giovedì 25 aprile 2013

ORSARA DI PUGLIA, UNA RELAZIONE DI DANIELE GARRONE

 

A Orsara di Puglia, la sera del 23 febbraio, la relazione del prof. Daniele Garrone su “La chiesa e l’antisemitismo” è stata introdotta da una breve presentazione di chi scrive sul XVII Febbraio e da un dotto intervento della prof.ssa Ada Prismo sulle varie interpretazioni della Shoah. Nell’ambito della Shoah – ha esordito Prisco – ci si muove fra memoria e oblio, fra silenzio e parola, sottolineando il valore della dimenticanza in contrapposizione alla memoria. Essa è partita da un gustoso episodio del Talmud in cui si narra di un angelo che, toccando le labbra dell’uomo, provoca la dimenticanza di tutto ciò che il medesimo ha imparato. Secondo questa tradizione chassidica, senza la dimenticanza l’umanità non si impegnerebbe in nulla.

C’è un tempo per la dimenticanza e un tempo per la memoria, fondamentale quest’ultima perché certi eventi non si ripetano più.

Una vasta gamma di pensatori si è interrogata sul senso della Shoah. Ma darne un snso per alcuni di loro rimane addirittura blasfemo. Dopo Aushwitz si può parlare ancora di Dio? Si può fare ancora teologia? Si tratta in fondo di confrontarsi con il male, il male assoluto. Per la poetessa polacca Wislava Szymborska, premio Nobel per la letteratura nel 1996, non ci sono parole adeguate a descrivere l’efferatezza di quell’immane strage.

D’altronde il pensiero ebraico ha cominciato da poco a elaborare il lutto della Shoah. Né, peraltro, i sopravvissuti possono a cuor leggero sottrarsi alla responsabilità di lasciarne memoria alle giovani generazioni. E il filosofo Hans Jonas si chiede: “Quale Dio dopo Aushwitz?”

Spetta al teologo L. Rubenstein, sulla scorta della teologia nordamericana della “morte di Dio”, introdurre il concetto di Dio oltre la storia quale “Santo Nulla”. Un suo allievo sostiene che è necessario superare la logica di Aushwitz che significa il potere di oppressione che annientà la libertà, la dignità, la vita di uomini, donne e bambini giudicati superflui, senza potere. Quando questa logica del potere sarà superata, allora si potrà dire che l’elaborazione del lutto sarà compiuta. Altre interpretazioni sono state illustrate: dal nascondimento del volto di Dio e alla sua ostinata negazione a fronte della tragedia indicibile della sterminio ebraico al sacrificio vicario del popolo ebraico e alla presenza sofferente di Dio. Ma “se ciascun popolo guarderà solo al proprio dolore allora prevarrà sempre la ragione del risentimento e della vendetta. Se invece la memoria del dolore sarà anche la memoria del dolore altrui, persino del nemico, allora sarà l’inizio del processo di comprensione. Dare voce al dolore dell’altro può essere la via per la comprensione e la pace” (C. M. Martini).

E quest’ultima affermazione fa tornare in mente la frase di una poesia di Szymborska: “Ascolta come mi batte forte il tuo cuore”.

(Giovanni Magnifico, Riforma 19 aprile)