Martedì 18 luglio, trovandomi in ferie per alcuni giorni, ho partecipato ad una serata sul tema “Che cos’è la preghiera?” , introdotta dal parroco nei locali della parrocchia di San Nicola di Pietra Ligure.
Lodevole l’iniziativa: almeno 40 i partecipanti. Il relatore non ha certo brillato per la profondità biblica, ma ha lanciato una convinta esortazione a guardare a Gesù come modello di preghiera. Si sa: sono riunioni fatte più per ascoltare che per dialogare.
Non ho però voluto a rinunciare ad un breve intervento sottolineando come nel contesto mondiale sia oggi necessario fare i conti con l’assurdo, l’indifferenza, con le “domande di Giobbe”. Ho voluto sollecitare il relatore, nel contesto ecclesiale di oggi, sul fatto che la chiesa istituzionale non sia così accogliente verso gay e lesbiche, separati e divorziati/e e scarsamente impegnata nel valorizzare le esperienze della altre tradizioni religiose.
Il parroco, con quella banalizzazione che è tipica di molti ambienti cattolici, ha messo nella preghiera l’antidoto alla guerra... Quanto agli omosessuali e lesbiche... “bisogna pregare per queste persone alle quali la natura non ha dato una buona regolarità”.
Siamo alle solite: evanescenza spiritualistica e cultura del pregiudizio. E’ triste toccare con mano che la fede rimane fuori dai luoghi reali della storia e che gli occhiali catechistici prevalgono sulla Bibbia.
Tra un parroco pieno di “normalità” e tante persone “alle quali la natura non ha dato una buona regolarità”... io mi colloco con questi “anormali”... La comunità cristiana... è così “normale”... da essere estremamente monotona, infantile.
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