sabato 8 settembre 2007

USCIAMO DA VINCITORI

Dunque… persino Bush, un presidente cinico e assassino, sembra più costretto che convinto che l’Iraq è terra indomabile.

Inventate le motivazioni per l’occupazione militare, proseguito con ostinazione questo sterminio, di fronte ad un movimento crescente che dice no alla folle guerra, progressivamente abbandonato dagli alleati e dai suoi più diretti collaboratori, Bush pensa allo spettacolo di un “rientro vittorioso”.

“L’America, democratica o repubblicana che sia, detesta la parola sconfitta e pretende comunque e sempre una vittoria. Potrebbe rassegnarsi ad accettare anche questa nuova finzione, quando Bush annuncerà che in Iraq “abbiamo vinto” (Vittorio Zucconi, Repubblica, 4 settembre).

Tutto lascia prevedere che entro duecento giorni le truppe USA, composte sempre di più da mercenari e tossicodipendenti, cominceranno il “glorioso rientro”.

E dopo? Mezzi saranno fuori di testa, i feriti ed i mutilati gravi verranno progressivamente cancellati dallo sguardo e l’Iraq rimarrà in preda ad una guerra civile di bassa intensità e di alta aggressività reciproca su un territorio diviso.

Una guerra persa, un paese distrutto, un governo settario e inesistente: ecco il quadro. Se spostiamo lo sguardo all’Afghanistan, lo spettacolo cambia di poco.

Quando impareremo che i popoli si governano meglio da soli che non con le nostre armi?

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