La concessione dell’ampliamento della base americana di Vicenza e la riconferma della permanenza dei nostri soldati in Afganistan sono bocconi amari da digerire.
Anzi, direi proprio che un buon governo come quello di Prodi - che fa molto meglio di quanto non pensassi sei mesi fa - poteva evitare di cadere in qualche errore.
Una ottima politica estera, come quella inaugurata da D’Alema, poteva farsi portatrice di un più radicale ripensamento da proporre nelle competenti sedi internazionali. E lo dovrà fare.
E’stato un errore non esigere dalla giunta di Vicenza l’indizione del referendum e non aver avuto il coraggio di aprire una discussione nel parlamento e nel paese sulle nostre “missioni militari” nel mondo.
Ma a tutto questo si può, almeno in parte, porre rimedio con l’aggiunta di precise clausole rispetto al tempo e ai modi.
Sarebbe, invece, un suicidio politico per questo governo e una vera sepoltura della sinistra se alcuni parlamentari, con la consueta devastante coerenza ideologica, traducessero la loro rigorosa e democratica critica in voto contrario al governo.
In particolare la manifestazione di sabato 17 a Vicenza può rappresentare un significativo stimolo per un “correttivo” delle scelte presenti e una forte richiesta di maggior coraggio per le scelte future, ma sarebbe tragico se diventasse una rimessa in questione dell’attuale governo e una riconsegna del paese al centrodestra.
Purtroppo la nostra storia, anche recente, non è esente da queste derive di purismo ideologico: quanti puntano esplicitamente alla crisi di governo, nei fatti favoriscono, come scrive Eugenio Scalfari, ad “una terza reincarnazione di Berlusconi” o, peggio, il trionfo di Casini.
Le anime belle dell’estremismo, che confondono radicalità con radicalismo, la politica con la profezia, in genere sono meno attente a verificare se i loro progetti hanno i numeri per essere concretamente approvati in un parlamento.
Forse si tratta di mantenere unite sia la tensione profetica sia la dura consapevolezza di ciò che è possibile tradurre nella realtà qui e oggi.
La mediazione non è per nulla parente del compromesso. Indebolire questo governo significa preparare la strada al regime.
Anzi, direi proprio che un buon governo come quello di Prodi - che fa molto meglio di quanto non pensassi sei mesi fa - poteva evitare di cadere in qualche errore.
Una ottima politica estera, come quella inaugurata da D’Alema, poteva farsi portatrice di un più radicale ripensamento da proporre nelle competenti sedi internazionali. E lo dovrà fare.
E’stato un errore non esigere dalla giunta di Vicenza l’indizione del referendum e non aver avuto il coraggio di aprire una discussione nel parlamento e nel paese sulle nostre “missioni militari” nel mondo.
Ma a tutto questo si può, almeno in parte, porre rimedio con l’aggiunta di precise clausole rispetto al tempo e ai modi.
Sarebbe, invece, un suicidio politico per questo governo e una vera sepoltura della sinistra se alcuni parlamentari, con la consueta devastante coerenza ideologica, traducessero la loro rigorosa e democratica critica in voto contrario al governo.
In particolare la manifestazione di sabato 17 a Vicenza può rappresentare un significativo stimolo per un “correttivo” delle scelte presenti e una forte richiesta di maggior coraggio per le scelte future, ma sarebbe tragico se diventasse una rimessa in questione dell’attuale governo e una riconsegna del paese al centrodestra.
Purtroppo la nostra storia, anche recente, non è esente da queste derive di purismo ideologico: quanti puntano esplicitamente alla crisi di governo, nei fatti favoriscono, come scrive Eugenio Scalfari, ad “una terza reincarnazione di Berlusconi” o, peggio, il trionfo di Casini.
Le anime belle dell’estremismo, che confondono radicalità con radicalismo, la politica con la profezia, in genere sono meno attente a verificare se i loro progetti hanno i numeri per essere concretamente approvati in un parlamento.
Forse si tratta di mantenere unite sia la tensione profetica sia la dura consapevolezza di ciò che è possibile tradurre nella realtà qui e oggi.
La mediazione non è per nulla parente del compromesso. Indebolire questo governo significa preparare la strada al regime.
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