lunedì 8 ottobre 2007

INSIEME DOPO SIBIU

Ospito di seguito il documento finale di Sibiu e un mio breve commento
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INSIEME DOPO
SIBIU
news – n. 2, 28/09/07
notizie e commenti sulla terza Assemblea Ecumenica Europea
a cura dell’iniziativa indipendente “Insieme dopo Sibiu” (CIPAX – Roma)


L’iter travagliato del messaggio finale di AEE3

Dopo un iter travagliato, il testo ufficiale del Messaggio finale della III Assemblea ecumenica europea è finalmente apparso, in italiano, il 27 settembre (il 26 in lingua inglese). Ed esso non contiene più l’inciso – [difesa della vita] dalla concezione alla morte naturale, o frase simile – che aveva sollevate forti contrasti all’interno stesso della dirigenza dell’AEE3 e poi tra KEK (Consiglio delle Chiese europee) e CCEE (Consiglio delle Conferenze episcopali europee), gli sponsors che avevano organizzato l’Assemblea svoltasi a Sibiu dal 4 al 9 settembre.

L’inciso contestato era stato aggiunto verbalmente (come abbiamo già spiegato in Insieme dopo Sibiu News n. 1 del 21 settembre) alla lettura, in plenaria, l’8 settembre, della terza e definitiva bozza del Messaggio, redatta da un comitato di redazione (composto da dieci persone; il co-moderatore, per conto del CCEE, era mons. Marco Gnavi, direttore dell’ufficio per l’ecumenismo e il dialogo del Vicariato di Roma, e membro della Comunità di Sant’Egidio). Ne era nato un dissidio tra KEK, contraria all’inciso, e CCEE, favorevole; perciò il testo ufficiale non appariva né l’indomani (chiusura dell’evento di Sibiu) né giorni dopo. Il sito dell’AEE3 avvertiva: «Per ragioni tecniche, il messaggio finale dell’Assemblea sarà pronto tra pochi giorni». Ma il tempo passava invano.Finalmente, il 20 settembre la KEK procedeva, unilateralmente, a mettere in rete, nel suo sito in lingua inglese, il Messaggio finale, qualificato come testo provvisorio. In questo, l’inciso contestato era tagliato senza spiegazioni. Poi, il 25 settembre il sito ufficiale dell’AEE3 riportava anche in italiano il definitivo: in questo, la frase contestata era modificata così: e che la sua [dell’uomo] vita deve essere accolta dal sorgere fino al suo naturale tramonto. E, ancora, nelle varie lingue l’aggettivo ingiustificabile [detenzione] sostituiva l’aggettivo illegale che era nella terza bozza, dove si parlava delle leggi restrittive sulla detenzione dei migranti. Ma il 26 settembre… altra variazione: nel testo inglese l’inciso veniva di nuovo cancellato, con una nota di spiegazione. Idem, l’indomani, nel testo italiano. Questo anomalo iter obbliga, naturalmente a varie riflessioni. Potremo farlo nel futuro, ascoltando variegate voci. Ma, intanto, ci pare importante che tutte e tutti leggiamo il Messaggio finale, cercando di conoscerlo, e poi di attuarlo affinché l’ecumenismo fiorisca. Qui pubblichiamo il testo italiano come riportato sul sito dell’AEE3 il 27 settembre. Abbiamo solo aggiunto, qua e là, tra parentesi quadre, alcune date; e messo in evidenza con un * richiamandola in nota la modifica dell’inciso contestato; e con due ** l’aggettivo cambiato.

Buona lettura; e buon cammino ecumenico!


Testo ufficiale in italiano del messaggio finale di AEE3

La luce di Cristo illumina tutti!

Noi, pellegrini cristiani di tutta l’Europa e d’altre regioni del mondo, diamo testimonianza del potere trasformante di questa luce, che è più forte delle tenebre, e la proclamiamo come speranza che avvolge completamente le nostre Chiese, tutta l’Europa e il mondo intero.

