da Domani del 15/12/2025
Il pericolo dei vulcani silenti
Quella minaccia che non vediamo
di Luigi Bignami
E’ sempre più evidente che il prossimo grande disastro vulcanico potrebbe arrivare non dai giganti ben noti come i campi Flegrei o lo Yellowstone, ma da vulcani apparentemente innocui, lontani dai riflettori e monitorati in modo insufficiente. In molte zone del Pacifico, dell'Indonesia e delle Ande, un’eruzione senza precedenti nella memoria storica avviene in media ogni sette-10 anni, con conseguenze che possono propagarsi ben oltre i confini regionali.
Un caso recente
Nel novembre 2025 il vulcano etiope Hayli Gubbi, silenzioso da almeno 12.000 anni (alcune fonti dicono 8500 anni), ha improvvisamente ripreso attività. L'eruzione ha sollevato colonne di cenere fino a 13,6 km e catapultato materiale vulcanico così lontano da raggiungere lo Yemen e lo spazio aereo dell'India settentrionale.
Per il Corno d’Africa, una regione fragile già sotto pressione climatiche ed economiche, è stato un campanello d’allarme. E non è un episodio isolato. Nel 1982, il quasi sconosciuto El Chichòn, nel Chiapas messicano, eruttò dopo secoli di inattività. Il bilancio fu devastante: oltre 2000 vittime e decine di migliaia di sfollati. Ma gli effetti si avvertirono ben oltre il Messico. Le particelle di zolfo disperse nell’atmosfera raffreddarono temporaneamente l’emisfero nord e spostarono verso sud il monsone africano, contribuendo alle condizioni che portarono alla tragica carestia etiope del 1983-1985, costata circa un milione di vite.
Poche ricerche
Eppure, il legame tra un vulcano remoto e una crisi umanitaria di tali dimensioni continua a essere poco riconosciuto, persino negli ambienti scientifici. Nonostante questi precedenti, gli investimenti globali nella sorveglianza vulcanica restano insufficienti: meno della metà dei vulcani attivi dispone di un monitoraggio adeguato. E la ricerca continua a concentrarsi soprattutto sui vulcani più celebri e accessibili.
Basti un dato: esistono più pubblicazioni scientifiche sull’Etna che sull’intero insieme dei 160 vulcani di Indonesia, Filippine e Vanuatu, alcune delle aree vulcanicamente più dinamiche e popolate del pianeta.