Medici
Senza Frontiere: <<Ora
rifugiati e richiedenti asilo senza
cure mediche>>
Il decreto
<<regalato>>
da Salvini produrrà, e già produce, un magma infernale di regole
arbitrarie e oscure, tendenzialmente inapplicabili, e di nuova
irregolarità, ricacciando in un limbo centinaia di migliaia di
rifugiati e richiedenti asilo. Un limbo di invisibilità, di
marginalità sociale, una zona grigia da sans-papiers,
dove non viene garantito neanche l'accesso ai servizi socio
assistenziali a persone spesso minate nella mente e nel fisico dalle
vicissitudini del viaggio.
E’ questa la
denuncia su cui torna Medici senza Frontiere, ong che - prima di
partecipare alla missione di soccorso sulla nave Aquarius - da oltre
un decennio fornisce il primo soccorso agli sbarchi, gestisce due
centri a Tripoli in Libia e un ambulatorio a Roma per i sopravvissuti
ad abusi e torture. Msf insiste nell'esprimere <<fortissima
preoccupazione>>
perché - ricorda - si tratta di persone estremamente vulnerabili,
che ora verranno gettate in megastrutture - i Cas - sovraffollate e
spesso mal tenute, dove è facile che se si è manifestato un
disagio mentale, non venga curato e si aggravi.
L'abrogazione,
non solo dei progetti di accoglienza Sprar, ma dello stesso permesso
di soggiorno per motivi umanitari contenuta nel decreto-sicurezza
allarma moltissimo Msf. Quello era un titolo che dava diritto
alla permanenza in Italia per due anni e, al pari della richiesta
d'asilo, consentiva il normale accesso all'anagrafe, anche senza
residenza, quindi alla registrazione nel servizio sanitario
nazionale. Oltre 140 mila rifugiati si trovano in questa condizione.
E con loro, quelli che avevano presentato domanda prima dell'entrata
in vigore del famigerato decreto che ora il governo, a colpi di
fiduce, intende trasformare in legge. Già con la circolare del
Viminale di luglio, che prescriveva di limitare la concessione dei
permessi umanitari, le questure hanno stretto i criteri di ammissione
è il tasso di riconoscimento della protezione è scivolato dal 26-
28% degli ultimi anni al 17%.
Ora con il dl le
tipologie di permesso, sempre della durata massima di un anno,
diventano tre - per <<calamità
naturale>>,
in quanto <<vittime
di violenza o di grave sfruttamento lavorativo>>
e infine <<per
cure mediche>>.
Ma in quest'ultimo caso ci deve essere una attestazione di
<<gravità>>,
che non si sa quale autorità medica debba emettere e in base a quali
criteri. Il testo del decreto - che Msf voleva emendare e
ancora spera venga corretto nella conversione in legge - non dice
niente in merito al Ssn mentre viene esplicitamente limitato
l'accesso alle prestazioni sociali, come le abitazioni di
edilizia economica e popolare.
Per i rifugiati
e i richiedenti asilo non restano che le prestazioni residuali del
circuito Stp (ambulatori per <<stranieri
temporaneamente residenti>>)
e le cure mediche considerate <<urgenti
ed essenziali>>,
di fatto quelle di pronto soccorso ospedaliero. Inoltre mentre Msf
fa notare la gravità, anche per gli italiani, dell'inserimento dei
luoghi di cura nelle procedure di <<daspo
urbano>>,
prima esplicitamente esclusi.
Il Manifesto 8/11/2018
Rachele
Gonnelli