Gentile Signora Marianna M.
la Sua gradita lettera mi ha ricondotto agli anni, ormai lontanissimi, che mi regalarono i primi incontri con persone omosessuali. Sono trascorsi quasi 50 anni Fu proprio allora che il contatto vivo con questi fratelli e sorelle mi destò uno smarrimento ed uno sconcerto che solo molto lentamente si tramutarono, per la mia giovinezza e per la mia ignoranza, nella scoperta di un nuovo mondo a me totalmente estraneo. In quegli anni mi posi all'incirca gli stessi interrogativi, i dubbi e le perplessità con cui sta facendo i conti Lei in questo tempo. Credo che si tratti di "passaggi" obbligatori per chiunque abbia consapevolezza del "peso" della questione.
La mia lettera non si propone di portarla sulle mie posizioni, ma di segnalarLe quali sono stati i percorsi e le ricerche che hanno motivato le mie scelte e come continuo ad "alimentare" questo cammino.
I miei saranno semplici accenni.
1. Ero totalmente interno all'ideologia filosofica, antropologica, biblica e teologica che l'amore vero, maturo e completo fosse circoscritto al modello eterosessuale. Questa era per me "la" natura. Questo era il modello. Questa ripeto- era per me una acquisizione pacifica, soprattutto "in-discussa". E perciò indiscutibile. L'eccezione era semmai nello "stato superiore" della verginità e del celibato.
2. Fuori di questa "natura", complice la mia ignoranza ermeneutica ed esegetica che leggeva Genesi con gli occhiali di Platone e di Aristotele, non c'era altro che un "contro natura", cioè la deviazione, lo sgorbio, la malattia, l'anomalia, il disordine
3. Molto incline per carattere e per educazione alla misericordia, anch'io nei contatti di ministero fui portato a "trattare" gli omosessuali e le lesbiche come persone ferite, incomplete, alle quali mancava qualche "pezzo" del sano ingranaggio "naturale". Mi ci vollero degli anni per uscire dalle teorie e dalle ideologie allora correnti di gran parte della psicanalisi: "mancato superamento di alcuni complessi infantili, equilibri affettivi sbilanciati all'interno della famiglia, padre assente, madre pervasiva ". Senza contare che mi dovetti misurare con i pregiudizi più ricorrenti e con la concezione di certa morale cattolica che vedeva (e vede) nei comportamenti omosessuali un vizio, un peccato Non è stato facile per me motivare il mio progressivo congedo da queste teorie sociali, psicanalitiche, bibliche, teologiche, pastorali.
4. Negli anni 65-70, grazie soprattutto ad alcuni preziosi contatti di studio con Parigi, Amsterdam e Berlino, avvenne in me la lacerazione della camicia ideologica di cui cominciavo a vedere la fragilità, la "costruzione" inconsistente, il sistema Sul piano biblico ed ermeneutico una appassionata e impegnativa immersione per almeno venti anni negli studi dei metodi storici e critici mi ha fatto respirare un'aria nuova. Oggi la mia biblioteca è fornita all'inverosimile di studi che non permettono più di "usare la Bibbia pro o contro l'omosessualità". Lei certamente conosce, sul piano scientifico gli studi di Rigliano, Graglia, Lingiardi che hanno chiarito gli equivoci delle "terapie riparative" e loro affini. Ormai la bibliografia è sterminata e rigorosa. Su questi terreni le ricerche sulla stessa genitorialità omosessuale stanno procedendo con grande fecondità.
5. Oggi è per me pacifico che molte persone sono ben "progettate" per vivere con un partner dello stesso sesso come altre sono "progettate" per vivere con un partner di sesso diverso. Ovviamente, ognuno deve scavare in se stesso per conoscersi meglio, per smascherare le proprie scorciatoie, per scovare i propri nascondigli. Ma partire dall'ascolto serio ed onesto di sé non vuol dire che devo pormi il problema di raccogliere pomodori da un pesco. Non debbo partire dal presupposto che l'amore completo, che l'amore da persone complete è quello eterosessuale. Tale presupposto è già un pregiudizio. Se uno pensa che esista solo il treno non penserà mai che può spostarsi anche in aereo.
