Da Roma a Milano, i giovani palestinesi uniscono le lotte
Il Manifesto
16.05.2021
Le
piazze per la Palestina sono cambiate. Hanno dei leader naturali e
nuovi. Sono i giovani palestinesi, le seconde generazioni, in alcuni
casi le terze. La Palestina, molti di loro, non l’hanno mai vista ma la
conoscono come conoscono la diaspora forzata e il significato
dell’occupazione israeliana.
Dal palco
di Roma – oltre 5mila persone radunate in piazza dell’Esquilino dalla
chiamata della comunità palestinese di Roma e del Lazio e da Assopace – i
giovani prendono la parola. Sotto ad ascoltarli c’è un’umanità davvero
varia.
Ci sono italiani di origine, i
partiti di sinistra (da Pap al Partito comunista dei Lavoratori),
Stefano Fassina e Nicola Fratoianni, le Madri di Roma città aperta, la
Fiom, l’Usb, c’è l’Anpi e ci sono migranti di varie parti del mondo. Ci
sono seconde generazioni tunisine, etiopi, marocchine, colombiane,
bengalesi, indiane, da diversi paesi dell’Africa subsahariana.
Ci
sono rider asiatici in bici e con lo zaino sulla schiena. Ci sono donne
velate e non. Sventolano tantissime bandiere palestinesi, spuntano
quelle della Colombia, del Kurdistan, del Libano.
Il corteo romano arriva al Colosseo (Foto: Abdallah Mohammed)
La
piazza è diversa dal solito ed è chiaro quali aspirazioni mette
insieme. Un grido collettivo contro un’ingiustizia che lo Stato di
Israele perpetra da 73 anni negando a un popolo intero il diritto
all’autoderminazione e contro tutte quelle sparse per il mondo,
economiche, sociali, coloniali. Ed è anche il palco per chi è nato e
cresciuto in Italia da genitori migranti e vuole essere ascoltato.
La
loro presenza è la risposta indiretta alle parole incendiarie che
Matteo Salvini ha pronunciato dal palco della comunità ebraica di Roma,
pochi giorni fa: «Le seconde e terze generazioni portano odio».
Dal
microfono lo dice Maia dei Giovani palestinesi d’Italia: «Ora dovete
ascoltarci. Abbiamo il diritto di difenderci, la nostra è una resistenza
giusta». Giovedì dalla grande piazza pro-palestinese di Milano lo
dicevano i suoi amici del network nazionale: «C’erano migliaia di
ragazzi di seconde generazioni, algerini, tunisini, palestinesi,
marocchini che vogliono prendere la parola – ci racconta Laila il giorno
dopo – Da una parte ci sono i giovani e dall’altra una classe politica
stantia che da Letta a Salvini è schierata con Israele».
E
ce lo dicono a Roma i ragazzi del Csoa La Strada e del Gaza FreeStyle:
«Queste piazze per la Palestina danno un segnale sulle seconde e terze
generazioni, quanto accade in Palestina preme su chi nella sua terra non
è mai potuto andare. E accanto ai palestinesi ci sono ragazzi di
origini diverse che sentono quanto accade come un attacco diretto anche
contro di loro. Si sentono chiamati in causa come accaduto durante le
proteste italiane di Black Lives Matter: siamo giovani cresciuti nelle
stesse città e condividiamo le stesse problematiche di povertà e
marginalizzazione: bianchi e non bianchi sono uniti dalle stesse
dinamiche socio-economiche».
«Siamo qui
per i diritti dei palestinesi – ci dice una ragazza macedone – Vogliamo
la loro libertà. Di loro nei media non si parla, come non si parla di
noi». Dal palco lo ribadisce un giovane curdo: «Tutti uniti per la
liberazione dei palestinesi».
Poco prima
lo stesso messaggio lo mandavano Yousef Salman, presidente della
comunità palestinese di Roma e del Lazio («Vogliamo anche noi il nostro
25 aprile contro uno Stato criminale che non rispetta la legalità
internazionale») facendo appello alle persone «libere e oneste» e Luisa
Morgantini di Assopace raccontando «la lotta dei giovani palestinesi da
Akko a Gerusalemme».
In piazza ci sono
anche palestinesi che in Italia hanno costruito la loro vita dopo
l’esilio. Abu Dawud nel 1966 andò in Kuwait, Israele non gli ha mai
permesso di tornare: «Vedo rivolte popolari che non si vedevano da
tempo, fuori dall’Anp e dai partiti, spontanee. Hanno una forza nuova.
Dentro Israele, in Libano e in Giordania, la rabbia è esplosa e la
protesta è vasta, aiutata anche dalle condizioni economiche seguite alla
pandemia».
Mentre dal resto delle
piazze italiane (migliaia di persone a Napoli, Bologna, Torino, Firenze,
Palermo, Salerno) arrivano le immagini dei presidi, a Roma tra
caroselli di auto di passaggio e il grido «Palestina libera» parte un
corteo improvvisato su via Cavour.