EUCARESTIA
24.6.2018
Gay Pride:
da orgoglio gay ad una marcia per tutti
MUSICA
Freschi
di Gay pride, vogliamo oggi interrogarci sulle ragioni che hanno
portato alla nascita di questa sfilata e riflettere sul reale
significato che essa ha o dovrebbe avere.
Quando
nasce il Gay pride?
Tutto
ebbe inizio nel 1969 a New York, con i moti dello Stonewall Inn.
Negli Stati Uniti l'intero decennio degli anni Sessanta era stato
attraversato da tensioni continue fra polizia e persone gay, lesbiche
e transessuali, riflesso del più ampio fenomeno di mobilitazione
contro le discriminazioni che stava interessando la società
americana. Erano gli anni delle marce per i diritti dei neri, il
periodo di incubazione del femminismo, l'inizio di un risveglio
civile e politico che avrebbe portato alla rivoluzione dei costumi
sessuali e del diritto di famiglia. L'intolleranza delle autorità
verso le componenti omosex della società era avallata dalla legge,
che discriminava apertamente i gay e perseguiva penalmente la
sodomia. Il locale newyorchese Stonewll Inn divenne il punto di
riferimento per la comunità omosessuale del quartiere. Le retate
della polizia erano frequenti e i gestori finivano spesso al
commissariato di polizia per violazione delle leggi dello stato. Il
28 giugno 1969, di fronte all'ennesimo raid, i frequentatori del
locale, le drag queen e i giovani della zona reagirono con la forza.
Gli scontri andarono avanti per ben 6 giorni e segnarono l'inizio
della mobilitazione politica per il riconoscimento dei diritti dei
gay. Il 28 giugno 1970, nell'anniversario della rivolta di Stonewall,
Craig Rodwell e altri attivisti diedero vita ad una manifestazione
chiamata Christopher Street Liberation Day, una marcia pacifica dallo
Stonewll Inn a Central Park per reclamare diritti e dignità per
tutti gli omosessuali e i transgender. Quello
fu il primo Gay Pride della storia, nato fin dall'inizio come
occasione per dare visibilità al mondo gay e sensibilizzare
l'opinione pubblica e il potere sul tema dei diritti e della lotta
contro le discriminazioni.
Oggi i Gay
pride sfilano in diverse città del mondo ma per quanto sfilino
persone comuni, l’attenzione è purtroppo rivolta alla sfilata
carnascialesca, una processione folcloristica che fa
dell’esagerazione il marchio di fabbrica: un palcoscenico con
un’estetica ed un linguaggio di dubbio gusto. Ma il trash e la
volgarità ledono i diritti, li mortificano, ne sminuiscono il
valore: il rischio è radicalizzare stereotipi, pregiudizi, gretto
umorismo. Solitamente grande assente è il dibattito sui temi che
riguardano le diversità. La piattaforma politico- culturale, in
genere, è totalmente assente o, peggio, autoreferenziale: di
convegni, incontri, iniziative, idee, proposte di riforma, c’è
molto poco. Resta solo retorica. Dovremo allora chiederci, dov’è
l’attualità dei pride? Serve davvero questa inutile ostentazione
di diversità, di sfrontata appartenenza? Quando parliamo di comunità
LGBTQIA, di chi parliamo? Attraverso un minuzioso lavoro di
catalogazione, ciascuna sfumatura sessuale risulta ricondotta in
precisi sottogruppi: specifici, omogenei e circoscritti. Qualsiasi
scelta a senso unico è un’autolimitazione. La libertà di scelta è
un diritto.
Un vero
movimento di liberazione mette all’ordine del giorno la libertà
all’autodeterminazione sessuale: si tratta di andare oltre
l’affermazione di sé come membro di comunità “Altra”.
Liberazione, oltre che identità. Si tratta di reclamare ed esigere
eguali diritti non in quanto membri della comunità LGBTQAI, “genere
speciale” da tutelare, ma semplicemente perché membri del “genere
umano” libero. Le parole scelte quotidianamente caratterizzano il
modo di percepire la realtà.
La piena
uguaglianza non la si ottiene con istituti giuridici ad hoc,
appositamente creati per i gay poiché, paradossalmente, creano
diseguaglianza. Per il riconoscimento e la tutela dei diritti
inviolabili fondamentali, meglio contare su un diritto positivo
ispirato al principio di eguaglianza piuttosto che confezionato su
misura in base alle preferenze sessuali. A pari doveri, dovrebbero
corrispondere pari diritti. Diritti seri. Non frattaglie di diritti,
frutto di un patteggiamento politico al ribasso. Non si può pensare
possa bastare una campagna di sensibilizzazione mediatica specifica:
non si tratta di condannare un comportamento
errato ma di educare a tenerne uno corretto.
Il rischio altrimenti è di fare del populismo a colpi di demagogia.
Fintanto che i valori fondanti della nostra società sono
caratterizzati da relazioni di potere tra un modello dominante ed un
modello “Altro” inferiorizzato, l’atto di violenza viene
giustificato. Se si opta per un “modello naturale” è inevitabile
che si creino delle relazioni asimmetriche tra ciò che è percepito
come il “naturale” e ciò che è vissuto come il “non
naturale”. Occorre sviluppare e proporre modelli culturali “altri”,
ricercare nuove espressioni di educazione civica, abbracciare una
visione del mondo maggiormente inclusiva e rispettosa delle scelte di
vita di ciascuno, ampliare i registri sociali, culturali,
linguistici, introdurne di nuovi. Sarebbe più
corretto parlare di marcia dei diritti più che di Gay pride che
ponga al centro del sistema l’individuo, cittadino del mondo,
nel rispetto dei valori universali contenuti nella Carta
Costituzionale e ribaditi nella Dichiarazione Universale dei Diritti
Umani. Una marcia che sia espressione del disagio economico,
culturale, sociale; un’occasione per dare visibilità agli
invisibili, ai “sommersi mai salvati”, esuli dal diritto,
desaparecidos della società civile, voci silenziose. Sposarne le
istanze, viverne le ingiustizie, i soprusi continui, perpetrati
nell’indifferenza quotidiana, vissuti con “dignitosa”
rassegnazione.
Ciò che
conta non è chi sfila, ma per cosa sfila. In
gioco non ci sono solo i diritti della Comunità LGBTQIA, ma quelli
di tutti i cittadini. Sì, siamo tutti froci, tutte lelle, tutti
trans. Ma siamo anche tutti anziani, matti, disabili, stranieri,
miscredenti, puttane, vittime di femminicidio e di bullismo,
senzatetto, senza lavoro, senza reddito, senza diritti.
Leggiamo
insieme alcuni dei testi che da sempre vengono utilizzati per la
condanna della omosessualità nella Bibbia:
Sodoma
(Genesi 19, 4-5)
Non
si erano ancora coricati, quand'ecco gli uomini della città, cioè
gli abitanti di Sòdoma, si affollarono attorno alla casa [di Lot],
giovani e vecchi, tutto il popolo al completo. Chiamarono Lot e gli
dissero: «Dove sono quegli uomini [gli angeli] che sono entrati da
te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!».
Levitico
18, 22;24;29
Non ti coricherai con un uomo come si fa con una
donna: è cosa abominevole. 24Non rendetevi impuri con nessuna di
tali pratiche, poiché con tutte queste cose si sono rese impure
le nazioni che io sto per scacciare davanti a voi. 29Chiunque
praticherà qualcuna di queste abominazioni, ogni persona che le
commetterà, sarà eliminata dal suo popolo.
Levitico 20, 13
Se uno ha rapporti con
un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso un
abominio; dovranno essere messi a morte: il loro sangue ricadrà
su di loro.
