I
discepoli di Emmaus (Luca 24, 13-35)
In
questo brano la Comunità di Luca vuole rappresentare il cammino
interiore che i discepoli hanno dovuto compiere prima di ritrovarsi e
riprendere a diffondere il messaggio di Gesù. Pian piano hanno preso
consapevolezza che Dio non aveva abbandonato Gesù nella morte, ma
che gli aveva dato una vita nuova presso di sé. Per questo nasce il
genere letterario delle apparizioni, non dobbiamo confondere la fede
con la fisicità.
Essi
avevano vissuto la morte atroce di Gesù come una grande sconfitta,
chissà quanto tempo ci sarà voluto prima di riprendere ad
incontrarsi e a maturare il fatto che Gesù era vivo presso Dio...
Il
cammino dei discepoli può essere paragonato al cammino che compiamo
durante la nostra vita, succedono tanti avvenimenti, incontriamo
tante persone, a volte cadiamo nello sconforto, ma la sola certezza
che maturiamo, cammin facendo, è quella che Dio non ci abbandona
mai, Egli è la compagnia della nostra esistenza, come dice il salmo
è la Roccia a cui possiamo appoggiarci.
Alcune
piccole osservazioni sul testo:
*I
discepoli erano in due. In due è sempre meglio: ci si sostiene, si
affrontano meglio gli inciampi del cammino.
*Riconoscono
Gesù nello spezzare il pane. Questo gesto che noi compiamo durante
l’Eucarestia ci ricorda che solo nel condividere sta la nostra vera
felicità e che questa è la volontà di Dio: spezzare il cibo, il
tempo il nostro denaro, l’ascolto, l’accoglienza…
*Ma
riconoscere Gesù in quel gesto significa anche che, quando noi
riusciamo a compierlo, Dio ci aiuta e ci sostiene perché sa che
siamo creature fragili.
*Inoltre
si nominano le Scritture… “Non ci ardeva il cuore nel petto
quando lungo il cammino ci spiegava le Scritture?” ecco
l’importanza vitale della lettura biblica nei nostri gruppi
comunitari.
*In
questo brano mi pare di leggere il programma delle Comunità di
allora e anche di quelle di oggi: il ritrovarsi, la condivisione
intesa come pratica della giustizia, lo spezzare il pane, inteso
anche come preghiera e lettura della Bibbia.
Vorrei
riprendere brevemente un articolo di Recalcati apparso su Repubblica
di questi giorni intitolato : “ALZATI E CAMMINA, una risurrezione
laica”.
In
questo articolo sostanzialmente ci ricorda che la vita è più forte
della morte e che noi dobbiamo combattere contro questo desiderio che
stranamente è insito in noi stessi.
La
parola ebraica che Gesù usa è Kum! per far risvegliare Lazzaro
avvolto nelle bende, ma è anche Kum la parola che Dio rivolge a
Giona per mandarlo in missione a Ninive…
Inoltre
Recalcati scrive che se la resurrezione non può pretendere di
liberare la vita dalla morte, essa può invece liberare la vita dalla
paura paralizzante della morte e dalla sua tentazione, perché la
paura della morte ci priva della gioia infinita della vita e può
nascondere la paura della vita stessa.
E’necessario
testimoniare che non tutto è morte, non tutto è devastazione, non
tutto è destinato a finire, che risorgere è un compito della vita
ed è il segreto della parola Kum!
Nonostante
l’apparenza abbiamo sperimentato che i momenti più fecondi di una
vita, anche della nostra, sono quelli in cui la crisi, il fallimento
ci hanno attraversato, ma proprio da questi momenti sono risorte
nuove speranze e nuove decisioni che hanno dato alla nostra vita vera
una svolta.
Maria
Grazia Bondesan