Nel nome del Dio Trinitario, Padre, Figlio e Spirito Santo, ci siamo riuniti nella città di Sibiu, Romania (4-9 settembre 2007). Questa III Assemblea ecumenica europea è stata segnata in modo speciale dalla ricchezza della spiritualità e della tradizione ortodossa. Ribadiamo e rinnoviamo i seri impegni che ci siamo già assunti a Basilea [AEE1, 1989] e a Graz [AEE2, 1997] e siamo spiacenti che, finora, non siamo riusciti a tenere fede ad alcuni di essi. Tuttavia, la nostra fiducia nella forza trasformante della luce di Cristo è più forte dell’oscurità della rassegnazione, del fatalismo, della paura e dell’indifferenza.

La nostra III Assemblea ecumenica europea è cominciata nel 2006 a Roma ed è continuata nel 2007 a Wittenberg. Durante questo pellegrinaggio ecumenico sono stati organizzati numerosi incontri regionali, oltre a quello delle Chiese ortodosse a Rodi [Grecia, 25-28 giugno 2007]. Accogliamo con gioia l’impegno dei giovani e il contributo che hanno offerto all’Assemblea. Accompagnata e motivata dalla Charta Oecumenica, la nostra Assemblea ha approfondito il lavoro iniziato nelle assemblee precedenti e ha rappresentato un’occasione per uno scambio di doni e di arricchimento reciproco.

Non siamo soli in questo pellegrinaggio. Cristo è con noi e, nella schiera dei testimoni (Eb 12, 1), ci accompagnano in particolare i martiri contemporanei: la testimonianza della loro vita e della loro morte ci ispira a livello individuale e come corpo. In comunione con loro, ci impegniamo a fare in modo che la luce del Cristo trasfigurato splenda per mezzo delle nostre testimonianze, profondamente radicate nella preghiera e nell’amore. Questa è la nostra umile risposta al sacrificio delle loro vite.

La luce di Cristo nella Chiesa

La luce di Cristo ci porta a vivere per gli altri e in comunione fra di noi. La nostra testimonianza a favore della speranza e dell’unità per l’Europa e per il mondo sarà credibile soltanto se proseguiamo il nostro cammino verso l’unità visibile. Unità non significa uniformità. C’è un enorme valore nel tornare a sperimentare quella koinonia e nello scambiare quei doni spirituali che hanno dato forza al movimento ecumenico sin dall’inizio.

A Sibiu abbiamo sentito di nuovo la dolorosa ferita della divisione fra le nostre Chiese. Questo riguarda anche la comprensione della Chiesa e della sua unità. I diversi sviluppi storici e culturali nel Cristianesimo orientale e occidentale hanno contribuito a queste differenze, e la loro comprensione esige la nostra urgente attenzione e un dialogo permanente.

Siamo convinti che la grande famiglia cristiana debba affrontare le questioni dottrinali e debba anche cercare un ampio consenso riguardo ai valori morali derivati dal Vangelo e uno stile di vita credibile che testimoni nella gioia la luce di Cristo nel nostro esigente mondo laico moderno, nella sfera privata così come in quella pubblica.

La nostra spiritualità cristiana costituisce un tesoro prezioso: una volta aperto, rivela la varietà delle sue ricchezze e apre i nostri cuori alla bellezza del volto di Gesù e all’efficacia della preghiera. Soltanto se siamo più vicini al nostro Signore Gesù Cristo ci possiamo avvicinare di più fra di noi e sperimentare la vera koinonia. Non possiamo non condividere queste ricchezze con tutti gli uomini e le donne che cercano la luce in questo continente. Gli uomini e le donne spirituali cominciano con la propria conversione e questo porta alla trasformazione del mondo. La nostra testimonianza nei confronti della luce di Cristo corrisponde a un impegno fedele ad ascoltare, vivere e condividere le nostre storie di vita e di speranza che ci hanno modellati come discepoli di Cristo.

Prima raccomandazione: Raccomandiamo di rinnovare la nostra missione come singoli credenti e come Chiese per proclamare Cristo come la Luce e il Salvatore del mondo.

Seconda raccomandazione: Raccomandiamo di proseguire il dibattito sul riconoscimento reciproco del battesimo, tenendo conto degli importanti risultati su questo argomento in diversi paesi ed essendo consapevoli che la questione è profondamente connessa con una comprensione dell’Eucaristia, del ministero e dell’ecclesiologia in generale.

