mercoledì 27 agosto 2008

LA CINA SBARCA IN IRAQ

 

PECHINO - Mentre Condoleeza Rice negozia col governo iracheno un accordo sul ritiro delle truppe USA dal sapore molto pre-elettorale e pieno di incognite, a Baghdad c'è chi bada al sodo e punta un contratto da 1,2 miliardi di dollari sulle forniture di greggio. L'intruso nella corsa al petrolio iracheno non è un alleato degli Stati Uniti, non è uno dei paesi che hanno contribuito in operazioni militari in atto dal 2003. E' la Repubblica Popolare Cinese, che ancora una volta usa sapientemente le carte a sua disposizione per penetrare nelle aree di influenza americane. Il contratto che il governo iracheno sta per firmare con la Cina non è marginale: è il più grosso accordo petrolifero firmato da quando ebbe inizio l'invasione anti-Saddam cinque anni e mezzo fa. Lo annuncerà presto Hussein al - Shahristani, il ministro dell'Energia di Baghdad, secondo quanto ha anticipato lui stesso in un intervista al giornale online iracheno al - Noor. Beneficiario dell'importante accordo sarà uno dei più importanti enti pubblici di Pechino, la China National Petroleum Corporation. Il colpo messo a segno dai cinesi - nonostante che il governo di Wen Jiabao non abbia mai approvato l'invasione dell'Iraq - è clamoroso. In teoria la genealogia dei rapporti fra la compagnia petrolifera cinese e Baghdad è compromettente. Infatti il contratto originale fu firmato nel 1997 quando era ancora al potere Saddam Hussein.
Queste righe di Federico Rampini, leggibili su Repubblica del 23 agosto danno la misura della capacità espansiva della Cina sul terreno della politica energetica. Se si espandesse con la stessa rapidità l'area dei diritti civili, la Cina sarebbe molto diversa. Ma le grandi potenze sono cattive maestre su questi terreni.

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