domenica 1 dicembre 2019

LE CAUSE DEL DISSESTO DEL TERRITORIO

Sono 7 milioni gli italiani che vivono in aree a rischio frane, alluvioni ed esondazioni di fiumi, in una situazione di incertezza determinata dall'andamento meteorologico anomalo che condiziona la vita e il lavoro. È quanto afferma la Coldiretti in relazione all'ultima ondata di maltempo che ha colpito l'Italia da nord a sud con gravi danni all'agricoltura e la richiesta dell'avvio delle procedure per lo stato di calamità nelle zone più colpite.

Bombe d'acqua su territorio fragile

L'eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai diventata la norma anche in Italia tanto che siamo di fronte ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione che  si manifesta con una più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali e territoriali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo. Le precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d'acqua si abbattono su un territorio reso fragile dal dissesto idrogeologico con 7275 i comuni complessivamente a rischio per frane o alluvioni (il 91,3% del totale) ma la percentuale sale al 100% in Regioni come la Liguria.

Cementificazione e abbandono tra le cause del dissesto

A questa situazione non è certamente estraneo il fatto che il territorio è stato reso più fragile dalla cementificazione e dall'abbandono che negli ultimi 25 anni secondo la Coldiretti ha fatto sparire oltre della terra coltivata (-28%) con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari. Per questol'Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell'attività nelle campagne. Il settore agricolo è quelloimpegnato a contrastare i cambiamenti climatici ma anche quello più colpito con danni per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e alle infrastrutture nelle campagne.

Il Manifesto 21/11