mercoledì 13 agosto 2008

CRAXI: UN FALSO MITO

Riprendo da L'INCONTRO (periodico indipendente con redazione a Torino in via Consolata 11) questa documentata riflessione.

Crollata ignominiosamente, quindici anni fa, la leadership di Bettino Craxi, fuggito in Tunisia dopo tre sentenze di condanna definitive dei Tribunali a venti anni di reclusione per una serie di reati unificati dall'etichetta di Tangentopoli, fioriscono i libri su di lui.

Gennaro Acquaviva, galoppino di Craxi in Vaticano, ha curato per la Fondazione intestata a Craxi i "Discorsi parlamentari 1969-1993" (editore Laterza, pag. 598, euro 38) che poco possono i lettori, memori della dittatura craxiana sul Partito Socialista, strumentalizzato per emarginare, corrompere, ricattare i dissenzienti. Gli italiani non dimenticano che Craxi inaugurò un sistema di potere assoluto nel Partito (cambiò il simbolo di esso, senza interpellare alcuno; si impadronì della direzione dell'AVANTI; si vantò del crisma laico e libertario del PSI e poi nel 1984 concluse un neo-Concordato peggiore del precedente; si atteggiò a paladino dell'atlantismo e difese Arafat paragonato a Mazzini; si vantò della sovranità nazionale nell'episodio di Sigonella, il cui merito risale ad Andreotti, ecc.).

Dopo il libro di Massimo Pini "Craxi, una vita, un'era politica" (ed. Mondadori) – smaccatamente elogiativo – è ora apparsa (edit. Salerno, una nuova biografia di Craxi compilata da Luigi Mastella, presentata a Roma dalla figlia Stefania (allineata nel centro-destra, a fianco di Berlusconi, mentre l'altro figlio, Bobo, è deputato del centro-sinistra), dallo storico Piero Craveri e dal giornalista Ernesto Gali Della Loggia. Costui ha avuto l'impudenza di asserire: "Craxi è stata l'unica speranza politica comparsa sullo scenario italiano…è stato il più importante politico italiano della generazione post-ricostruzione della Repubblica…".

Della Loggia non conosce le vicende giudiziarie che colpirono Craxi e il PSI? Purtroppo non è il solo malato di amnesia, dal momento che il Consiglio Comunale di Roma ha approvato una mozione (non vincolante) che impegna l'Amministrazione a dedicare una strada a Craxi (18 voti a favore, 6 contrari) e parimenti il Comune di Milano ha deliberato la collocazione di una targa commemorativa di Craxi in piazza Duomo 19, sede dell'ufficio di Craxi, ove si facevano e disfacevano governi, si nominavano ministri, sottosegretari, sindaci, assessori, potenti di turno, si impartivano direttive per le tangenti nel settori Sanità, Trasporti, Difesa, Appalti, Edilizia, Commercio, ecc. Di fronte a questa provocazione l'on. Antonio Di Pietro, P:M: al tempo di "Mani pulite" ed oggi leader dell'Italia dei Valori, ha commentato: "Va bene la targa, a condizione che siano elencati i titoli di quando era in vita: politico e latitante".

Insomma i tentativi di riabilitazione di Craxi non sono che speculazioni anti-storiche. Il Tempo, non i soliti nostalgici, darà sulla base dei fatti, un giudizio definitivo.

G.D.E.

Nessun commento: