Caro don Franco,
le scrivo per renderla partecipe di una mia preoccupazione.
Sono un giovane studente universitario, mi definisco credente, nel senso che credo in un possibile rapporto fra me e il Signore, sono omosessuale e sto vivendo una storia sentimentale con un mio coetaneo.
Ieri sera il mio ragazzo mi ha mostrato un video in cui lui cullava il figlio di una sua amica, nato da pochissimi mesi. Solitamente io guardo con un certo distacco questo tipo di scene: sono una persona razionale e preferisco non farmi trasportare. E così ho fatto anche ieri sera, almeno inizialmente. Ma ad un certo punto cambia l'inquadratura: lui si è spostato in un'altra zona della stanza, in piedi, il bimbo addormentato sulla spalla destra, dietro una scrivania e dei quadri appesi al muro. La scena mi ha subito ricordato una foto di mio padre giovane che culla mia sorella maggiore ed io mi sono sentito arrivare un tuffo al cuore. La barriera che solitamente costruisco a difesa dei miei sentimenti si è imporvvisamente sbriciolata ed io mi sono ritrovato con un bel mal di stomaco, varie sensazioni spiacevoli, e un grande pensiero di fondo: tu non avrai mai figli. Ho subito stoppato la registrazione e cambiato argomento.
Lo so che devo ritenermi fin troppo fortunato, perchè nonostante la mia "condizione di nascita" sono felice: ho una famiglia e degli amici che mi appoggiano, un ragazzo che mi ama e sto bene. Ma a volte l'idea di ritrovarmi fra qualche anno a convivere con la mia dolce metà (maschile) senza la possibilità di crescere dei figli nostri mi strugge. E sono io il mio principale impedimento ad ottenere questo diritto, perchè io so che non avrei il coraggio di adottare un bambino, anche dove possibile, prendendomi la responsabilità di farlo crescere in una famiglia così diversa.
Sono in trincea per tutte le battaglie sui diritti delle persone come me, che si ritrovano in questa condizione senza volerlo e che vengono discrimintate, ma di fronte a dei bambini innocenti le mie certezze cadono e non sono sicuro che un giorno riuscirei a giustificare agli occhi di mio figlio, il figlio di due uomini, perchè abbia dovuto soffrire più degli altri bambini.
La saluto, ringraziandola delle parole buone che sempre ci lascia scritte sul suo blog, spero di incontrarla presto.
Un giovane ligure
Carissimo "giovane ligure",
per nostra fortuna nella nostra vita non dobbiamo risolvere tutti i problemi in un colpo solo. L'importante è guardarli in faccia. Vorrei suggerirle tre passaggi.
1) Prendere atto delle proprie emozioni, dei propri sentimenti, delle proprie paure. Guardare con onestà il nostro presente significa migliorare ed approfondire la conoscenza e l'incontro con noi stessi. Chi soffoca le proprie emozioni e non riconosce le proprie paure come potrà vivere realmente in pace con sè? Nè la rimozione di quei desideri che ci sembrano "impossibile" è un'operazione psicologicamente costruttiva. Ritengo positivo il fatto che la scena di cui Lei mi scrive nella sua graditissima lettera abbia fatto risuonare le corde più profonde.
2) Spero che Lei trovi il modo e il coraggio di parlarne con il suo compagno per constatare l'intreccio dei vostri pensieri e delle vostre emozioni. Anche di eventuali progetti e desideri. Una relazione d'amore è un laboratorio, uno dei "luoghi" dove la nostra "identità progettuale" viene costruita nel dialogo e nel confronto.
3) E poi... quanto tempo avete per maturare una o l'altra scelta... Ma, se posso dire la mia opinione, credo che una "famiglia gay", animata dall'amore e realizzata in una grande apertura relazionale, possa essere un luogo assolutamente sano, costruttivo. Penso agli studi di Graglia, Rigliano, Lingiardi e altri. E chi lo dice che un figlio nato nella famiglia di due uomini sia un "candidato alla sofferenza" più di un figlio nato in una famiglia eterosessuale?
Caro amico, non ho voluto ovviamente fornirLe una soluzione. Con affetto e umiltà ho inteso espermerLe un'opinione.
Intanto, visto che è credente, faccia sull'argomento anche "quattro chiacchiere con il buon Dio" perchè Lui è una fonte di pace e di coraggio.
Carissimo, un grande augurio per il vostro amore, delicato fiore della primavera dei cuori. Custoditelo e fatelo crescere.
Con un forte abbraccio e mi perdoni il ritardo con cui Le rispondo.
don Franco
per nostra fortuna nella nostra vita non dobbiamo risolvere tutti i problemi in un colpo solo. L'importante è guardarli in faccia. Vorrei suggerirle tre passaggi.
1) Prendere atto delle proprie emozioni, dei propri sentimenti, delle proprie paure. Guardare con onestà il nostro presente significa migliorare ed approfondire la conoscenza e l'incontro con noi stessi. Chi soffoca le proprie emozioni e non riconosce le proprie paure come potrà vivere realmente in pace con sè? Nè la rimozione di quei desideri che ci sembrano "impossibile" è un'operazione psicologicamente costruttiva. Ritengo positivo il fatto che la scena di cui Lei mi scrive nella sua graditissima lettera abbia fatto risuonare le corde più profonde.
2) Spero che Lei trovi il modo e il coraggio di parlarne con il suo compagno per constatare l'intreccio dei vostri pensieri e delle vostre emozioni. Anche di eventuali progetti e desideri. Una relazione d'amore è un laboratorio, uno dei "luoghi" dove la nostra "identità progettuale" viene costruita nel dialogo e nel confronto.
3) E poi... quanto tempo avete per maturare una o l'altra scelta... Ma, se posso dire la mia opinione, credo che una "famiglia gay", animata dall'amore e realizzata in una grande apertura relazionale, possa essere un luogo assolutamente sano, costruttivo. Penso agli studi di Graglia, Rigliano, Lingiardi e altri. E chi lo dice che un figlio nato nella famiglia di due uomini sia un "candidato alla sofferenza" più di un figlio nato in una famiglia eterosessuale?
Caro amico, non ho voluto ovviamente fornirLe una soluzione. Con affetto e umiltà ho inteso espermerLe un'opinione.
Intanto, visto che è credente, faccia sull'argomento anche "quattro chiacchiere con il buon Dio" perchè Lui è una fonte di pace e di coraggio.
Carissimo, un grande augurio per il vostro amore, delicato fiore della primavera dei cuori. Custoditelo e fatelo crescere.
Con un forte abbraccio e mi perdoni il ritardo con cui Le rispondo.
don Franco