domenica 4 dicembre 2016

STAMATTINA

Sulla scorta di alcune riflessioni bibliche dello studioso ebraico Marc Alain Ouaknin, in una celebrazione eucaristica intensa, oggi abbiamo ricostruito il passaggio da "avvento come tempo liturgico particolare all'avvento come dimensione permanente dell'esistenza".
L'attesa biblica di "cieli nuovi e terre nuove" valorizza, orienta, corregge e seleziona le nostre attese situandole nella direzione messianica, cioè del regno della giustizia e dell'amore. Le nostre attese possono aprirsi al sogno di Dio, possono diventarne parte.
L'avvento è l'attesa dell'oltre, dell'avanti, di un futuro su cui scommettere: "c'è sempre un po' più in là, una porta che si aprirà sull'avvenire", dice Rabbi Nachaman.
Il tempo d'avvento è tempo messianico perché esprime, accogliendo il sogno del Dio della creazione, la possibilità che vi sia un aldilà del presente verso il quale andare sia pure a piccoli passi.
Paolo nella Lettera ai Romani  scrive che tutti e tutto è un "parto": siamo tutti e tutte partorienti e costruttori di futuro messianico. Questa è la nostra vocazione umana e cristiana.
Franco Barbero