di don Rosario Giuè, Palermo
da Repubblica del 9 marzo
La conferenza dei vescovi italiani, con la consueta vigliaccheria, prende le distanze dalle limpide dichiarazioni di mons. Mogavero. Ormai si è sempre più morbidi con il sultano di Arcore. Che vergogna… Signori vescovi, non siete nemmeno dei caporali….
In una Chiesa italiana che ormai rischia di essere schiacciata in una logica contrattualistica tesa a parlare forte solo in difesa dei cosiddetti "valori cattolici" con qualunque governo, la presa di posizione del vescovo di Mazzara del Vallo, mons. Domenico Mogavero, sul pasticcio delle liste elettorali fa sentire meno soli, specialmente in Sicilia.
Mons. Mogavero ha affermato che "cambiare le regole del gioco mentre il gioco è in corso è un atto altamente scorretto" perché "la democrazia è una realtà fragile che ha bisogno di essere sostenuta e accompagnata da norme, da regole, altrimenti non riusciamo più a orientarci". E non deve accadere che la democrazia, ha detto Mogavero, sia diretta "dall'arbitrio di qualcuno" o possa essere "improvvisata ogni giorno". Perché, in questo caso, "mancherebbe la certezza del diritto, dei rapporti e delle prospettive".
Credo che sia la prima volta (almeno da recente) che un vescovo siciliano parli con parole così chiare a difesa della vita democratica. E che per di più lo faccia, non in astratto e genericamente, quando non si "tocca" nessuno, ma all'interno di un contesto e di una situazione precisi. Ciò rappresenta indiscutibilmente un gesto educativo per i giovani più di mille prediche.
La forza di denuncia delle parole di mons. Mogavero sulla forzatura del governo a proposito del decreto-legge "salvaliste" è evidente. E, così, nel giro di qualche ora, il portavoce della Conferenza Episcopale Italiana si è sentito in dovere d prendere le distanze da quelle parole affermando che "la CEI non ha espresso e non ritiene di dover esprimere valutazioni" sul decreto "salvaliste"