Terza raccomandazione: Raccomandiamo di trovare il modo per sperimentare attività che ci uniscano: la preghiera l’uno per l’altro e per l’unità, pellegrinaggi ecumenici, formazione teologica e studio in comune, iniziative sociali e diaconali, progetti culturali, sostegno della vita della società basata sui valori cristiani.

Quarta raccomandazione: raccomandiamo la piena partecipazione dell’intero popolo di Dio alla vita della Chiesa e, in questa Assemblea in particolare, prestiamo attenzione all’appello dei giovani, degli anziani, delle minoranze etniche, dei portatori di handicap.

La luce di Cristo per l'Europa

Riteniamo che ogni essere umano sia stato creato a immagine e somiglianza di Dio (Gn 1, 27) e meriti lo stesso grado di rispetto e amore nonostante le differenze di credenza, cultura, età, sesso, origine etnica (1)*

Nella consapevolezza che le nostre radici comuni sono molto più profonde delle nostre divisioni, mentre cerchiamo il rinnovamento e l’unità e la comprensione del ruolo delle Chiese nella società europea di oggi, rivolgiamo la nostra attenzione sull’incontro con le persone di altre religioni. Consapevoli, in particolare, del rapporto unico che abbiamo con il popolo ebraico in quanto popolo dell’Alleanza, rifiutiamo tutte le forme contemporanee di antisemitismo e, insieme a loro, vogliamo promuovere l’Europa come un continente libero da ogni forma di violenza. Nella nostra storia europea, ci sono stati periodi di aspri conflitti ma ci sono anche stati periodi di coesistenza pacifica tra le persone di tutte le religioni. Oggi non c’è alternativa al dialogo: non un compromesso, ma un dialogo della vita in cui possiamo dire la verità nell’amore. Abbiamo tutti bisogno di imparare di più su tutte le religioni, e le raccomandazioni della Charta Oecumenica andrebbero ulteriormente sviluppate. Rivolgiamo un appello ai nostri fratelli cristiani e a tutti coloro che credono in Dio affinché rispettino il diritto delle altre persone alla libertà religiosa, ed esprimiamo la nostra solidarietà nei confronti delle comunità cristiane che vivono nel Medio Oriente, in Iraq o in altre parti del mondo come minoranze religiose e sentono che la loro stessa esistenza è minacciata.

Incontrando Cristo nei nostri fratelli e nelle nostre sorelle nel bisogno (Mt 25, 44-45), illuminati insieme dalla Luce di Cristo, noi cristiani, in conformità con i comandamenti della Bibbia per l’unità dell’umanità (Gn 1, 26-27), ci impegniamo: a pentirci del peccato dell’esclusione, ad approfondire la nostra comprensione dell’«alterità», a difendere la dignità e i diritti di ogni essere umano, ad assicurare la tutela di coloro che più ne hanno bisogno, a condividere la luce di Cristo che altri portano all’Europa. Rivolgiamo un appello agli Stati europei affinché pongano fine all’ingiustificabile** detenzione amministrativa dei migranti, compiano ogni sforzo per assicurare l’immigrazione regolare, l’integrazione dei migranti, dei rifugiati e di coloro che chiedono asilo, sostengano il valore dell’unità della famiglia e combattano il traffico di esseri umani e il loro sfruttamento. Rivolgiamo un appello alle Chiese affinché intensifichino la loro cura pastorale degli immigrati vulnerabili.

Quinta raccomandazione: Raccomandiamo che le nostre Chiese riconoscano che gli immigranti cristiani non sono semplici destinatari di cura religiosa ma che possono essere protagonisti attivi nella vita della Chiesa e della società; che offrano una migliore cura pastorale per i migranti, i richiedenti asilo e i rifugiati; che promuovano i diritti delle minoranze etniche in Europa, in particolare del popolo Rom.

Molti di noi sono grati per aver potuto sperimentare profondi cambiamenti in Europa negli ultimi decenni. L’Europa è più dell’Unione Europea. Come cristiani, condividiamo la responsabilità di plasmare l’Europa come un continente di pace, solidarietà, partecipazione e sostenibilità. Apprezziamo l’impegno delle istituzioni europee: l’UE, il Consiglio d’Europa e l’OSCE per un dialogo aperto, trasparente e regolare con le Chiese dell’Europa. I più alti rappresentanti ci hanno onorati con la loro presenza e hanno in tal modo espresso un forte interesse nel nostro lavoro. Dobbiamo affrontare la sfida di immettere energie spirituali in questo dialogo. L’Europa è nata come un progetto politico per garantire la pace e adesso deve trasformarsi in un’Europa dei popoli, piuttosto che solo uno spazio economico.

