sabato 15 dicembre 2018

MERAVIGLIARSI

"I racconti di miracolo"
Meravigliarsi.
Può darsi che il lettore, condotto a prendere visione di tanti sentieri di ricerca biblica e teologica, si sia un po' smarrito nel piccolo labirinto di queste pagine aperte a molti significati e a molte interpretazioni. Non abbiamo  la pretesa di fornire, al termine di queste pagine, un punto di osservazione che unifichi il tutto o un obiettivo che sia assolutamente prioritario nell'annuncio di fede ai bimbi. Probabilmente ogni tentativo di una sintesi, per quanto riguarda il messaggio che i racconti di miracolo ci trasmettono, e destinato a fallire. Ci sembra però di poter dire che una delle finalità essenziali che tali pagine bibliche si prefiggono consiste nell'educarci e nel risvegliarci alla "meraviglia" per le opere di Dio. Che cos'è questo stupore che il credente e sperimenta ogni giorno, se il suo occhio cuore sa vedere, gustare e penetrare attraverso la trasparenza delle cose, nel suo vivere quotidiano? Che cos'è questa meraviglia che ci esplode dentro come diretta percezione dei "miracoli" che sono quotidianamente con noi? 
La fede ebraica fa della "meraviglia-stupore" un modo di pensare è un modo di essere e di comunicare. Il rapporto con Dio, che si invera nei rapporti con gli uomini e con tutto il creato, è  sostanziato di stupore adorante e di meraviglia che diventa lode e narrazione. 
Il miracolo per il quale ci si meraviglia sovente non ha nulla di straordinario come realtà fattuale e. Ogni giorno per quanto banale sia la sua quotidianità, "Con suo grande stupore, l'uomo biblico si trova di fronte a cose grandi e imperscrutabili, meraviglie senza numero"(Giob.5,9) Le incontra nello spazio e nel tempo, nella natura e nella storia… Non soltanto nei fenomeni naturali e insoliti, ma anche in quelli comuni.  Ne suscitano il suo stupore soltanto le cose fuori di lui…(A. Heschel). La meraviglia fa in modo che tutte le opere di Dio diventino, per l'ebreo credente, delle meraviglie cioè dei miracoli.
Abraham Heschel (Dio alla ricerca dell'uomo, Borla, Roma 1983) documenta come tutta l'esistenza del credente e un miracolo: dal sole che giunge ogni mattino alla oscurità della notte, dal Pagni che si trova sulla mensa ai gesti più ricorrenti dell'esistenza quotidiana: "quello di guadagnarsi il pane è un  miracolo ancora più grande della divisione del mar Rosso" (rabbi Joshua ben Levi).
"La nostra facoltà di percepire il miracolo deve essere tenuta costantemente viva. Poiché è necessario che noi ci sentiamo questa meraviglia quotidianamente, anche il culto deve essere quotidiano. La percezione dei miracoli che sono quotidianamente con noi, la sensazione delle continue meraviglie e la sorgente della preghiera"(pag.68)
Una delle e-mail che verso le quali tendere il vivere ebraico consiste nel "sentire gli atti più banali come avventure spirituali e nel percepire l'amore e la saggezza che si celano in tutte le cose" (ivi, pagina 69). Siccome la routine può soffocare lo stupore e l'abitudine può smorzare il senso  di sorpresa, l'ebreo tenta tutte le strade per esercitarsi a conservare il senso di meraviglia. "La percezione della gloria del Signore e un avvenimento raro nelle nostre vite. Noi non riusciamo a meravigliarci, non riusciamo ad essere sensibili alla presenza (di Dio). Questa è la tragedia di ogni uomo, di offuscare ogni prodigio con l'indifferenza. La vita spesso è routine e la routine e il rifiuto della meraviglia. Il mondo è pieno di splendore spirituale, pieno di segreti sublimi e meravigliosi. Ma una piccola mano tenuta davanti agli occhi nasconde tutto" disse il Baal Shem."Come una monetina tenuta sopra la faccia può impedire la visione di una montagna, così le vanità dell'esistenza possono impedire la visione della luce infinita". I prodigi sono quotidianamente con noi e pure chi e sperimenta il miracolo non se ne accorge. La comprensione del miracolo non è questione di percezione fisica. "Di che utilità e un occhio aperto se il cuore e cieco?" (Pag. 103 -  104). Se i racconti di miracolo non accendono in noi questa fiammata di meraviglia e se non ci educano allo stupore, mancano ad uno degli obiettivi essenziali. Un utilizzo del metodo storico critico che razionalizzasse tutto, senza mettersi al servizio della meraviglia, non aiuterebbe a vedere, nel nostro oggi, le meraviglie che Dio continua ad operare. 
Queste pagine sono in aperta polemica con chiunque voglia soffocare la meraviglia, o stupore, la contemplazione. I racconti di miracoli, in tutte le risonanze alle quali abbiamo appena accennato, sono come finestre aperte su tutte le meraviglie, cioè i prodigi, che Dio continua a seminare nella storia. Leggiamo la parola di Dio E preghiamo per alimentare questo stupore che costituisce una dimensione fondamentale della vita di Gesù e dei suoi discepoli di tutti tempi. Claus Westermann(Teologia dell'Antico Testamento, Paideia, Brescia 1983, pag.75- 78) sottolinea a più riprese che il miracolo è un avvenimento che ha luogo tra Dio e l'uomo, che ha la sua realtà soltanto in questo confronto (pag. 77) ed incontro. Il racconto di miracolo ci spinge a scavare nel presente per scoprire i miracoli nascosti, sollecita la nostra attenzione perché non ci capiti di passeggiare tra I miracoli senza vederli e ci fa ritrovare il candido stupore dell'uomo di fede che loda Dio per le meraviglie che egli opera oggi. Tutto il nostro impegno di interpretazione e di annuncio non può prescindere da questo obiettivo. Colui che anima e coordina un gruppo di catechesi sa che per parlare delle opere di Dio è necessario parlare a Dio. La preghiera che loda e adora il "Dio dei miracoli" è fondamentale per poter narrare le meraviglie del suo amore. E' fondamentale adorare il Dio dei miracoli per poter vedere i miracoli di Dio. 

Franco Barbero  da Lazzaro, vieni fuori, Bra 1986