martedì 13 gennaio 2009

SOLIDARIETA' A PADRE ARIEL

Un gruppo di preti argentini ha preso posizione contro la "defenestrazione" di padre Ariel, un biblista argentino dedito alla ricerca. Ecco parte del documento riprodotto da Adista del 20/12/08:
''Tali divieti costituiscono una soppressione della libertà e del pluralismo teologico, che sono imprescindibili per vivere e convivere in una Chiesa matura e adulta. Tanto più in quanto le affermazioni di questo biblista sono condivise e insegnate dalla maggioranza dei teologi e degli esegeti attuali, oltre che da noi e da molti altri che esercitano il rninistero pastorale. E non è meno doloroso il fatto che quanto avvenuto a questo prete sia diventato ormai frequente nella Chiesa del nostro Paese e di molti altri luoghi del mondo. Teologi, biblisti, pastoralisti, preti, laici, religiosi, uomini e donne, sono stati raggiunti a decine da provvedimenti e condanne, da parte tanto della Santa Sede quanto dei rispettivi vescovi, per quanto sempre, si afferma, con la direttiva di organisrni vaticani.
Tutto fa pensare che queste persecuzioni e queste condanne intendano imbavagliare qualunque riflessione, insegnamento o pubblicazione, per arrivare così ad avere un pensiero unico sulla base dell'autorità del Magistero, impedendo in tal modo la crescita e la maturazione dell'insieme dei fedeli, vanificando il dialogo creativo tra legittime posizioni teologiche, ostacolando la ricerca e l'indagine che lo stesso Magistero aveva incoraggiato in altri momenti. 
Ci chiediamo: cosa ci si prefigge con questi procedimenti? Un popolo ignorante affinchè si possa dominarlo meglio? Un clero sottomesso per poterlo gestire più facilmente? Si vuole forse evitare un sano confronto e una ricerca creativa per conservare l'ordine stabilito? Uniformare il diiscorso e negarsi al dialogo maturo e creativo in nome di una presunta obbedienza? Coltivare spiriti mediocri timorosi della ricerca e della creatività necessarie affinchè il Messagggio del Vangelo sia all'altezza delle nuove sfide della storia?
Da parte nostra, non ci rassegniamo ad un silenzio complice nè vogliamo acconsentire all'impunità del potere. In nome della nostra adesione al Vangelo che annunciamo e alla Chiesa che vive nelle nostre comunità, chiediamo vengano chiarite queste situazioni e risolte da chi di dovere."
 
 

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