Sesta raccomandazione: Raccomandiamo di sviluppare la Charta Oecumenica come guida capace di stimolare il nostro cammino ecumenico in Europa.

La luce di Cristo per il mondo intero

La Parola di Dio rende inquieti noi e la nostra cultura europea: coloro che vivono non dovrebbero più vivere per se stessi ma per Colui che è morto per loro ed è stato risuscitato! Come cristiani dobbiamo essere liberi dalla paura e dall’insaziabile avarizia che ci spinge a vivere per noi stessi, impotenti, prevenuti e chiusi. La Parola di Dio ci invita a non sperperare il prezioso patrimonio di coloro che negli ultimi 60 anni hanno lavorato per la pace e l’unità in Europa. La pace è un dono straordinario e prezioso. Paesi interi aspirano alla pace. Interi popoli attendono di essere liberati dalla violenza e dal terrore. Ci impegniamo con urgenza a rinnovare i nostri sforzi per questi obiettivi. Rifiutiamo la guerra come strumento per la risoluzione dei conflitti; per la loro soluzione promuoviamo i mezzi non violenti, ed esprimiamo la nostra viva preoccupazione per il riarmo militare. La violenza e il terrorismo nel nome della religione sono una negazione della religione!

La luce di Cristo splende sul termine “giustizia”, collegandola con la misericordia divina. Così illuminata, sfugge a qualunque pretesa ambigua. In tutto il mondo – anche in Europa – l’attuale processo della radicale globalizzazione del mercato sta approfondendo la divisione della società umana tra vincitori e perdenti, sminuisce il valore di innumerevoli persone, ha implicazioni catastrofiche in termini ambientali e, in modo specifico per quanto concerne i cambiamenti climatici, non risulta compatibile con un futuro sostenibile del nostro pianeta.

Settima raccomandazione: Esortiamo tutti i cristiani europei a sostenere con forza gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite come provvedimento pratico urgente per alleviare la povertà.

Ottava raccomandazione: Raccomandiamo che, da parte del CCEE e della KEK, insieme alle Chiese dell’Europa e alle Chiese degli altri continenti, venga avviato un progetto consultivo che affronti le problematiche della responsabilità europea nei confronti della giustizia ecologica, davanti alla minaccia dei cambiamenti climatici; la responsabilità europea nei confronti di una giusta impostazione della globalizzazione, così come nei confronti del popolo Rom e delle altre minoranze etniche europee.

Oggi più che mai, riconosciamo che l’Africa, un continente strettamente intrecciato con la nostra storia e con il nostro futuro, sperimenta livelli di povertà nei confronti dei quali non possiamo rimanere indifferenti e inattivi. Le ferite dell’Africa hanno commosso il cuore della nostra Assemblea.

Nona raccomandazione: Raccomandiamo di sostenere le iniziative per la cancellazione del debito e la promozione del commercio equo e solidale.

Attraverso un dialogo sincero e obiettivo, contribuiamo e promuoviamo la creazione di un’Europa rinnovata in cui i principi immutabili e i valori morali cristiani, ricavati direttamente dal Vangelo, assurgono a testimonianza e ci spingono a un impegno attivo nella società europea. Il nostro compito consiste nel promuovere questi principi e valori, non soltanto nella vita privata ma anche nella sfera pubblica. Vogliamo cooperare con le persone delle altre religioni che condividono la nostra preoccupazione per creare un’Europa dei valori, che prosperi anche politicamente ed economicamente.

Preoccupati per la creazione di Dio, preghiamo per una maggiore sensibilità e rispetto per la sua meravigliosa diversità. Lavoriamo per contrastare il suo vergognoso sfruttamento, a causa del quale tutta la creazione geme aspettando la redenzione (cf. Rm 8, 22-23) e ci impegniamo per la riconciliazione fra l’umanità e la natura.

