L’invasione di topi in Australia non è ancora finita
Internazionale 18/5
La
straordinaria e preoccupante invasione di topi che tormenta da parecchi
mesi diverse aree dell’Australia sta continuando a dare enormi problemi
sia agli agricoltori che ai residenti, in particolare nel Nuovo Galles
del Sud, lo stato orientale dove si trova Sydney. Negli ultimi giorni il
governo australiano ha predisposto consistenti finanziamenti per
provare a risolvere la situazione, che i media del paese hanno definito
«una piaga»: secondo gli esperti però le misure di sostegno sono
arrivate troppo tardi, e oltretutto i piani proposti per fermare la
proliferazione dei topi potrebbero essere non efficaci o addirittura
dannosi per l’ecosistema.
È dall’inizio
dell’estate australiana, a dicembre, che gli abitanti delle aree rurali
del Nuovo Galles del Sud combattono contro i topi. Secondo gli
scienziati, la straordinaria proliferazione dei topi, aumentata
soprattutto nel mese di marzo, sarebbe dovuta a un eccezionale raccolto
di grano favorito dalle piogge intense: i topi, che nella stagione della
riproduzione (dall’estate all’autunno) possono generare anche 500
figli, sarebbero stati attratti dalla gran quantità di grano e si
sarebbero quindi moltiplicati.
Xavier
Martin, un agricoltore che vive vicino a Gunnedah, circa 300 chilometri a
nord di Sydney, ha detto al Financial Times che nella sua azienda i
topi sono dappertutto: li sente andare in giro sul tetto di casa e nelle
intercapedini tra le pareti. In migliaia di case in Australia i topi
mangiano i tubi della lavastoviglie, rosicchiano cavi elettrici, entrano
ed escono dagli armadietti delle cucine.
Molti
si lamentano dell’odore persistente nelle case e nei negozi a causa
della decomposizione dei cadaveri degli animali, mentre le autorità
sanitarie hanno segnalato che diversi pazienti sono stati morsi in più
di un ospedale del Nuovo Galles del Sud.
Aaron
Graham, un pescatore che lavora per lo più nel Macquarie River (un
fiume nell’area di Dubbo, sempre nel Galles del Sud), ha detto al
Guardian che i tipici merluzzi d’acqua dolce (merluzzi di Murray) sono
più grassi che mai, proprio per via della grande abbondanza di topi.
Questi pesci ingoiano le loro prede e una volta che vengono catturati
tendono a rigurgitare il contenuto dei loro stomaci: Graham ha detto di
aver trovato resti di topi in quasi tutti i merluzzi di acqua dolce che
ha pescato.
L’associazione degli
agricoltori del Nuovo Galles del Sud, di cui Martin è vicepresidente, ha
stimato che tra le spese per comprare trappole e rodenticidi e i
mancati guadagni a causa dei danni ai raccolti potranno esserci perdite
fino a 1 miliardo di dollari australiani (circa 635 milioni di euro).
A
fine maggio il ministro dell’Agricoltura australiano, Adam Marshall, ha
presentato un piano da 50 milioni di dollari australiani (circa 31,5
milioni di euro) per fornire esche e rodenticidi agli agricoltori.
Giovedì invece il ministero ha annunciato ulteriori investimenti per un
totale di 1,8 miliardi di dollari (1,15 miliardi di euro) per sviluppare
particolari tecnologie di ingegneria genetica che sarebbero in grado di
sterilizzare i topi e quindi di ridurre la loro popolazione nell’arco
del tempo.
Il problema è che la
soluzione immediata proposta dalle autorità degli stati per uccidere gli
animali è l’uso del bromadiolone, un potente rodenticida il cui
utilizzo al momento è vietato perché è molto più dannoso per l’ambiente
rispetto al composto chimico che viene usato più comunemente per
avvelenare i topi, il fosfuro di zinco.
Martin
ha spiegato al Guardian che qualsiasi traccia di fosfuro di zinco
presente nelle carcasse dei topi scompare nel giro di 24 ore, mentre le
tracce di bromadiolone, sostanza che riduce la coagulazione del sangue e
causa una lenta morte per emorragia interna, rimarrebbero in
circolazione anche per 100 o 200 giorni. Questo sarebbe un problema
enorme anche per gli altri animali dell’ecosistema australiano, perché
cani, maiali, pollame o pesci che dovessero catturare i topi uccisi da
questo rodenticida potrebbero rimanere a loro volta avvelenati e morire.
Le carcasse degli animali morti con l’impiego del bromadiolone
potrebbero inoltre contaminare le acque e i terreni, creando ulteriori
problemi alla pesca e ai raccolti.
Tutto
questo, naturalmente, comporta anche una minaccia per la salute
pubblica. Steve Henry, esperto di topi nell’istituto di ricerca
scientifica di Canberra CSIRO, ha spiegato che i topi potrebbero
trasmettere agli umani gravi malattie attraverso l’urina.
Tra queste ci
sono per esempio la leptospirosi, nota anche come febbre da campo, o la
coriomeningite linfocitaria, che causa una sindrome influenzale con
sintomi simili a quelli della meningite.