Sono
fra coloro che, fino a non molto tempo fa, si sentivano
scarsamente interessati alle tematiche argomentate e presentate in
occasione dei “Pryde”, principalmente perché ho spesso
giudicato inopportune talune coloriture carnevalesche di questa
manifestazione, che ancora conservo.
Tuttavia,
grazie al percorso di conoscenza dell’argomento catalizzato
dalla mia partecipazione ai gruppi della Comunità, ho iniziato un
percorso di migliore conoscenza dell’argomento.
Nella
mia, pur limitatissima, esperienza ho notato che spesso gli
atteggiamenti negativi verso l’omosessualità discendono dalla
mancata conoscenza di soggetti che vivano questa condizione.
Il
che determina un atteggiamento di superiorità saccente verso
questa sfera della personalità umana.
Il
tutto, però, nasce dall’insano rapporto con la sessualità
tanto etero, quanto omosessuale.
Penso
che nella nostra cultura, sia laica, sia religiosa, esista una
qualche forma di incentivazione verso la genitorialità, anche per
argomenti di perpetuazione della specie; l’omosessualità, non
avendo immediatamente disponibile quest’orizzonte, è stata
finora vista come fenomeno strano, da contrastare.
Penso
che arcaicamente l’omosessualità fosse contrastata perché mal
si configurava alla luce del comandamento: “crescete e
moltiplicatevi”.
Oggi,
le cose stanno cambiando, ma una mentalità millenaria è
difficile da superare.
Io
penso che solo con un assiduo esempio di come le famiglie
“arcobaleno” possano essere funzionali ad un disegno di
miglioramento della società, sarà simmetricamente possibile
aumentare la tolleranza e la valorizzazione verso questi
aggregati.
Forse
per questo, penso che taluni aspetti goliardici, provocatori del
Gay pryde siano scarsamente utili alla causa che vorrebbero
legittimamente promuovere.
Quando
nella Bibbia troviamo accenni all’omosessualità, penso che se
si tratti di accenni critici, negativi… anche perché, come
diciamo spesso, la Bibbia non è la parola di Dio, ma il campo nel
quale è sotterrata all’interno di un forziere. Bisogna scavare
per dissotterrare ciò che è nascosto in quel campo. (Valter)
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RIFLESSIONI
1. Il
Signore è il mio pastore, il Signore mi ha creato e mi ha dato le
stesse possibilità e la stessa dignità di qualunque altro fratello
o sorella che poggi piede sulla terra. Perché dovrei mai tradire
l’intento del mio Signore? Perché disprezzare ed emarginare ciò
che il Signore ha amato?
2. Ringrazio
Dio perché mi sento sicuro del Suo amore, mi sento creato per amore.
Ma non sono la Sua unica creatura e il cuore di Dio è grande, come
quello di un genitore amorevole che ama tutti i suoi figli, ognuno
nella sua diversità.
3. Il
Signore è il mio pastore, su pascoli erbosi mi fa riposare. Il
Signore è la mia roccia, con una mano mi tengo ben stretto ad essa e
con l’altra tengo quella del mio fratello, perché non cada.
Tutti.
Spezziamo insieme il pane anche oggi e facciamo memoria della cena in
cui Gesù spezzò il pane e versò il vino e li divise fra i
discepoli, chiedendo loro di fare altrettanto e così perpetuare il
suo messaggio ed esempio: “Fate questo in memoria di me”. Così
disse l’amato maestro e così cerchiamo di fare noi, ogni giorno
della nostra vita.
MUSICA
PREGHIERE
SPONTANEE
PADRE NOSTRO
Padre
nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo
regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci
oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci nell’ora
della prova, ma liberaci dal male.
Riflessione
finale:
“Pensavo
che la cosa peggiore nella vita fosse restare solo. No, non lo è. Ho
scoperto che la cosa peggiore è quella di finire con persone che ti
fanno sentire veramente solo”. (Robin Williams)