Decima raccomandazione: Raccomandiamo che il periodo che va dal 1 settembre al 4 ottobre venga dedicato a pregare per la salvaguardia del creato e alla promozione di stili di vita sostenibili per contribuire a invertire la tendenza del cambiamento climatico.

Rendendo omaggio a tutti coloro che hanno contribuito a questo cammino, in particolare al “giovane ecumenismo”, che ha esortato i partecipanti di questa Assemblea ad essere coraggiosi nel vivere il Vangelo, ci uniamo nella preghiera:

O Cristo, vera luce che illumina e santifica ogni essere umano che viene in questo mondo, fa splendere su di noi la luce della tua presenza, affinché in essa possiamo contemplare la luce inavvicinabile, e guida i nostri sentieri per realizzare i tuoi comandamenti. Salvaci e guidaci verso il tuo Regno eterno, poiché Tu sei il nostro Creatore e Datore di tutto ciò che è buono. La nostra speranza riposa in te e a te diamo gloria, ora e sempre. Amen.

NOTA DEL TESTO UFFICIALE

1 A questo punto, durante la lettura del messaggio nell’Assemblea fu aggiunta verbalmente la frase “dalla concezione alla morte naturale”, poi “dalla nascita alla morte naturale” – “dall’inizio della vita alla morte naturale”. Nessuna di queste frasi fa parte del testo ufficiale del messaggio.

NOTE DELLA REDAZIONE

* Qui il testo in italiano messo in rete dal sito AEE3 il 25 settembre proseguiva così: e che la sua vita deve essere accolta dal sorgere fino al suo naturale tramonto. Quest’inciso è stato tagliato nel testo inglese del 26 settembre, e sostituito con un rimando alla nota 1; e così nel testo italiano diffuso il 27 settembre – (NdR).

** La terza bozza qui usava l’aggettivo illegale – (NdR)

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ALCUNE MIE RIFLESSIONI SUL DOCUMENTO FINALE

Tutto il documento, a mio avviso, è pervaso da uno spirito ecumenico davvero profondo e palpabile. Qui si sente battere il cuore dei cristiani che vivono ecumenicamente la passione dell’unità senza uniformità.

E’ preziosa la disponibilità a dialogo e alla collaborazione con i credenti di tutte le fedi e si percepisce la sintonia con tutti gli uomini e le donne che operano per la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato.

Condivido pienamente l’orizzonte di questo documento che è giunto alla redazione finale dopo alcune “manovre” e antidemocratiche. In questa direzione vivo anche il mio impegno ecumenico.

Eppure voglio segnalare anche alcuni miei “disaccordi” teologici come umile contributo ad affrontare anche le “questioni dottrinali”, come il testo ricorda.

1) Io preferisco parlare di cristianesimi orientali e occidentali accentuando ancora di più la pluralità della “versioni” storiche dell’esperienza cristiana.

2) Continuare a recitare la formula che “Cristo è morto per noi - per loro” può ingenerare, nel contesto odierno, una confusione come ho ampiamente documentato nel mio libro “L’ultima ruota del carro”. Gesù è morto in conseguenza delle sue scelte e non per espiare i nostri peccati o per salvarci dal peccato, anche perché il “salvatore del mondo”, in senso proprio, è solo Dio. Riferito a Gesù, tale titolo può significare che egli è il testimone e l’annunciatore della salvezza che Dio opera.

3) Ma resto fortemente perplesso quando leggo la preghiera finale rivolta a Cristo: “Tu sei il nostro Creatore e Datore di tutto ciò che è buono…” . Tutta questa preghiera, non solo in questo passo, scambia Gesù con Dio: un equivoco dal quale bisognerebbe cercare di uscire. Per me il Creatore resta Dio e la mia ultima speranza è riposta sol o in Lui, sia pure tramite Gesù. Così pure solo Dio, nella mia fede, può essere invocato come la “vera luce che illumina e santifica ogni essere umano che viene in questo mondo”. Per me non sono sottigliezze né sul piano biblico né sul terreno del dialogo interreligioso.


4) Sono convinto che finché si confonde la sequela di Gesù con la sua divinizzazione si introduce una grave ambiguità anche piano ecclesiologico e sul terreno della spiritualità cristiana
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