mercoledì 9 ottobre 2019

MISURE INSUFFICIENTI


Malte Kreutzfeldt, Die Tageszeitung, Germania

Per gli attivisti il piano in difesa del clima annunciato dal governo tedesco è solo un incentivo a continuare la lotta

Se si paragonano le nuove misure proposte dal governo tedesco con quello che un anno fa sembrava possibile ottenere nel campo delle politiche sul clima, è chiaro che sono stati fatti dei passi avanti: allora l’Unione cristianodemocratica (Cdu) non voleva saperne di stabilire un prezzo per le emissioni di anidride carbonica, era impensabile investire miliardi in infrastrutture ecosostenibili e non si trovava una maggioranza neanche per approvare gli incentivi per l’isolamento termico delle abitazioni.
Un anno dopo il dibattito è completamente cambiato: la crisi climatica è diventata la questione politica per eccellenza. Grazie alle manifestazioni degli studenti e ai sondaggi secondo cui un’ampia maggioranza dei tedeschi chiede una maggiore tutela del clima, per la Cdu e per il Partito socialdemocratico è ormai impossibile ignorare la questione. Il nuovo movimento per il clima, culminato nello sciopero globale del 20 settembre, può almeno rivendicare questo successo.
Ma purtroppo le buone notizie finiscono qui, perché le proposte del governo tedesco non devono essere valutate sulla base di quello che sembrava possibile un anno fa, bensì sulla base di quello che sarebbe necessario per rispettare gli obiettivi stabiliti dalla conferenza sul clima di Parigi nel 2015. E in questo caso il bilancio è più che negativo.
Le misure annunciate dalla grande coalizione non sono neanche lontanamente sufficienti per imprimere alla Germania una svolta compatibile con l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5 gradi rispetto all’epoca preindustriale.
Alcune idee sono ragionevoli, per esempio ridurre il prezzo dei biglietti ferroviari e aumentare le sovvenzioni per le auto elettriche. Ma sui punti chiave il fallimento è totale. Siccome la Cdu vuole evitare a tutti i costi la parola “tasse”, per imporre un prezzo alle emissioni sarà usato il sistema dello scambio di quote, che è molto più complicato. Soprattutto, però, questa misura arriva così tardi, il prezzo è così basso e le prospettive future sono così poco chiare che l’efficacia sarà pari a zero. Che i socialdemocratici spaccino questo disastro per un compromesso riuscito lascia a bocca aperta.
Inoltre manca una procedura chiara per verificare il rispetto degli obiettivi e per procedere a eventuali correzioni. E’ proprio questo il problema di fondo di ogni politica sul clima: si prendono grandi impegni ma non si pensa a come mantenerli. Il fatto che la commissione governativa per il clima voglia farsi carico di questo compito non fa ben sperare: ha già rifiutato più volte di guardare in faccia la realtà, come dimostra l’attuale piano per il clima.

Obiettivi superati.

Con questo pacchetto è praticamente impossibile rispettare l’obiettivo di tagliare trecento milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno da qui al 2030. E anche se per miracolo ci dovessimo riuscire, non sarebbe comunque abbastanza, perché gli impegni presi dalla Germania sono ormai superati. Per raggiungere l’obiettivo fissato a Parigi, la riduzione delle emissioni dovrebbe essere circa il 50 per cento più alta di quella fissata. Anche se il governo tedesco continua a parlare della soglia degli 1,5 gradi, finora si è rifiutato di adattare di conseguenza i suoi impegni sulle emissioni.
Per il movimento per il clima, quindi, queste misure possono essere solo un incentivo a continuare la lotta. Finora le proteste sono riuscite almeno a cambiare le priorità e il linguaggio della politica. Se la piazza continuerà a esercitare la stessa pressione anche l’anno prossimo, forse otterremo una vera politica per il clima. Ne abbiamo urgente bisogno.

Internazionale 27 settembre 2019