La cantante israeliana Noa in questi giorni ha richiesto espressamente le dimissioni del premier ed ha rilasciato una lunga intervista dalla quale traggo queste righe:
«Sono sentimenti terribili, c'è moltissima rabbia e frustrazione, e pesa molto il rimorso per la perdita di vite umane. Nessuno qui pensa che il governo israeliano volesse uccidere qualcuno su quella nave, ma la situazione è stata gestita in maniera davvero disastrosa. La strage ha scatenato aspre critiche e la demonizzazione dello Stato di Israele e del popolo ebraico: fossi al posto del premier o del ministro della difesa mi dimetterei immediatamente, assumendomi le responsabilità per le conseguenze delle mie decisioni, che hanno messo a rischio la sicurezza del mio paese e danneggiato la sua immagine».
«È sbagliato continuare a vedere nell' occupazione della Cisgiordania una risorsa piuttosto che un obbligo. L'idea che sia una risorsa ha reso per troppo tempo "tollerabili" le implicazioni umane e morali dell' occupazione, mentre io le considero intollerabili. L' occupazione è immorale e inumana, dovrebbe avere termine; mentre per la nostra sicurezza dovremmo contare sull'aiuto di nazioni amiche. Personalmente vorrei correre il rischio di un tentativo in questo senso e spero che gente come me, dall'altra parte, voglia correre lo stesso rischio contrastando la paura e il pregiudizio che coltivano nei loro cuori». «Vorrei che tutti gli israeliani facessero una campagna di opinione e usassero il loro voto democratico per eleggere un governo in grado di porre fine all'occupazione iniziata nel 1967 e di firmare subito un trattato di pace con il governo democraticamente eletto dai palestinesi. Entrambi i governi potrebbero farsi così interpreti del desiderio dei due popoli di vivere in pace uno accanto all' altro. Farò sempre sentire la mia voce in campagne di questo tipo ed esorto tutti gli artisti, israeliani e palestinesi, a fare lo stesso».