giovedì 5 aprile 2007

DIALOGARE, NON IMBRATTARE I MURI

Le scritte di minaccia a monsignor Bagnasco sono indegne di persone civile che sanno esprimere pensieri e non volgarità.

Servono solo a “creare i martiri”, di cui proprio non abbiamo bisogno, a compattare i cattolici papalini e le forze politiche reazionarie.

Voglio invece riportare qui di seguito la lettera di don Aldo Antonelli, parroco di Antrosano, una delle voci più profetiche che proviene dall’interno dell’istituzione cattolica.

Il suo messaggio riconduce al centro della problematica cristiana ed ecclesiale di oggi:

Ciò che sta avvenendo è grave, e non so quanta avvertenza ci sia da parte del mondo cattolico. Mi riferisco alla nota della Cei. La situazione è talmente grave che non possiamo non gridare anche noi. Se non parliamo noi, figli del Concilio, grideranno le pietre. Siamo alla talebanizzazione della chiesa. Una chiesa che si autoidentifica con il “clero”, peggio ancora con la “gerarchia”, che non ha occhi per vedere se non se stessa. L’ammonimento che ‘tutti i cristiani devono ascoltare la chiesa’ sovverte il concetto stesso di chiesa e mortifica il ruolo dei laici in essa. Non più, quindi, la chiesa come popolo di Dio che i pastori sono tenuti ad ascoltare e servire, ma un popolo di minorenni incapaci che devono solo ascoltare ed eseguire. Così, in questa involuzione a precipizio, la gerarchia viene dispensata dall’ascolto e al popolo viene tolta la parola. A questo desolante scenario corrisponde, in campo politico e sociale, un atteggiamento omertoso e interessato di personaggi usi all’adulazione” (Repubblica, 1 aprile 2007).

Se, come dice don Aldo, siamo alla “talebanizzazione della chiesa”, allora questa Pasqua ci potrà risvegliare alla nostra responsabilità di “pietre vive”.

Risorgiamo alla libertà dei figli e delle figlie di Dio.

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