mercoledì 31 marzo 2010

IL VOLTO DELL'ALTRO

 

Il volto assoluto

 

Quando parlo di “persona”, dell’altro, uso il termine “volto”.

Noi chiamiamo volto il modo in cui si presenta l'Altro. E' proprio il volto che inizia e rende possibile ogni discorso ed è il presupposto di tutte le relazioni umane.

L'altro non è un dato che viene afferrato quasi mettessimo le mani su di lui. L'altro mi guarda e mi riguarda e si disfa dell'idea che ho in mente di lui.

Incontriamo l’altro nel suo volto e in questa prossimità si gioca la relazione. Il volto è l'indisponibile per eccellenza. Lo sguardo è conoscenza e percezione. La relazione col volto può essere dominata dalla percezione, ma ciò che è specificatamente volto, è ciò che non vi si riduce. Anzitutto c'è la sua esposizione diretta, senza difesa nella quale appare la sua nudità dignitosa.

Il volto è nudo, non mi relaziono a lui conoscendolo.

Il volto si rivela senza che io arrivi a 'svelarlo' con le mie strutture cognitive e precomprensioni che vorrebbero 'neutralizzarlo'.

Il volto dell'Altro ha significato di per sé, si impone al di là del contesto fisico e sociale: il senso del volto non consiste nella relazione con qualcos'altro, esso è senso per sé, mi conduce al di là, mi parla e mi invita ad una relazione che non ha nulla a che vedere con un potere che si esercita. Il volto si sottrae al possesso.

Prima di ogni avventura speculativa, è nell'incontro con l'altro che si fa strada l'idea dell'infinito.

 

 

Emmanuel Lévinas

Totalità e Infinito