Solidarietà femminile. Sorellanza. Complicità di genere. Belle parole, d’accordo, ma non sarà un po’ troppo faticoso applicare ciò alle signore della destra governativa che ogni giorno ne inventano una? Ancora ricordo gli attestati di stima e gli applausi per la signora Carfagna, coraggiosa nel definire il partito di maggioranza “un comitato d’affari”. Brava. Passano due giorni ed ecco la marcia indietro: la lodatissima Carfagna nel comitato d’affari ci sta benissimo. Altre dimissioni con l’elastico, quelle di Stefania Prestigiacomo: se ne va sbattendo i piedi. Poi basta un incontro (nemmeno, un contatto telefonico) con il Capo ed ecco che tutto rientra, falso allarma, un quiproquò, scusate tanto. Quella delle dimissioni boomerang, che tornano indietro a stretto giro, sta diventando una pratica corrente e, purtroppo, tutta al femminile, all’interno del partito del governo, un posto dove la coerenza non è esattamente moneta corrente. Basti pensare alla signora Daniela Garnero da Cuneo, famosa con il nome del marito, Santanché, che prima tuonava contro Berlusconi che concepiva le donna “soltanto orizzontali” e ora ne è la più ascoltata consigliera. Misteri del potere arcoriano. Eppure non è a queste signore che va il primato della sudditanza e dello zelo. La campionessa di fine anno è senza dubbio Rosy Mauro, leghista, vicepresidente del Senato, quella che ha dato lo spettacolo peggiore. (Silvia Ballestra)