giovedì 26 maggio 2011

BENI COMUNI

 Da qualche tempo si torna a parlare di «beni comuni». Ne parlano promotori del referendum contro la «privatizzazione» del servizio idrico integrato dell’acqua, i politici locali che, tutti, dicono che la città è un «bene comune». Ne parlano gli intellettuali che ne fanno oggetto di dibattito culturale, Ne parlano gli economisti che si interrogano sulle forme di gestione dei beni comuni. Ma che cosa sono i beni comuni? Sono la comunanza di ciò

che è essenziale nella convivenza umana e tra le specie, oggi e domani.

Poiché l’attuale modello di sviluppo tende invece, a privatizzare tutto, anche qui alle Valli abbiamo assistito alla nascita di movimenti per rivendicare il valore di «bene comune» di alcune risorse e servizi: l’acqua, la scuola, l’ambiente, addirittura il lavoro (termine con il quale si intende una dignitosa e partecipata sussistenza sociale). Questa riproposizione rappresenta una ripresa delle radici greche e cristiane del pensiero politico contemporaneo. Ma quanti sono d’accordo? Il 12 giugno, quando si voterà per i referendum sapremo quanti sono gli italiani interessati a ragionare sui temi del futuro comune.

Acqua e energia sono beni «comuni», cioè di tutti.

Giorgio Gardiol