sabato 23 febbraio 2019

COMMENTO ALLE LETTURA BIBLICA DI DOMENICA 24 FEBBRAIO

La strada del perdono

Luca 6,27-38

27 Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, 28 benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. 29 A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. 30 Da' a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. 31 Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. 32 Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. 33 E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34 E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35 Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.
36 Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. 37 Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; 38 date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio».
"Il cristiano perdona perché si sente perdonato da Dio. Ogni altra motivazione è secondaria. Perdona chi sa di vivere il perdono di Dio. E' questa la fonte ultima. Efesini 4,32: "Perdonatevi a vicenda come Dio ha perdonato a voi". Dimenticare questo significa parlare di un'altra cosa molto diversa dal perdono evangelico" (José Antonio Pagola, Luca, Borla, pag,85).
Si tratta, in sostanza, di diventare consapevoli del fatto che, per noi cristiani, è possibile perdonare solo se riconosciamo che Dio è la fonte del perdono: "Se non si è fatta l'esperienza di essere perdonati  da Dio, diventa difficile prestare ascolto alla chiamata di Gesù: "Amate i vostri nemici , fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono". (José Antonio Pagola)
Tutti ne abbiamo bisogno
Quando le nostre vite e le nostre relazioni non sono coperte da certi ambigui mantelli religiosi o da linguaggi perdonisti melensi, l'esistenza quotidiana ci dimostra, se sappiamo e vogliamo vedere, che tutti abbiamo bisogno di essere perdonati/e. Nessuno di noi è semplicemente chiamato a perdonare agli altri.
La verità della vita ci fa toccare con mano che abbiamo bisogno che altri ci donino il loro perdono. Spesso possiamo e dobbiamo riconoscere che senza questo perdono ricevuto, la nostra vita si sarebbe perduta nella solitudine o nello sconforto.
Un dare e un ricevere
Usciamo dalla tragica illusione di essere noi quelli buoni, quelli che perdonano agli altri: cioè un perdono a senso unico.
Nelle relazioni di ogni giorno, nella vita associativa o comunitaria, non c'è nessuno che non debba essere perdonato, come non c'è nessuno che non sia in grado di compiere il cammino che Gesù ci indica nel perdono crescente, fino ai nemici.
Nel sentirci tutti "in stato di perdonati" può nascere in noi un nuovo modo di guardare a noi stessi e agli altri/e, Si tratta di un cammino in cui tempi ed esiti non sono scontati. Può la donna violentata perdonare il suo violentatore? Può il ragazzo abusato perdonare chi lo ha abusato? 
Chi descrive perdoni troppo facili e veloci è fuori dalla realtà. Gesù ci indica una strada, ma i tempi e i percorsi sono diversi.
Un orizzonte impegnativo
Questa pagina sovversiva del Vangelo va collocata nella prospettiva di tante pagine della Bibbia ebraica in cui si proibisce la vendetta, si chiede di porre aiuto ad un nemico, di accogliere l'orfano, la vedova e lo straniero. La concezione che l'ebreo Gesù aveva consisteva nel continuo fiorire di esperienze di amore che nella Bibbia avevano le radici.
Si delinea una vita contro corrente, completamente contro corrente, per giunta ogni giorno. Non un gesto ogni tanto.
Helder Camara ci ricorda l'invito di Gesù con queste parole: "per liberarti da te stesso lancia un ponte aldilà dell'abisso creato dal tuo egoismo….cerca soprattutto di sforzarti di amare gli altri invece di amare solo te stesso".
Il passo più lungo della gamba
Le parole di Gesù sovente sono provocazioni. Se è difficile porgere l'altra guancia, oggi è completamente sovversivo "spendersi senza aspettarsi nulla". Dentro la martellante litania della nostra cultura che dice "che  me ne viene?", accettare di giocare la partita della vita senza mettere in conto un sicuro ritorno, costituisce una vera rivoluzione personale e comunitaria. Siamo esattamente al rovesciamento della cultura del "do ut des". Questa è la proposta  sovversiva  di Gesù. 
Molte donne e molti uomini l'hanno accolta e concretizzata . Essa è rivolta anche a te e a me. Mettiamoci in cammino, passo dopo passo, su questa strada.