Zero in condotta. La riforma Gelmini nelle pagelle - Alessandra Fava DAL MANIFESTO DEL 5/03/11
GENOVA - Fai troppe manifestazioni, sei stato assente per malattia e magari non hai tutte sufficienze in pagella? Ti becchi sette di condotta. La cura Gelmini è arrivata nelle scuole. Anche quelle genovesi, dove decine di ragazzi hanno assaggiato ribassi in condotta nelle ultime schede di valutazione. «L'anno scorso avevo nove, ma i prof. dicono che sono stato troppo assente - commenta un ragazzo - a me pare assurdo. Tanto più che, essendo minorenne, ho sempre prodotto le giustificazioni firmate da un genitore sia per le malattie che per le occupazioni». Un professore di un liceo, che preferisce restare anonimo, racconta che «il consiglio di classe è stata una vera battaglia. Una parte dei professori tende a leggere la disposizione del ministero che prevede che la condotta faccia media in maniera molto restrittiva. Altri no. Alla fine ha prevalso la linea punitiva». La materia del contendere è una circolare ministeriale (la n. 46 del 7 maggio 2009) in cui «si ribadisce che il voto di comportamento concorre alla valutazione complessiva dello studente». D'altra parte Gelmini aveva anticipato già all'inizio del 2009 che «la condotta farà media e l'insufficienza sarà più facile perché sappiamo che l'aumento di episodi di bullismo preoccupa molti genitori e insegnanti». Ma altro che bullismo. Alla fine il voto di condotta è stato usato come una clava e spesso per punire gli studenti che hanno partecipato alle proteste dell'ultimo autunno-inverno contro la riforma dell'università targata Gelmini. L'altra motivazione che viene data ai genitori che chiedono spiegazioni dei sette in condotta, è la famosa disposizione contro le troppe assenze, che secondo la propaganda governativa doveva mettere un freno agli istituti regala-diplomi, anche se in realtà c'erano già delle norme che prevedevano un tetto di frequenza. Dopo il solito annuncio del ministro Gelmini («chi farà più di 50 giorni di assenza verrà bocciato»), un nuovo regolamento per la valutazione degli alunni, all'articolo 14, comma sette, ha stabilito che «a decorrere dall'anno scolastico di entrata in vigore della riforma della scuola secondaria di secondo grado, ai fini della validità dell'anno scolastico, per procedere alla valutazione finale di ciascuno studente, è richiesta la frequenza di almeno tre quarti dell'orario annuale personalizzato» e che «il mancato conseguimento del limite minimo di frequenza, comprensivo delle deroghe riconosciute, comporta l'esclusione dallo scrutinio finale e la non ammissione alla classe successiva a all'esame finale di ciclo». «Stanno cercando di seminare il panico e mi pare chiaro che abbiano voluto punire chi ha manifestato - dice Anna B., suo figlio studia in un istituto alberghiero - Alla fine con lo spauracchio della bocciatura, mandiamo i figli a scuola anche con la febbre pur di non perdere altri giorni». Il responsabile regionale dell'Unione degli studenti, Andrea Ugolini, aggiunge un'altra riflessione: «Si cerca di boicottare ogni forma di movimento, anche con norme interne agli istituti. Ad esempio il direttore scolastico del liceo scientifico Cassini ha stabilito nel regolamento d'istituto che non si possono giustificare le assenze scrivendo manifestazione e per ora né gli studenti né i genitori sono riusciti ad annullare quella norma, perché al momento del voto, tutti i professori per paura si allineano su quello che vota il preside». I sindacati della scuola, anche quelli autonomi, sembrano aver accettato le nuove disposizioni ministeriali. «Oggi il voto in condotta fa media - è il commento di Sebastiano Franchina dei Cobas - In pratica vanno rivisti i voti. Quello che era un sette in condotta oggi è un cinque. Quello che oggi è un sette prima era un nove».