martedì 12 settembre 2006

L'estate che chiude i battenti...

L'estate che sta terminando porta alla ribalta leggerezze e pesantezze...

Il papa che esibisce un nuovo cappello estivo, sempe più vestito da
damerino, riforma la curia e nomina vescovi tradizionalisti con rapidità e piglio decisonale davvero sorprendenti. I giornali, in assenza di fatti eccclesiali costruttivi, spesso ci riportano notizie di preti affaristi o pedofili.

Le chiese locali, ormai in tutta Italia, si
riempiono di preti stranieri dall'impronta opusdeista e, nell'imminenza del convegno della chiesa cattolica a Verona, si prolunga un silenzio da "comunità senza pensiero".

Ma chi ha voluto andare oltre le notti brave del cavaliere in Sardegna e
ha guardato al tessuto della vita quotidiana, ricorderà questa estate 2006 come la stagione degli strupri alle donne, delle violenze agli omosessuali e dei tanti cadaveri sepolti nel Mediterraneo nel disperato
tentativo di cercare una sponda accogliente.

Mentre anche Israele sembra finalmente attestarsi su posizioni più
aperte al dialogo, l'ONU è tornata in campo e tenta di riprendere un ruolo più autonomo dalle grandi potenze. Nel Libano, tra tentativi e incertezze, riprendono la speranza e la ricostruzione.

Lo spazio politico è in fermento. Se possiamo dare per probabile il
tramonto definitivo di Berlusconi, la leadership di Casini sarebbe, a mio avviso, una disgrazia peggiore. Se il decreto Bersani e altre decisoni governative alimentano una maggiore equità sociale, la partita della sanità e delle pensioni si presenta ancora tutta aperta.

Cina, India, Vietnam e Corea del Sud proseguono una politica di
espansione produttiva e commerciale che colloca l'Asia in una posizione di grande mobilità mercantile e di crescenti tensioni sociali interne.

La Russia di Putin vive un periodo in cui, sui pedali del gas e del
petrolio, ha ripreso una corsa da grande potenza, anche perché a Kiev l'influenza del Cremlino è ritornata a farsi sentire e in Cecenia la guerriglia è stata indebolita.

Putin, in una fase in cui gli USA sono in
difficoltà non solo con i cosiddetti "stati canaglia", mentre vengono alla luce i comportamenti deliquenziali contro i prigionieri di guerra e lo stesso Blair ha i giorni contati, ha attivato una presenza diplomatica che ruba terreno agli USA e ai suoi più supini alleati.

Se allarghiamo lo sguardo all'Africa, a Cuba, al Venezuale e al Brasile
(ove sono immminenti le elezioni presidenziali) esistono contrasti, incertezze ma anche speranze che rendono sempre più urgente creare una autorità mondiale capace di uscire dalla politica degli interessi capitalistici delle grandi potenze. Una simile politica dovrà mettere al bando la guerra e mettere al centro la ridistribuzione delle risorse.

In questa direzione c'è posto per l'impegno dei gruppi, dei movimenti,
delle singole persone e delle chiese. Non dovrebbe esserci posto per chi vuole solo stare a vedere chiuso nel suo guscio.

Mentre la chiesa
valdese da poche settimane ha concluso un sinodo di grande apertura ai problemi concreti della società e delle persone, la chiesa cattolica a livello ufficiale continua a erogare benedizioni e a far piovere banali consigli e retoriche esortazioni: un modo elegante per collocarsi fuori dalla mischia.

Ognuno/a di noi è chiamato a fare la sua piccola parte.

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