giovedì 28 maggio 2009

PENTECOSTE

Commento alla lettura biblica - domenica 31 maggio 2009

Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo.Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio» (Atti 2, 1-11).

26 Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; 27 e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.( Giov. 15, 26-27)

12 Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13 Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. 14 Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. 15 Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà. (Giov. 16, 12-15)

A parte l'indecoroso "affettamento" dei testi biblici che la liturgia del messale oggi ci propone (saltando da un capitolo all'altro e cucendo un versetto all'altro), la Pentecoste non è una festa priva di incisivo riferimento alla nostra vita cristiana. Essa è diventata purtroppo la cenerentola delle feste cristiane.

 

Si fa un pò di retorica dogmatica sullo Spirito Santo, ma sostanzialmente si cerca di "aggirare l'ostacolo", di "ammansire" e annacquare il messaggio disturbante della Pentecoste.

Siccome questa festa ricorda quel "vento impetuoso che riempì tutta la casa in cui si trovavano" (Atti 2, 3) e quel "parlare lingue diverse" (Atti 2, 4), essa ci riconduce ad un evento scomodo: Dio, qui rappresentato simbolicamente dal vento impetuoso e dalle lingue di fuoco che si posano su ognuno dei presenti, entra in questa casa come forza che sconvolge, risveglia, apre porte e finestre.

Nella pagina del Vangelo di Giovanni che abbiamo letto si parla invece del "Paraclito", il "chiamato accanto".

Per i discepoli che stanno per intraprendere il cammino nelle vie del mondo, Dio sarà colui che starà accanto, guiderà verso la verità. Lo Spirito Santo è la "cifra" teologica per dire la vicinanza e la forza con cui Dio sosterrà il cuore e l'azione dei discepoli. Lo sappiamo: senza questa forza che viene "dal cielo" non c'è possibilità di inoltrarsi con fiducia e speranza nelle vie del mondo. Queste donne e questi uomini ne erano ben consapevoli.

Ovviamente, lo Spirito Santo è semplicemente, nel linguaggio biblico, un altro nome di Dio. Non è un'entità divina diversa e separata dal Padre. La stessa "trinità" non indica tre divinità, ma è un simbolo (appunto la "simbolica trinitaria") per esprimere i diversi modi in cui noi percepiamo nella fede la presenza e l'amore di Dio nella nostra vita. Lo Spirito è Dio che si manifesta a noi come vento che ci sospinge, "confortatore", "chiamato vicino come difensore", guida alla verità intera...

Ci vorrebbe questo vento...

Mi piace molto indugiare a riflettere su questo vento impetuoso.

Ciascuno/a di noi, in parecchi momenti della vita, sente che per superare l'egoismo, per stanarsi dalle proprie pigrizie, per uscire da certi compromessi ha bisogno di un "vento impetuoso", di uno scossone.

Se ci lasciamo penetrare dal messaggio evangelico in profondità, "il vento di Dio" arriva davvero e scuote tutta la casa, cioè le coordinate della nostra vita. Dio sa raggiungerci e regalarci dei benefici terremoti per farci uscire dai nostri "luoghi chiusi", dalle prigioni del nostro egoismo e dei nostri pregiudizi.

Quanto bisogno di vento impetuoso c'è nelle nostre chiese! Da giovane avevo scritto un sogno. Una ventata divina più impetuosa del solito aveva sradicato il Vaticano che, come un castello di carta, si era trasformato in case popolari. Lo stesso vento aveva profeticamente "dato alla testa" al papa che, radunati i cardinali, li aveva licenziati e sconvolti invitandoli ad andare a vivere con lui nelle borgate romane per occuparsi di cose serie, anzichè trastullarsi in vari discorsi ai capi di stato, agli ambasciatori, ai grandi della terra. Nel sogno andai qua e là in alcune chiese mentre la domenica si celebrava l'eucarestia. Comparivano parroci uomini e parroci donne che annunciavano un vangelo di pace, di giustizia mai udito così chiaramente. Per giunta in quelle chiese, gioiosamente, con rispetto, tutti/e potevano prendere la parola... Da queste liturgie erano ormai assenti tutti coloro che oggi vanno a far bella mostra di sé in vista delle elezioni. Vedevo questi eleganti signori uscire scuotendo il capo... Come dovremmo saper accogliere questo vento di Dio, questo soffio liberatore, questa azione di un Dio scatenato che ci porti via un po' di dogmi, un po' di privilegi, un po' di affari e di concordati, un po' di reliquie e di madonne vaganti, un po' di liturgie imperiali, un po' di documenti papali, di diktat assurdi...

Un clima nuovo

In questi anni i vertici della nostra chiesa hanno sbarrato porte e finestre. L'aria non è più quella di una casa, ma si respira clima da mausoleo o, peggio, da carcere.

Anzichè lasciarci guidare verso un futuro inedito con fiducia, siamo così tentati di rimpiangere il passato e di rinchiuderci in esso, nella ripetizione. Ecco l'antipentecoste che è in atto....Non si accoglie il soffio accompagnatore verso le sfide che ci attendono, ma si legge in ogni alito di vento qualcosa che disturba, che sconvolge, che porta via dei pezzi di tradizione. La chiesa diventa un museo nel quale, da spettatori, ammiriamo i "pezzi" del passato con scarso senso critico e con lo spirito del custode che li difende dai ladri. Guardiani del passato anzichè creatori di futuro.

C'è un però...

La Pentecoste non solo è smascheramento di tante ipocrisie, ma ancor più è un vero e proprio "attentato" contro chi vorrebbe imporre alla chiesa una sola lingua, quella della gerarchia. Lo Spirito di Dio dà la parola ai muti e infonde coraggio a tutte quelle donne e a quegli uomini che nella comunità cristiana non hanno voce, sono fatti tacere.

Sarebbe davvero pentecoste se nella predicazione, anzichè ripetere i premasticati vaticani, si annunciasse il messaggio liberante della Scrittura.

La comunità di Gesù ha bisogno di mille voci per poter vivere e crescere nella libertà. Troppi/e cristiani/e sono senza voce perchè il potere ha tolto spazio e libertà e li ha riempiti di paura.

Ma qui non basta additare nei gerarchi cattolici i primi responsabili di una crisi profonda. Io, in prima persona, debbo domandarmi se accolgo la voce e il soffio vitale di Dio, la Sua spinta verso il futuro. Non mi sono mai piaciuti quei cristiani, quei teologi, quei preti che scaricano tutte le responsabilità sul papa, sul vescovo, sul parroco...No: questo non basta, non è tutto. E' lecita e doverosa la critica quando io, insieme, mi assumo la responsabilità della mia parte, quella che mi compete come discepolo di Gesù. Esiste una mia responsabilità personale, una "risposta" che debbo dare io in prima persona. Ma io mi lascio coinvolgere da questo vento impetuoso?

 

 







 


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