"I racconti di miracolo"
Meravigliarsi.
Può
darsi che il lettore, condotto a prendere visione di tanti sentieri di
ricerca biblica e teologica, si sia un po' smarrito nel piccolo
labirinto di queste pagine aperte a molti significati e a molte
interpretazioni. Non abbiamo la pretesa di fornire, al termine di
queste pagine, un punto di osservazione che unifichi il tutto o un
obiettivo che sia assolutamente prioritario nell'annuncio di fede ai
bimbi. Probabilmente ogni tentativo di una sintesi, per quanto riguarda
il messaggio che i racconti di miracolo ci trasmettono, e destinato a
fallire. Ci sembra però di poter dire che una delle finalità essenziali
che tali pagine bibliche si prefiggono consiste nell'educarci e nel
risvegliarci alla "meraviglia" per le opere di Dio. Che cos'è questo
stupore che il credente e sperimenta ogni giorno, se il suo occhio cuore
sa vedere, gustare e penetrare attraverso la trasparenza delle cose,
nel suo vivere quotidiano? Che cos'è questa meraviglia che ci esplode
dentro come diretta percezione dei "miracoli" che sono quotidianamente
con noi?
La fede ebraica fa della "meraviglia-stupore" un modo di
pensare è un modo di essere e di comunicare. Il rapporto con Dio, che si
invera nei rapporti con gli uomini e con tutto il creato, è
sostanziato di stupore adorante e di meraviglia che diventa lode e
narrazione.
Il miracolo per il quale ci si meraviglia sovente non
ha nulla di straordinario come realtà fattuale e. Ogni giorno per quanto
banale sia la sua quotidianità, "Con suo grande stupore, l'uomo biblico
si trova di fronte a cose grandi e imperscrutabili, meraviglie senza
numero"(Giob.5,9) Le incontra nello spazio e nel tempo, nella natura e
nella storia… Non soltanto nei fenomeni naturali e insoliti, ma anche in
quelli comuni. Ne suscitano il suo stupore soltanto le cose fuori di
lui…(A. Heschel). La meraviglia fa in modo che tutte le opere di Dio
diventino, per l'ebreo credente, delle meraviglie cioè dei miracoli.
Abraham
Heschel (Dio alla ricerca dell'uomo, Borla, Roma 1983) documenta come
tutta l'esistenza del credente e un miracolo: dal sole che giunge ogni
mattino alla oscurità della notte, dal Pagni che si trova sulla mensa ai
gesti più ricorrenti dell'esistenza quotidiana: "quello di guadagnarsi
il pane è un miracolo ancora più grande della divisione del mar Rosso"
(rabbi Joshua ben Levi).
"La nostra
facoltà di percepire il miracolo deve essere tenuta costantemente viva.
Poiché è necessario che noi ci sentiamo questa meraviglia
quotidianamente, anche il culto deve essere quotidiano. La percezione
dei miracoli che sono quotidianamente con noi, la sensazione delle
continue meraviglie e la sorgente della preghiera"(pag.68)
Una
delle e-mail che verso le quali tendere il vivere ebraico consiste nel
"sentire gli atti più banali come avventure spirituali e nel percepire
l'amore e la saggezza che si celano in tutte le cose" (ivi, pagina 69).
Siccome la routine può soffocare lo stupore e l'abitudine può smorzare
il senso di sorpresa, l'ebreo tenta tutte le strade per esercitarsi a
conservare il senso di meraviglia. "La percezione della gloria del
Signore e un avvenimento raro nelle nostre vite. Noi non riusciamo a
meravigliarci, non riusciamo ad essere sensibili alla presenza (di Dio).
Questa è la tragedia di ogni uomo, di offuscare ogni prodigio con
l'indifferenza. La vita spesso è routine e la routine e il rifiuto della
meraviglia. Il mondo è pieno di splendore spirituale, pieno di segreti
sublimi e meravigliosi. Ma una piccola mano tenuta davanti agli occhi
nasconde tutto" disse il Baal Shem."Come una monetina tenuta sopra la
faccia può impedire la visione di una montagna, così le vanità
dell'esistenza possono impedire la visione della luce infinita". I
prodigi sono quotidianamente con noi e pure chi e sperimenta il miracolo
non se ne accorge. La comprensione del miracolo non è questione di
percezione fisica. "Di che utilità e un occhio aperto se il cuore e
cieco?" (Pag. 103 - 104). Se i racconti di miracolo non accendono in
noi questa fiammata di meraviglia e se non ci educano allo stupore,
mancano ad uno degli obiettivi essenziali. Un utilizzo del metodo
storico critico che razionalizzasse tutto, senza mettersi al servizio
della meraviglia, non aiuterebbe a vedere, nel nostro oggi, le
meraviglie che Dio continua ad operare.
Queste pagine sono in aperta
polemica con chiunque voglia soffocare la meraviglia, o stupore, la
contemplazione. I racconti di miracoli, in tutte le risonanze alle quali
abbiamo appena accennato, sono come finestre aperte su tutte le
meraviglie, cioè i prodigi, che Dio continua a seminare nella storia.
Leggiamo la parola di Dio E preghiamo per alimentare questo stupore che
costituisce una dimensione fondamentale della vita di Gesù e dei suoi
discepoli di tutti tempi. Claus Westermann(Teologia dell'Antico
Testamento, Paideia, Brescia 1983, pag.75- 78) sottolinea a più riprese
che il miracolo è un avvenimento che ha luogo tra Dio e l'uomo, che ha
la sua realtà soltanto in questo confronto (pag. 77) ed incontro. Il
racconto di miracolo ci spinge a scavare nel presente per scoprire i
miracoli nascosti, sollecita la nostra attenzione perché non ci capiti
di passeggiare tra I miracoli senza vederli e ci fa ritrovare il
candido stupore dell'uomo di fede che loda Dio per le meraviglie che
egli opera oggi. Tutto il nostro impegno di interpretazione e di
annuncio non può prescindere da questo obiettivo. Colui che anima e
coordina un gruppo di catechesi sa che per parlare delle opere di Dio è
necessario parlare a Dio. La preghiera che loda e adora il "Dio dei
miracoli" è fondamentale per poter narrare le meraviglie del suo amore.
E' fondamentale adorare il Dio dei miracoli per poter vedere i miracoli
di Dio.
Franco Barbero da Lazzaro, vieni fuori, Bra 1986