Le
parole del Papa rabbino
Da
giorni Francesco voleva intervenire contro le rinate persecuzioni nei
confronti degli ebrei. Ha scelto di farlo ieri, con parole, fuori
programma, pronunciate nel corso dell’udienza generale: “Oggi
incomincia a rinascere qua e là l’abitudine di perseguitare gli
ebrei”, ha detto Bergoglio. E ancora: “Fratelli e sorelle, questo
non è né umano né cristiano. Gli ebrei sono fratelli nostri! E non
vanno perseguitati. Capito?”.
Debitamente
informato dai tanti amici ebrei, molti argentini, in particolare su
quanto è accaduto in Italia a Liliana Segre e anche, più in
generale, sul crescere dell’antisemitismo e dell’odio razziale in
Europa e negli Stati Uniti, il “Papa rabbino”, come lo chiamano
amichevolmente i capi spirituali di comunità ebraiche a cui è più
legato, ha voluto dire in prima persone il suo pensiero senza
delegarlo, come era nell’aria, a un comunicato ufficiale della
Santa Sede. Le notizie che gli sono arrivate nel corso dei giorni lo
hanno allarmato e anche addolorato. Di qui la necessità di fare una
scelta di campo precisa e tornare, come è nel suo stile, a puntare
il dito in prima persone contro il ricrescere dell’odio verso gli
ebrei. Fra le persone che più di altre gli hanno portato notizie in
merito c’è Abraham Skorka, il rabbino di Buenos Aires.
Ieri, non a
caso, Skorka ha subito dichiarato all’Osservatorio Romano che
neppure Francesco non sia “certo nuovo questo tipo di interventi”
tuttavia questo suo ultimo “assume una grandissima importanza
soprattutto in un momento storico come quello attuale”.
Un
ano fa, il 23 settembre 2018, il Papa usò parole analoghe in
Lituania a Vilnius, nella città dove il 96 per cento dei 200 mila
ebrei lituani fu sterminato dai nazisti. Dopo aver deposto un mazzo
di fiori nel luogo dove sorgeva il Grande Ghetto dal quale
quarantamila persone vennero deportate e uccise, chiese all’Europa
di guardarsi dal ritorno dell’antisemitismo: “Come si legge nel
Libro della Sapienza, il popolo ebreo passò attraverso oltraggi e
tormenti. Facciamo memoria di questi tempi”, disse.
Ma
il pensiero del Papa sull’antisemitismo è andato e va anche oltre,
coinvolgendo direttamente le colpe dei cristiani. In una prefazione
al libro La Bibbia dell’amicizia. Brani della Torah/Pentateuco
commentati da ebrei e cristiani (San Paolo) uscito meno di un anno
fa, Francesco ha ammesso che “abbiamo alle spalle diciannove secoli
di antigiudaismo cristiano e che pochi decenni di dialogo sono ben
poca cosa al confronto”.
In
sostanza, Bergoglio non teme la verità. Per questo, in occasione
dell’anniversario dell’elezione di Pio XII (2 marzo 1939),
accusato da parte del mondo ebraico di silenzio di fronte
all’Olocausto, ha annunciato che il 2 marzo del prossimo anno
aprirà gli archivi della Santa Sede relativi a quel pontificato sino
alla morte di Pacelli avvenuta il 9 ottobre 1958. La volontà di fare
luce su uno dei periodi più bui della storia è stata presa da
Francesco dopo aver sentito il parere dei suoi più stretti
collaboratori e, come ha dichiarato lui stesso, “con animo sereno e
fiducioso”.
Paolo
Rodari – Repubblica 14/11