mercoledì 9 luglio 2008

La Chiesa ambrosiana affronti direttamente il problema degli spazi per il culto dei mussulmani

Il coordinatore di “Noi Siamo Chiesa”
Vittorio Bellavite  ha diffuso oggi il seguente testo :

“Il problema della moschea di via Jenner a Milano e dei luoghi di culto per i mussulmani in città, è stato lasciato marcire per anni. E per anni, e in questi giorni in particolare, è stato usato dalla destra leghista e populista per agitare tutte le animosità e le inculture che percorrono la “pancia” della nostra città. Anche tra chi proviene dalla cultura democratica c’è chi non si vergogna di cavalcare l’antislamismo viscerale. E’ il caso del Presidente della Provincia Filippo Penati.

Solo la posizione della Curia in queste ore sfugge alle demonizzazioni e propone cose di buon senso : si pensi concretamente a più moschee di medie dimensioni, decentrate sul territorio comunale, più facili da realizzare e più accessibili, affiancate da attività sociali e culturali e più integrabili nel territorio.

In questa situazione di continue tensioni e di pretestuose resistenze a soluzioni ragionevoli da parte di tutti quelli che comandano nelle istituzioni, ci sembra giusto proporre a tutta la Chiesa ambrosiana un passo in avanti rispetto alla presa di posizione, già esplicita e importante, del Cardinale e di don Bottoni: sia la Chiesa stessa a impegnarsi unilateralmente nel trovare, e nel mettere poi a disposizione, tra le tante strutture che da essa dipendono (edifici, centri sportivi, centri ricreativi, altre proprietà…) alcuni spazi necessari per il culto dei nostri fratelli mussulmani. Non sarà cosa facile, ma un tentativo di trovare accordi diretti con le comunità mussulmane può essere fatto. Sarebbe un gesto denso di testimonianza evangelica, di pacificazione e di dialogo interreligioso, importante anche per la comunità civile e per quella dei credenti. Sarebbe un messaggio che va ben aldilà della nostra città. La stessa proposta può essere fatta ai tanti ordini religiosi presenti in città e in diocesi, dotati di edifici e di spazi. La nostra Diocesi ha già messo a disposizione strutture per le Chiese cristiane non cattoliche, lo faccia anche per i mussulmani, credenti nel Dio comune a tutti noi.

Tutto ciò premesso, osservando questo problema in una prospettiva più generale, bisogna avere ben presente che esiste nel nostro paese un problema irrisolto, quello di una legislazione sulla libertà religiosa. Essa deve sostituire la legge fascista sui culti ammessi del 1929, ancora in vigore, e dare attuazione agli articoli 19 e 20 della Costituzione stabilendo con precisione i diritti (ed i doveri) delle confessioni religiose che non godono di una normativa pattizia (Concordato per la Chiesa cattolica e Intese per altre confessioni in base agli articoli 7 e 8 della Costituzione). Soffrono particolarmente di questa assenza normativa l’islam e le “nuove” religioni, tutte in crescita quantitativa, e con le quali è difficile, per molti motivi, stipulare Intese. Da anni si discute in Parlamento di questa nuova legge sulla base di proposte ben studiate ed argomentate. Nella legislatura 2001-2006 esse furono bloccate dal veto leghista (esse avrebbero concesso troppa libertà all’islam), nell’ultima 2006-2008, in una situazione politica diversa, furono bloccate da un intervento della Conferenza episcopale che, per bocca del segretario della CEI Mons. Betori, il 16 luglio scorso davanti alla Commissione Affari Costituzionali della Camera criticò aspramente il progetto in discussione perché tendeva ad equiparare troppo la condizione delle nuove religioni a quelle garantite dal sistema pattizio. Fu una presa di posizione contro i cattolici “adulti” e i valdesi che sostenevano che la nuova normativa era positiva e necessaria oltre che richiesta dalla Costituzione. Essa prevedeva, tra l’altro, norme ragionevoli in materia di edifici di culto, oggetto però di una specifica critica da parte di Mons.Betori. Si sappia di chi sono le responsabilità di questa situazione.”

Milano, 7 luglio 2008

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