6. La "rassegnazione" spesso è stata consigliata, anzi imposta, a molti omosessuali dalla ferocia dell'ignoranza, dalla arroganza clericale, dal pregiudizio, a partire da molti ambiti familiari e comunitari. Per fortuna (e per dono di Dio) oggi molti/e omosessuali non si rassegnano più e cercano di vivere secondo ciò che sono, cioè secondo la loro natura e sanno, dopo un lungo cammino, che il sorriso di Dio annulla le maledizioni gerarchiche. Altri, purtroppo, devono in sistemi dittatoriali o in contesti leghisti faticare assai per non rassegnarsi alla clandestinità.
7. Credo che troppo volte succeda che si parli "di" omosessualità, si legiferi "sugli" omosessuali senza ascoltare gli omosessuali. Per me, nella mia piccola ma lunghissima storia, ascoltare gli/le omosessuali, dar loro la voce e cercare di capire è stato difficile, ma fondamentale. Questo ascolto mi ha guarito dalla mia ignoranza e dai miei pregiudizi.
Le scrivo queste righe dall'aeroporto di Catania dove sono venuto per due incontri su "Fede, cultura, omosessualità" in cui trovo, penso, donne e uomini in cerca di una società più accogliente e, spesso, di una fede più matura.
Cara e gentile Marianna,
sono sicuro che non ho risposto alle sue perplessità. Abbiamo dialogato e, in questi tempi, un po' di ascolto reciproco è già merce rara.
Voglia gradire un saluto affettuoso e l'augurio di una vita come "viaggio verso l'altro". Per me questo è anche il più fecondo viaggio verso me stesso e, soprattutto, verso il sentiero delle beatitudini.
Credenti e non credenti non possiamo non trovarci uniti nel lavorare per un mondo che si avvii verso la convivialità delle differenze.
Don Franco Barbero
la Sua gradita lettera mi ha ricondotto agli anni, ormai lontanissimi, che mi regalarono i primi incontri con persone omosessuali. Sono trascorsi quasi 50 anni Fu proprio allora che il contatto vivo con questi fratelli e sorelle mi destò uno smarrimento ed uno sconcerto che solo molto lentamente si tramutarono, per la mia giovinezza e per la mia ignoranza, nella scoperta di un nuovo mondo a me totalmente estraneo. In quegli anni mi posi all'incirca gli stessi interrogativi, i dubbi e le perplessità con cui sta facendo i conti Lei in questo tempo. Credo che si tratti di "passaggi" obbligatori per chiunque abbia consapevolezza del "peso" della questione.
La mia lettera non si propone di portarla sulle mie posizioni, ma di segnalarLe quali sono stati i percorsi e le ricerche che hanno motivato le mie scelte e come continuo ad "alimentare" questo cammino.
I miei saranno semplici accenni.
1. Ero totalmente interno all'ideologia filosofica, antropologica, biblica e teologica che l'amore vero, maturo e completo fosse circoscritto al modello eterosessuale. Questa era per me "la" natura. Questo era il modello. Questa ripeto- era per me una acquisizione pacifica, soprattutto "in-discussa". E perciò indiscutibile. L'eccezione era semmai nello "stato superiore" della verginità e del celibato.
2. Fuori di questa "natura", complice la mia ignoranza ermeneutica ed esegetica che leggeva Genesi con gli occhiali di Platone e di Aristotele, non c'era altro che un "contro natura", cioè la deviazione, lo sgorbio, la malattia, l'anomalia, il disordine
3. Molto incline per carattere e per educazione alla misericordia, anch'io nei contatti di ministero fui portato a "trattare" gli omosessuali e le lesbiche come persone ferite, incomplete, alle quali mancava qualche "pezzo" del sano ingranaggio "naturale". Mi ci vollero degli anni per uscire dalle teorie e dalle ideologie allora correnti di gran parte della psicanalisi: "mancato superamento di alcuni complessi infantili, equilibri affettivi sbilanciati all'interno della famiglia, padre assente, madre pervasiva ". Senza contare che mi dovetti misurare con i pregiudizi più ricorrenti e con la concezione di certa morale cattolica che vedeva (e vede) nei comportamenti omosessuali un vizio, un peccato Non è stato facile per me motivare il mio progressivo congedo da queste teorie sociali, psicanalitiche, bibliche, teologiche, pastorali.
