mercoledì 22 gennaio 2020

UNA PAGINA DA NON DIMENTICARE: TENERLA SUL COMODINO....

L’eredità dell'antisemitismo cristiano
‟L'interpretazione che Agostino fornisce degli avvenimenti successivi, determina uno dei temi della teologia cristiana antiebraica, destinato a durare incontrastato fino all’era moderna avanzata:  la maledizione dell'ebreo errante. Quando Dio maledice Caino dicendo: «Quando coltiverai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti, e tu sarai vagabondo e fuggiasco sulla terra», Agostino presagisce:
Chi non vedrebbe, chi non riconoscerebbe come quel popolo, ovunque sia disperso in tutta la terra, gema per la perdita del regno e tremi sotto gli innumerevoli popoli cristiani? Perciò Caino rispose e disse: Troppo grande è la mia colpa; se oggi mi scacci dalla faccia della terra mi nasconderò alla tua vista e mi aggirerò gemente e tremante per la terra e chiunque mi troverà mi ucciderà. Geme e trema nel timore che, perduto anche il regno della terra, sia ucciso da questa morte invisibile.
Ma qui Agostino segue il racconto biblico e ammonisce che, come Caino è protetto dalle parole: «Chiunque ucciderà Caino avrà sette punizioni», così gli ebrei non devono essere uccisi per il loro delitto. 
Anzi,non estinguendosi la stirpe giudea (per tutto questo periodo svolgentesi secondo cicli settenari di anni) i Cristiani fedeli comprendano quale stato di soggezione abbiano meritato i Giudei che per superba arroganza uccisero il Signore.
Qui ci sono tutti gli ingredienti classici della teologia cristiana antiebraica: il contrasto tra l'«Antico Testamento terreno» e la più spirituale e «innocua» grazia del Nuovo Testamento; ma allo stesso tempo una lettura sospensiva di certi passi dell'Antico Testamento; e, cosa molto più importante, l'accusa mossa agli ebrei di essere responsabili della morte di Gesù e di dover quindi pagare il fio di quel delitto con sofferenze continue. Con il passare dei secoli, questo modo di pensare riguardo agli ebrei divenne così naturale per i teologi cristiani da risultare quasi impossibile riconoscerlo per antisemitismo. Per loro non era un'aberrazione nata dall'odio, ma la semplice verità. Nessuno, per esempio, dubiterà della sincerità di Dietrich Bonhoeffer, che diede la sua propria vita nella lotta contro il regime antisemita di Hitler. Ma sentite gli argomenti che egli usa nell’opporsi al paragrafo ariano di Hitler, che limitavano la capacità degli ebrei di occupare cariche pubbliche, indipendentemente dalla loro affiliazione religiosa. Bonhoeffer sosteneva che gli ebrei dovessero essere considerati liberi da quelle leggi se si fossero convertiti al cristianesimo:
‟Nella chiesa di Cristo non si è mai perduta l'idea che il ‟popolo eletto” che crocifisse il Salvatore del mondo, debba portare la maledizione di ciò che ha fatto, in una lunga storia di dolore. Gli ebrei sono il più misero di tutti i popoli della terra, vengono sbattuti qua e là, sono dispersi qua e là per il mondo, non hanno un posto sicuro dove potersi fermare e sono sempre costretti a preoccuparsi dell’eventualità che li si schiacci… (LUTERO, Discorsi a tavola). Ma la storia di dolore di questo popolo amato e punito da Dio è sotto il segno del ritorno finale del popolo d'Israele suo Dio. E questo ritorno avviene nella conversione d’Israele a Cristo […]. La conversione di Israele sarà la fine del periodo di dolore del popolo".
Può sembrare scandaloso trovare delle idee così palesemente antisemite uscire dalla penna di uno dei santi della crociata contro l'antisemitismo. Ma ciò dimostra quanto fosse ridotta la consapevolezza di tale problema nella teologia cristiana prima della seconda guerra mondiale. Bonhoeffer invoca a suo favore il nome di Lutero. Facevano lo stesso i suoi avversari. Nel processo di Norimberga, Julius Streicher, uno dei primi sostenitori della politica hitleriana di genocidio, utilizzò a sua difesa l'opuscolo di Lutero Contro gli ebrei e le loro menzogne. Per capire la funzione esercitata nella nostra storia da questa tradizione è importante rendersi conto che è stata usata dalle due parti coinvolte nella questione ebraica: dai mascalzoni e dagli eroi. L'antisemitismo nella teologia cristiana non è un’aberrazione, una tradizione marginale propugnata soltanto da frange di antisemiti radicali. Ha esercitato la sua influenza per gran parte della storia cristiana come un fatto ovvio. Quasi tutti erano persuasi della sua validità. Dal punto di vista cui ci ha condotto la storia (e soltanto per quello e non perché abbiamo una saggezza o un coraggio superiori) possiamo oggi cominciare a renderci conto di quanto fosse erronea quella tradizione teologica. Possiamo vedere che deriva da pregiudizi e da sentimenti di superiorità. Deriva dal desiderio di avere ragione, di avere ragione in modo assoluto e infallibile nel grande e competitivo mercato delle idee religiose. Deriva da una storia di inimicizia che ha poco a che vedere con Gesù, e molto invece con lo storico rapporto di ostilità da tra ebrei e gentili. Deriva poi dall'atteggiamento dei cristiani di origine pagana che leggevano i testi di quelle prime generazioni cristiane - i vangeli - come se fossero libri di storia. Questo è il punto in cui coloro che ricercano il Gesù storico hanno il dovere morale di entrare nel dibattito. Che cosa significa che Gesù fosse un ebreo? Gesù ha forse rifiutato il giudaismo? O gli ebrei hanno respinto lui? E davvero sono loro i responsabili della morte di Gesù? Che cosa può dirci la ricerca storica su questi punti brucianti della teologia Cristiana anti-ebraica?”

STEPHEN J. PATERSON, Il Dio di Gesù, Claudiana, Torino 2005, pagg 226- 227