Bonino
“Sparata
volgare - Cerca risonanza e titoli sulla pelle delle donne”
Roma.
Emma Bonino, radicale, antesignana della battaglia per i diritti, le
risulta che nei pronto soccorso si pratichino l’aborto e gli aborti
seriali?
“Mi
risulta che Salvini inventi “scandali” cui la stampa italiana
assicura immediata risonanza. Il piano di “sostituzione etnica”
degli italiani, gli aborti di massa nei pronto-soccorso…. Al di là
della volgarità, raggiunge il suo scopo di dare notizie allarmanti
su cose per cui non esiste né la notizia, né l’allarme”.
Lei
ripete che commentare Salvini alimenta la propaganda leghista,
tuttavia quale sentimento le provoca l’accusa di “comportamenti
incivili” rivolta alle donne che abortiscono, e in particolare alle
immigrate?
“Sono
perlomeno irritata, anche se non voglio neppure prendere in
considerazione le sparate di Salvini. Lo schema
comunicativo-pubblicitario del leader leghista è talmente evidente
da essere accecante. Il meccanismo è questo: giorno 1, Salvini la
spara grossa e volgare e ottiene le prime pagine e qualche talk show;
2, tutti reagiscono più o meno indignati e così Salvini fa un’altra
giornata di prime pagine; giorno 3 pensosi editoriali, che si
dissociano dai modi di Salvini, ma invitano a cogliere la sostanza
della sua denuncia; giorno 4: riposo; giorno 5 il circo riparte su un
nuovo scandalo”.
Da
quando si autodenunciò, finendo in galera per la battaglia contro
l’aborto clandestino condotta anche con la disubbidienza civile,
molti sono stati gli attacchi. Pensa che l’obiettivo ancora oggi
sia smantellare la 194, la legge sull’aborto?
“L’obiettivo
era e rimane lo stesso: non combattere l’aborto, ma l’aborto
legale e la 194; non impedire l’interruzione di gravidanza, di cui
la legalizzazione dell’aborto ha ridotto drasticamente i numeri, ma
distruggere la rispettabilità sociale di chi difende l’aborto
legale, di noi donne. Non ho mai fatto propaganda per l’aborto, ma
solo perché finisse la vergogna dell’aborto clandestino. Ancora
oggi c’è chi quotidianamente mi insulta per questa “colpa”.
C’è
sempre un rischio di arretrare sui diritti delle donne e, più in
generale,
sui diritti
civili?
“Il
rischio oggi è quello di considerare le questioni di diritto
sacrificabili. La politica dell’odio esige delle vittime e le donne
sono da sempre dei formidabili capri espiatori. E’ un meccanismo
analogo a quello che avviene in tema di giustizia. La difesa dello
Stato di diritto e della giustizia giusta viene sacrificata all’idea
che la giustizia serva sentimenti di vendetta. Infatti, chi sulla
giustizia chiede le forche per gli inquisiti e gli imputati,
sull’aborto chiede la gogna”.
Sicurezza.
I decreti saranno riscritti? E’ un passo avanti?
“Intanto
è cambiato il linguaggio e l’atteggiamento con cui la ministra
Lamorgese affronta questo dossier. Aspettiamo di vedere quali novità.
Non sono ancora cambiate né le norme, né le politiche. La strada
sarà lunga”.
Cosa
si augura su questo tema?
“Che
qualcuno si prenda la briga di leggere la proposta di legge di
iniziativa popolare “Ero straniero”, ora in commissione, di cui
il deputato di +Europa Riccardo Magi è relatore. Scoprirà proposte
serie sull’integrazione economica e delle politiche dei flussi e
sulla necessità di regolarizzare 500-600mila irregolari che lavorano
stabilmente in Italia”.
Non
ha votato la fiducia al governo giallo-rosso, ma lo farebbe in un
momento così difficile per senso di responsabilità?
“A
questo governo non darei la fiducia oggi per la stessa ragione per
cui non la diedi al momento della sua formazione. Non volevo le
elezioni anticipate, ma un governo di discontinuità, che non c’è
stato. Si è confermato quanto dissi, cioè che Conte poteva essere
il continuatore, non l’alternativa di se stesso. Il mio senso di
responsabilità non si esprime con “mosse di Palazzo”, ma
sostenendo sinceramente le mie idee. Non voglio essere coinvolta
nella deriva da curva Sud dell’opposizione sovranista, ma non
voglio certo essere coinvolta in nessuna operazione trasformista che
abbia come solo obiettivo la durata di questo esecutivo”
Giovanna
Casadio – Repubblica 18/02