mercoledì 13 agosto 2008

GESU' ASCOLTA, IMPARA, CAMBIA ATTEGGIAMENTO

Commento alla lettura biblica - domenica 17 agosto 2008

Partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: "Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio". Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i discepoli gli si accostarono implorando: "Esaudiscila, vedi come ci grida dietro". Ma egli rispose: "Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele". Ma quella venne e si prostrò dinnanzi a lui dicendo: "Signore, aiutami!". Ed egli rispose: "Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini". "E' vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni". Allora Gesù le replicò: "Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri". E da quell'istante sua figlia fu guarita (Matteo 15, 21-28)


Questo notissimo brano, che troviamo anche nel vangelo di Marco con alcune varianti, ci offre una incredibile quantità di spunti. Ne coglierò qualcuno.

La donna pagana "converte Gesù"

Voglio iniziare con la citazione della teologa Hanna Wolf in "Gesù psicoterapeuta" (Queriniana, Brescia 1982, pag. 62):

"Conosco un solo episodio in cui Gesù si trova ad aver a che fare con una resistenza profonda, obbiettivamente legittima, quello dell'incontro con la "donna straniera" fenicia, che implora la guarigione della figlia malata. Dapprima Gesù non intende dare ascolto a questa supplica e pronuncia le dure parole sul pane che non deve essere gettato ai cani. La donna fenicia, tuttavia, è pronta nel ribattere; troppo importante, per lei, è la preghiera che ha da rivolgere, troppo a cuore le sta la figlia inferma. "E' vero, Signore. Ma i cani, sotto la tavola, possono mangiare almeno le briciole che cadono ai loro padroni!". Ciò che qui si riflette, nella forma di una narrazione letteraria, è la chiara memoria di una evoluzione interiore compiutasi in Gesù; e che questa vi fosse era naturale, aggiungeremmo oggi. Prima egli crede di aver a che fare soltanto con le dodici tribù di Israele, ma a poco a poco il particolarismo cede il campo ad un grandioso universalismo: è quanto l'esegesi ha ormai accertato e riconosciuto. Nel dialogo con la loquace donna fenicia siamo di fronte ad uno dei momenti che hanno dato impulso a questo svolgimento. Gesù risponde con una frase assai significativa, riferendosi alla replica della donna, che abbiamo citato or ora: "Queste tue parole mi hanno convinto!". Si ha qui la testimonianza di un mutamento di grande portata che si compie in Gesù e concerne tutta la sua esistenza, tutta la sua missione. Qual'è dunque la reazione di Gesù di fronte ad una giustificata resistenza? La riconosce ed intende renderle ragione. Ne trae un insegnamento e accetta perfino di esser messo in discussione!".

Gesù cambia atteggiamento

Che squarcio di novità: non un Gesù tutto perfettino che non ha nulla da imparare. Il nazareno cercò tra luci ed ombre la volontà di Dio, cercò di capire che cosa Dio volesse da lui e tentò ogni giorno, nella preghiera e nel confronto, di vivere nella giustizia e nella solidarietà.

Come ogni persona onesta con se stessa e con gli altri, seppe cambiare idea e correggere i suoi comportamenti. In questo episodio Gesù è un maestro che sa imparare. Non sono tanti i "maestri" così, specialmente nella nostra chiesa.

Se non si esce dall'idea della dogmatica cristologica, in cui Gesù è una statuina divina, questi passi del vangelo non vengono colti nella loro vera pregnanza.

La grandezza di Gesù non sta nel possedere la perfezione, ma nel cercare la volontà di Dio dentro la sua vita quotidiana.

Il messaggio delle donne

Questa donna è un esempio di grinta, di resistenza, di intelligenza. Non si arrende e va al cuore del problema. Oltrepassa il pregiudizio che aleggiava attorno ad una donna in quanto tale e per giunta straniera e pagana.

Oltrepassa la barriera dei discepoli che la vedono come una importunatrice. In questo dialogo, difficile sia per lei che per Gesù, avviene la svolta, cambiano i cuori, cambia la situazione.

Voglio prima di tutto raccogliere questo messaggio di coraggio e di fede ... Io ne ho tanto bisogno. Spesso nella vita mi è mancato e mi manca il coraggio. Probabilmente siamo in molti ad avere bisogno di questa lezione. Ma penso anche alla mia chiesa che, agli antipodi di Gesù, non ascolta la voce delle donne, si priva del "sapere dell'amore".

Sovente le donne si sentono "straniere" in questa chiesa. Le situazioni sono numerose (pari opportunità di ministero, questione dell'aborto, procreazione assistita, una morte dignitosa ...) e la gerarchia finge il dialogo, ma non ascolta davvero il messaggio che l'esperienza, l'elaborazione teologica e la fede delle donne offre per la conversione evangelica della comunità cristiana.

Questo è, invece, pur con i suoi limiti e le sue contraddizioni, il cammino ecumenico di molte comunità cristiane: prendere sul serio tutte le voci. Senza questa svolta la chiesa cattolica ufficiale si chiude nel suo palazzo. Ma la donna siro-fenicia non cessa di gridare, di insistere, di lottare in tutte le strade del mondo, in tutti i popoli della terra.

Questa è oggi, anche se i "carnefici di Parma" hanno ulteriormente violentato con una fotografia inqualificabile il corpo di una donna nigeriana costretta a vendersi, la voce più profetica. Anche da quel corpo viene un grido per la nostra mobilitazione e conversione.

Lo dico a me, lo dico a te, lo dico a Ratzinger. Spero che i parroci lo dicano forte dal pulpito o dall'altare: "Vi assicuro che ladri e prostitute vi passano avanti ed entrano nel regno di Dio" (Matteo, 21, 31).

Gesù ce lo dà come un fatto sicuro. I figli e le figlie del regno il più delle volte non si trovano tra i banchi delle nostre chiese.

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