sabato 4 aprile 2015

Pace tra le religioni

E' in particolare sul dialogo interreligioso che si sofferma, in un dossier apparso sul primo numero del 2015 della rivista di teologia Voices, la Commissione Teologica Latinoamericana dell'Associazione Ecumenica dei Teologi e delle Teologhe del Terzo Mondo (Eatwot o Asett), in vista proprio della sua partecipazione al Forum Sociale Mondiale di Tunisi. Un tema, come evidenzia nella presentazione del dossier il teologo brasiliano Luiz Carlos Susin, di importanza più che mai cruciale, per la causa della pace, dei poveri e della biosfera: «Il nostro tempo - sottolinea Susin - ci ha concesso di vedere per la prima volta la Terra dallo spazio, permettendoci di riconoscere questo piccolo pianeta roccioso, azzurro, bianco e verde, come la nostra dimora nell'immenso universo. Le fotografie ci hanno mostrato quanto siano artificiali le frontiere politiche e le sovranità nazionali. Le nubi e gli uccelli vanno e vengono, senza passaporto, e così anche la contaminazione». E se a questo aggiungiamo la crescita del fenomeno migratorio, «compreso quello illegale, anch'esso senza passaporto» e il moltiplicarsi dei conflitti nell'intero pianeta, si comprenderà chiaramente l'entità della sfida che ci troviamo di fronte: «O arriveremo ad essere una grande famiglia, o smetteremo di esistere». In questo quadro, prosegue Susin, il dialogo interreligioso è diventato uno dei grandi segni del nostro tempo, secondo la tesi ormai celebre del teologo Hans Küng: non ci sarà pace tra le nazioni senza pace tra le religioni e non ci sarà pace tra le religioni senza la conoscenza reciproca e il riconoscimento comune «di ciò che ci rende unici e irriducibili nella ricchezza delle differenze». Il riconoscimento che tutte le religioni sono, come sottolinea la Commissione Teologica Latinoamericana dell'Eatwot, «risposte umane al Mistero Divino e, per questo, possiedono tutte la loro validità e la loro peculiarità irripetibile, il loro carisma e la loro grazia. E, sempre per questo, tutte si complementano e tutte ci arricchiscono». Ma anche, d'altro lato, tutte hanno bisogno di cambiare mentalità e di adottare una visione che sia all'altezza dei tempi attuali, perché siano «incrollabili dinanzi all'ingiustizia, imbevute totalmente di amore, aperte a una visione radicalmente pluralista, coscienti della relazione di fratellanza universale con tutti gli esseri animati e inanimati».
Tanto più necessari, tale conoscenza e tale riconoscimento, considerando i pregiudizi esistenti intorno all'islam, «visto erroneamente da molti cristiani - scrive la metodista brasiliana Magali do Nascimento Cunha - come una religione di natura intollerante, violenta e minacciosa» (per quanto il Corano, come ricorda il benedettino brasiliano Marcelo Barros, ritenga in realtà il dialogo con le "persone del libro", ebrei e cristiani, «non soltanto possibile, ma utile e buono») e considerato «come un gruppo religioso monolitico», malgrado la «diversità di teologie e di tradizioni di pensiero filosofiche e giuridiche, come pure di forme di devozione popolare».

(Adista 28 marzo 2015)