4. Negli anni 65-70, grazie soprattutto ad alcuni preziosi contatti di studio con Parigi, Amsterdam e Berlino, avvenne in me la lacerazione della camicia ideologica di cui cominciavo a vedere la fragilità, la "costruzione" inconsistente, il sistema Sul piano biblico ed ermeneutico una appassionata e impegnativa immersione per almeno venti anni negli studi dei metodi storici e critici mi ha fatto respirare un'aria nuova. Oggi la mia biblioteca è fornita all'inverosimile di studi che non permettono più di "usare la Bibbia pro o contro l'omosessualità". Lei certamente conosce, sul piano scientifico gli studi di Rigliano, Graglia, Lingiardi che hanno chiarito gli equivoci delle "terapie riparative" e loro affini. Ormai la bibliografia è sterminata e rigorosa. Su questi terreni le ricerche sulla stessa genitorialità omosessuale stanno procedendo con grande fecondità.
5. Oggi è per me pacifico che molte persone sono ben "progettate" per vivere con un partner dello stesso sesso come altre sono "progettate" per vivere con un partner di sesso diverso. Ovviamente, ognuno deve scavare in se stesso per conoscersi meglio, per smascherare le proprie scorciatoie, per scovare i propri nascondigli. Ma partire dall'ascolto serio ed onesto di sé non vuol dire che devo pormi il problema di raccogliere pomodori da un pesco. Non debbo partire dal presupposto che l'amore completo, che l'amore da persone complete è quello eterosessuale. Tale presupposto è già un pregiudizio. Se uno pensa che esista solo il treno non penserà mai che può spostarsi anche in aereo.
6. La "rassegnazione" spesso è stata consigliata, anzi imposta, a molti omosessuali dalla ferocia dell'ignoranza, dalla arroganza clericale, dal pregiudizio, a partire da molti ambiti familiari e comunitari. Per fortuna (e per dono di Dio) oggi molti/e omosessuali non si rassegnano più e cercano di vivere secondo ciò che sono, cioè secondo la loro natura e sanno, dopo un lungo cammino, che il sorriso di Dio annulla le maledizioni gerarchiche. Altri, purtroppo, devono in sistemi dittatoriali o in contesti leghisti faticare assai per non rassegnarsi alla clandestinità.
7. Credo che troppo volte succeda che si parli "di" omosessualità, si legiferi "sugli" omosessuali senza ascoltare gli omosessuali. Per me, nella mia piccola ma lunghissima storia, ascoltare gli/le omosessuali, dar loro la voce e cercare di capire è stato difficile, ma fondamentale. Questo ascolto mi ha guarito dalla mia ignoranza e dai miei pregiudizi.
Le scrivo queste righe dall'aeroporto di Catania dove sono venuto per due incontri su "Fede, cultura, omosessualità" in cui trovo, penso, donne e uomini in cerca di una società più accogliente e, spesso, di una fede più matura.
Cara e gentile Marianna,
sono sicuro che non ho risposto alle sue perplessità. Abbiamo dialogato e, in questi tempi, un po' di ascolto reciproco è già merce rara.
Voglia gradire un saluto affettuoso e l'augurio di una vita come "viaggio verso l'altro". Per me questo è anche il più fecondo viaggio verso me stesso e, soprattutto, verso il sentiero delle beatitudini.
Credenti e non credenti non possiamo non trovarci uniti nel lavorare per un mondo che si avvii verso la convivialità delle differenze.
Don Franco Barbero