazione democratica: problemi di bilancio e di tenuta dell’occupazione, ma preoccupazioni anche per la qualità dell’informazione a cui il cittadino ha diritto. Anche la tv deve mantenere le sue funzioni di sistema pubblico senza intromissioni improprie. Perché la situazione in realtà non è più quella di una volta: ormai i precari sono tanti, diventano ricattabili e il Consiglio di amministrazione deve garantire la loro professionalità libera. Se si facesse strada la preoccupazione che “è meglio essere cauti” senza per non rischiare il posto di lavoro, ci sarebbe il rischio di configurazione di un regime.
Intanto ogni giorno molti quotidiani, nazionali e locali, democratici o denunciano quasi ogni giorno dei casi di cronaca o mantengono nel menabò un trafiletto quotidiano su “bravate” di nostalgici fascisti espresse con canti, divise, minacce, scritte oltraggiose contro istituti democratici, ma anche violenze che non riescono mai a trovare l’intervento generalizzato del ministero degli Interni sul territorio e ancor meno la riprovazione del governo e le misure specifiche di sicurezza per garantire l’ordine pubblico democratico, costituzionalmente antifascista. Episodi irrilevanti? Esistevano anche trenta, quaranta anni fa, ma il Msi era al 4% e agli americani non piaceva avere un despota al comando.
Giorgia Meloni presiede oggi un governo di coalizione rappresentato da pochi uomini di partito che stanno insieme perché alla fine di ogni Consiglio dei ministri la presidente “tira il guinzaglio”. Nazionalista, capace di opporsi all’immigrazione con il “progetto Albania”, incapace di selezionare i Paesi in regola con lo Stato di diritto, ignara della parola antifascismo perché usa toni reazionari e va sempre per le spicce. Adesso sta diventando nervosa: i sindacati hanno deciso lo sciopero per il 12 dicembre, anniversario della strage di piazza Fontana. Si spera che l’opposizione approfitti della situazione per piazzare le proprie cartucce senza curarsi di nessun “campo largo”. Siamo il fanalino di coda in Europa in troppi campi, dai salari alle libertà di stampa e anche se i 27 hanno il freno a mano tirato sul futuro dell’Ue e troppi giovani non hanno più affetto per le istituzioni, il parlamento, i partiti e il voto liberale, la Destra estrema attrae. La propaganda e la disinformazione populista vanno a danno dei diritti e prima uccidono la politica, poi le istituzioni.
Franzk Walier Steinmeier, presidente della Repubblica tedesca, ha ricordato la pericolosità del momento presente nel giorno in cui – il 9 no- vembre – la Germania evoca un dato simbolico che lega la fine della Prima guerra mondiale, la notte nazista “dei cristalli” e la caduta del “muro”. Mai nella Storia, ha detto, «la democrazia e la libertà sono state così sotto at- tacco, minacciate da forze di estrema Destra... Lo Stato di diritto è fondamentale, non è un caso che gli attacchi alla democrazia spesso inizino con attacchi alla magistratura». E aveva già ricordato: «Non si può aspettare che la tempesta passi: dobbiamo agire».