domenica 28 dicembre 2025

Da Il Manifesto del 16/12/2025

In Europa è esplosa la crisi abitativa 

L’UE ci arriva piano

di Andrea Valdambrini


Secondo dati Eurostat, tra il 2010 e 2024 i prezzi delle abitazioni nei paesi Ue sono aumentati mediamente del 55%, gli affitti di quasi il 27%. Il costo di appartamenti e canoni di locazione è più che raddoppiato in Ungheria, Lituania ed Estonia. Un salasso che falcidia i salari: Lisbona, dove l’affitto consuma il 116% dello stipendio, secondo la tabella fornita dal Consiglio europeo, è il caso più eclatante. Seguono Barcellona, Madrid, Milano, Roma e Dublino. In Europa una persona su dieci dichiara di non riuscire a pagare puntualmente l’affitto o il mutuo mentre il «Rapporto sull’esclusione abitativa 2025» certifica come più di un milione di europei sono senza dimora, ma il rischio sfratto per le fasce più deboli della popolazione tocca 18 milioni di persone.

Di fronte all’enormità dell’emergenza casa, l’Ue decide di intervenire a fatica e con ritardo. Lo fa su spinta dei socialisti, in grande difficoltà negli equilibri europei politici sempre più sbilanciati a destra. Ma i provvedimenti che il socialista danese Dan Jørgensen, commissario europeo responsabile di Casa ed Energia, presenterà oggi nel Piano per l’edilizia a prezzi accessibili (Affordable Housing Plan) rischiano di essere troppo generici per adattarsi alla specificità dei 27 paesi (la situazione abitativa è irregolare, per esempio la Romania ha un tasso di proprietà del 90%, l’Olanda del 10%) e soprattutto si annunciano inadatti a porre un freno agli affitti a breve termine. Inoltre, le proposte di Jørgensen non corrispondono neppure alle richieste avanzate dagli stessi socialisti europei, che vorrebbero investimenti per 300 miliardi di euro, e oggi rischiano di rimanere delusi.

CON IL MANDATO Von der Leyen e con l’arrivo di Trump e il ribaltamento dei rapporti transatlantici, il cosiddetto «pilastro sociale» dell’Ue – lavoro, welfare, inclusione – sembra sparito dai radar. L’emergenza abitativa casa è però emersa prepotentemente, tanto da risultare negli ultimi mesi elemento chiave delle competizioni elettorali. Un tema cavalcato spesso dall’estrema destra in chiave anti migranti, dall’olandese Wilders – sconfitto proprio su questo dal liberale Jetten – fino al partito portoghese Chega. Quando è stata più attenta alle generazioni più giovani, la sinistra ha saputo volgere a suo vantaggio la domanda di intervento per contrastare la crisi degli alloggi, come nel caso della presidente della repubblica irlandese Cahterine O’Connelly.

MA COSA CONTIENE il Piano d’azione sulla casa? Jørgensen annuncerà oggi un pacchetto di provvedimenti, il primo dei quali riguarda la riforma delle norme sugli aiuti di stato, in modo da favorire la spesa nel social housing, dove il costruttore privato riserva una quota del patrimonio immobiliare per fini sociali. Un modello gradito da Germania e paesi nordici ma non adatto per esempio alla realtà italiana, dove una larga fetta di patrimonio immobiliare potrebbe diventare disponibile, se solo ristrutturato. Il commissario presenterà anche un quadro di regolamentazione per gli affitti brevi, come chiedevano a gran voce tutti i progressisti europei, non solo S&D ma anche Verdi e Left. Piattaforme come Booking o AirBnB, che già sono dei giganti, al momento possono far leva su una normativa Ue come la Direttiva Servizi, per violazione della quale la Commissione può sempre aprire procedure d’infrazione contro i comuni che cercano limitare la presenza delle piattaforme nei centri storici. L’amministrazione di Barcellona ha fatto da apripista, in tal senso, ma molti comuni evitano di agire proprio perché manca un quadro normativo europeo che consenta di agire nella legalità.

PER LEILA CHAIBI, eurodeputata de La France Insoumise e responsabile Casa per il gruppo Left, l’intervento sugli aiuti di stato è positivo, «perché permette ai paesi europei di investire nell’edilizia sociale in base alle loro necessità, cosa che le regole attuali di mercato impediscono». Il timore è però che si produca «un trasferimento di fondi che prosciugherebbe le risorse destinate all’edilizia per i più vulnerabili e precari, per indirizzarle verso un’edilizia intermedia», aggiunge l’eurodeputata francese. «L’effetto sarebbe quello di accentuare le disuguaglianze per chi è più svantaggiato nel diritto alla casa».

UN RISCHIO SOTTOLINEATO anche da Freek Spinnewjin, direttore della rete europea homeless (Feantsa), quando indica l’ambiguità del Piano, già dal nome tagliato sull’accessibilità economica della casa.

MA LA CRISI DELL’ALLOGGIO – sottolineano le analisi di Sinistra europea e Greens – è generata non solo dalla mancanza di abitazioni disponibili, quanto dal passaggio degli alloggi dall’uso abitativo a circuiti di speculazione immobiliare. Per questo collettivi e associazioni di vari paesi hanno avanzato le loro richieste attraverso il «Manifesto europeo per la giustizia abitativa». Chiedono un massiccio piano di investimenti pubblici, norme a difesa degli inquilini contro gli sfratti e regole per bloccare quella che definiscono «finanziarizzazione» della casa, un bene che dovrebbe essere invece un diritto.

LO SCORSO 2 DICEMBRE di fronte alla commissione speciale House dell’Eurocamera, guidata dalla dem Tinagli, Jørgensen aveva fornito un’indicazione di quello che il Piano non prevede: di sicuro un bando vero e proprio per gli affitti brevi. Nessuna menzione neppure a soldi freschi, sebbene gli stessi socialisti spingano per un programma dedicato da 300 miliardi di euro, un terzo dei quali in sussidi. La partita vera si giocherà con il Quadro finanziario pluriennale 2028-34. Parlamento e Consiglio UE tratteranno su cifre e destinazione del bilancio UE nei prossimi due anni, ma la coperta è corta. E poi ci sarà da fare i conti con la destra, per la quale sarà il mattone a risolvere la crisi abitativa: palazzinari di tutta Europa, unitevi.