martedì 7 giugno 2022

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 IL SULTANO ATLANTICO

«Erdogan vuole la mia estradizione e la Svezia tace»

Chiara Cruciati

Amineh Kakabaveh ha una storia che parla da sé: nata nel 1970 nel Rojhilat, Kurdistan iraniano, ha aderito al movimento guerrigliero marxista-leninista Komala che era ancora un’adolescente. A 19 anni ha cercato rifugio in Svezia: si è laureata mantenendosi come collaboratrice domestica. Fino all’ingresso in parlamento con il Left Party.

Il suo è uno dei nomi che dieci giorni fa l’ambasciatore turco a Stoccolma, Hakki Emre Yunt, ha indicato come prede degli appetiti di Ankara: deportazioni in cambio del sì all’adesione di Svezia e Finlandia alla Nato, un cambio di paradigma rispetto a una neutralità storica sulla spinta della guerra in Ucraina, che Erdogan ha saputo subito intercettare.

Yunt ha poi ha ritrattato, ma tant’è: al cuore della narrazione turca sta l’idea che quelli scandinavi siano Stati-santuario del Pkk, il movimento di liberazione curdo di cui – in ogni caso – Kakabaveh non è mai stata parte. L’abbiamo raggiunta al telefono.

Ankara ha ipotizzato la sua estradizione, seppur non sia cittadina turca. Qual è stata la reazione della Svezia?

È scandaloso che il governo turco e il suo ambasciatore chiedano la mia deportazione in un paese di cui tra l’altro non sono cittadina. Si sono permessi di attaccare la parlamentare di un paese democratico europeo e chiederne l’estradizione. È terribile che abbiano il potere di farlo e di non subire alcuna conseguenza: Stoccolma non ha detto quasi nulla, non vuole perdere la possibilità di entrare nella Nato. Alcuni partiti svedesi hanno condannato la richiesta della Turchia, ma non il governo.

Una richiesta illegale che potrebbe avere conseguenze nell’ambito del negoziato tra Stoccolma e Ankara?


È del tutto illegale, è impossibile che la Svezia lo permetta. Detto questo, quel negoziato porta con sé pericoli ben più probabili, a partire dallo stop all’embargo militare contro la Turchia. È inaccettabile che si negozi con regimi fascisti come quello turco, è una dittatura. Nella Nato ci sono paesi autoritari, ma il livello di democrazia in Turchia è pressoché nullo.

Il Manifesto, 3 giugno