Sparare contro i palestinesi che manifestano, armati di rabbia e di sassi, su una linea di confine sentita come ingiusta pare a me un errore drammatico da parte dei governanti di Israele. Comprensibile, sicuramente che il loro sia un gesto dettato dalla paura nel momento in cui tanti popoli arabi si liberano dei loro tiranni mettendo in crisi equilibri costruiti faticosamente negli anni. Sbagliato, tuttavia, e sicuramente sbagliato, presentarsi a popoli che stanno prendendo in mano il loro destino all’interno di una situazione ancora assai fluida con un gesto così gratuitamente violento. Il fatto che i soldati israeliani e quelli siriani abbiano sparato nello stesso giorno ed in circostanze simili propone il paradosso della attuale situazione in un Medio Oriente, sospeso fra il vecchio e il nuovo, in cui un Paese forte delle sue istituzioni e della sua cultura come Israele potrebbe assumere un ruolo determinante nello sviluppo di un processo di pace. Smettendo di sparare e di aver paura.
Aprendo con una fiducia nuova negoziati diversi da quelli, pieni di incertezza e di timori, che (non) sono andati avanti fino a ieri.
(Luigi Cancrini)