domenica 31 dicembre 2017

INDOVINA CHI PUOI TROVARE IN BIBLIOTECA A NEW YORK

A quante cose possono servire i libri! Anche a riempire la vita di un senzatetto. Davvero. Comprarli è giusto, per chi può. Leggerli è un diritto, per chi non ha i mezzi. Qui a New York una delle istituzioni cittadine che funzionano meglio è la rete delle Public Library le biblioteche municipali. Sono tante, ne trovi una in ogni quartiere. Fornitissime di libri, che puoi prendere in prestito anche per portarli a casa, così come i giornali e le riviste, ma anche i Dvd dei film e documentari, i Cd musicali. È tutto gratuito, con poche formalità d'iscrizione. Le Public Library sono aperte con orari prolungati, almeno fino alle nove di sera. In tutte le stagioni e particolarmente d'inverno, i senzatetto sono benvenuti. Hanno il diritto di leggere anche loro, oltre a ripararsi in ambienti sicuri, riscaldati e bene illuminati. Non solo per questo, le Public Library hanno sviluppato da molti decenni un ruolo sempre più esteso in questa metropoli. Per certi versi fanno da surrogato di un Welfare State. Dentro le biblioteche infatti i meno abbienti che non hanno accesso Internet a casa propria (magari perché non hanno casa) trovano dei computer per navigate e un`assistenza su come usarli. È un luogo dove ci si può fare aiutare a riempire una domanda per il sussidio di disoccupazione, o compilare un curriculum vitae per un colloquio di assunzione. Si può avere aiuto per destreggiarsi sui siti che gestiscono l'assegnazione di case popolari, o trovare le informazioni sulla sanità, e perfino farsi la nuova carta d`identità cittadina.
Questi ruoli sociali della rete delle biblioteche li ho appresi un po' di persona col passare degli anni - soprattutto grazie a mia moglie Stefania, che e un'assidua frequentatrice - e un po' grazie a un bel documentario, Ex Libris, un viaggio dentro la vita quotidiana delle Public Library. Affascinante. Sono una città nella citta. Non solo i più poveri ma anche molti che non hanno un`abitazione comoda in cui leggere o studiare, preparare gli esami o una tesi di laurea, passano un bel pezzo della propria esistenza lì dentro. Circondati dai libri. Resiste perfino una funzione antichissima, che credevo superata nell'era di Google e delle enciclopedie online: molti vanno dal bibliotecario a chiedere informazioni su un vocabolo, un personaggio storico, un evento, un luogo geografico. È un motore di ricerca umano, che fruga nello scibile e trova le risposte. La quantità di libri è impressionante, perché le biblioteche della città sono collegate fra loro e con quella centrale (a Bryant Park, bellissimo edificio d'epoca), cosicché se un volume non è disponibile te lo procurano in 48 ore. Per restituirli puoi usare delle apposite "cassette delle lettere" anche fuori dagli orari di apertura. L'istituzione è talmente amata dai cittadini, che solo pochissimi libri non tornano alla base. Anche tra i newyorchesi ricchi che non ne avrebbero bisogno c'è chi ama la Public Library: si regge non solo su denaro pubblico ma su un flusso antico, costante e generoso di donazioni private.
Dentro l'archivio centrale è sepolto anche un prodigioso diario di vita di New York: tutte le collezioni dei giornali di questa città, dalla nascita a oggi. Nessuna casa editrice, neppure quella del New York Times, possiede un archivio così completo.
È una banca dati affascinante, che dà le vertigini. Lì dentro puoi consultare liberamente le cronache dei grandi eventi storici, o i delitti più atroci. Puoi esplorare le grandi trasformazioni urbanistiche e sociali di questa città, o le cronache mondane e i gossip dal 1700 ai nostri giorni. Sono convinto che molti romanzieri illustri, incluso qualche premio Nobel, hanno passato mesi della loro vita a saccheggiare questo tesoro.
Federico Rampini

(Il Venerdì 16 dicembre)