sabato 7 aprile 2007

Lettera a Gesù nella notte di Pasqua

di Gianni Geraci (presidente Gruppo del Guado - Cristiani Omosessuali Milano)


Caro Gesù,

anche quest'anno la liturgia della Settimana Santa mi ha offerto la
possibilità di rileggere la tua passione così come è narrata nel Vangelo di Matteo. E anche quest'anno sono rimasto sorpreso nel trovare in quel testo significati nuovi, capaci di sostenere in me la Speranza dopo le prove a cui l'hanno sottoposta le tante cattiverie sentite, in questi ultimi mesi, da alcuni uomini che guidano la tua Chiesa.

La sensazione che avevo, fino a qualche settimana fa, era che non ci
fosse più posto per noi omosessuali nella tua Chiesa: da un lato il papa e i suoi più stretti collaboratori dicono che è da escludere in maniera categorica qualunque riconoscimento della nostra capacità di amare e di essere amati, dall'altro sentiamo paragonare il nostro desiderio di uscire dall'ipocrisia a crimini come la pedofilia e l'incesto.

Scusa se dopo aver mandato giù così tanti bocconi mi sfogo,
ma ti confesso che in alcuni moment non ce l'ho fatta proprio più e mi sono chiesto se non sia davvero il caso di abbandonare la Fede. Il fatto è che ormai la Chiesa, per noi omosessuali, non é più uno strumento che ci aiuta ad incontrarti, ma è diventata un ostacolo che ci impedisce di trovare nella tua Parola un segno di Speranza.

E quando parlo di Chiesa non intendo soltanto quei vescovi, primo fra
tutti il papa, che continuano a parlare di omosessualità senza cognizione di causa. Quando parlo di Chiesa intendo anche i tanti uomini e le tante donne che, pur conoscendo in qualche modo il nostro sincero desiderio di vivere la nostra omosessualità in una prospettiva autenticamente evangelica, non hanno trovato il coraggio di dire che certe espressioni e certe sortite spingono le persone verso la disperazione e le allontanano dalla Fede.

Poi è arrivato il testo di Matteo e, ancora una volta, ho fatto
l'esperienza di sentire, nella Parola che veniva proclamata, la descrizione della mia esperienza. In quella gran pietra che viene posta sul tuo sepolcro, ho riconosciuto le tante parole che spingono noi omosessuali verso la disperazione. Nelle donne che davanti al sepolcro ti hanno visto sparire ai loro occhi, ho visto i tanti omosessuali che vengono allontanati da Te tutte le volte che la Chiesa li condanna senza indicare loro un cammino praticabile per seguirti senza ipocrisie.

In questi giorni, noi omosessuali credenti, siamo un po' come i
discepoli di Emmaus e facciamo fatica a trovare in quello che ascoltiamo un elemento di Speranza. Hai presente come li descrive Luca? Quando fa dire loro: "Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele". Ecco! Anche noi omosessuali credenti speravamo di trovare nelle parole dei capi di questa tua Chiesa un messaggio di autenticità e di liberazione, ma poi abbiamo incontrato solamente una serie di espressioni infelici, che possono nascere solamente da una percezione distorta della nostra esperienza.

In questi giorni abbiamo spesso l'impressione che non ci sia niente da
fare e che la Chiesa continuerà a considerarci dei malati da curare, delle persone che non possono vivere serenamente il loro diverso orientamento sessuale senza danneggiare la società, delle persone di serie B, incapaci di vivere un amore fedele, un amore responsabile, un amore fecondo (e come sai non c'é solo la focondità fisica di chi procrea, ma c'è anche la fecondità di chi, da solo o insieme a un compagno, si mette al servizio di quanti lo interpellano con i loro bisogni). In questi giorni abbiamo proprio fatto tanta fatica a vederti al di là della pesante pietra che la Chiesa ha deciso di mettere tra Te e noi.

Poi è arrivata la Potenza divina e quella pietra è rotolata via.
Tu sei risorto e ci hai fatto dire da alcune donne (gente che non potrà mai diventare Papa o Vescovo, visto che certe cose sono
riservate ai maschi) che tu sei tornato per incontrarci. Poi tu sei venuto a cercarci e ci hai accompagnato sulla strada di Emmaus. Poi, finalmente, tu hai spezzato il pane con noi e ci hai fatto capire che, se davvero ci crediamo, nulla (nemmeno il Papa) ci potrà separare dal tuo Amore.

Ed è per renderti testimonianza che ho deciso di scrivere questa lunga
lettera. Per dire a tutti gli omosessuali che si sentono respinti dalla Chiesa che, oltre alle parole del Papa e dei Vescovi e magari contro di esse, ci sei Tu che ci dici che Dio ci chiama alla santita e ci ricorda ancora che "mediante il sostegno, talvolta, di un'amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale" possiamo e dobbiamo, "gradatamente e risolutamente" avvicinarci alla perfezione cristiana.

Buona Pasqua a tutti.

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