E Lisbona mette in regola tutti i migranti nel Paese "Così potranno curarsi"
di Ettore Livini
Il
governo socialista portoghese di Antonio Costa ha deciso di
regolarizzare fino al primo luglio tutti i migranti presenti nel Paese
(compresi quelli ancora in attesa di risposta alla richiesta di
soggiorno) trattandoli come residenti, per «consentire a tutti l’accesso
ai servizi pubblici durante l’epidemia di coronavirus».
Basterà
certificare di aver fatto la domanda per poter usufruire della sanità
pubblica, beneficiare del sistema di welfare domestico, aprire conti
bancari e stipulare contratti di affitto. «In una situazione
straordinaria come questa i diritti dei migranti vanno garantiti e le
persone non devono essere privati dei diritti di base solo perché in
attesa di un documento», ha spiegato Claudia Veloso, la portavoce del
Ministero dell’Interno.
Non
è chiaro quanti saranno gli stranieri interessati dal provvedimento.
Nel 2019 in Portogallo risiedevano 580mila immigrati e solo lo scorso
anno hanno ottenuto il diritto di cittadinanza in 135mila. Brasiliani
soprattutto, ma anche romeni, ucraini e cinesi. Il governo ha deciso
anche di chiudere da oggi tutti gli uffici che si occupano di pratiche
per la regolarizzazione con l’obiettivo di ridurre al minimo i rischi di
contagio.
Lisbona
e tutto il Paese sono oggi in una situazione di blocco simile a quella
italiana. Il Portogallo è stato travolto dal Covid a inizio di marzo,
dieci giorni circa dopo l’Italia, e ha registrato da allora 5.962
positivi (cresciuti ieri del 15%) e 119 morti.
Il premier Antonio Costa è
schierato al fianco di Giuseppe Conte e delle altre nazioni Ue che
hanno chiesto formalmente al Consiglio europeo di varare i coronabond.
Ed è stato proprio lui a dare la risposta più dura – creando un
incidente diplomatico tra nord e sud del continente – al ministro delle
Finanze olandese Woepke Hoeckstra. Reo di aver chiesto un’indagine sul
motivo per cui una serie di Paesi europei non hanno margini finanziari
sufficienti per gestire la pandemia. «Dichiarazioni ripugnanti e senza
senso – l’ha fulminato Costa -.
Sono proprio queste meschinità che
minano lo spirito europeo». Lisbona, uscita da tempo dalla sorveglianza
della Troika e forte di un’economia cresciuta del 2,2% lo scorso anno,
ha già avviato una serie di misure straordinarie per affrontare lo
tsunami del contagio.
Il
ministro delle Finanze lusitano (e presidente dell’Eurogruppo) Mario
Centeno ha stanziato 9,3 miliardi - il 4,3% del pil - per sostenere i
lavoratori e le aziende a corto di liquidità. E a stretto giro di posta
ha dato via libera a un altro decreto che sospende per sei mesi il
pagamento di tutte le rate sui prestiti, rinviando a fine settembre
quelli in scadenza nel prossimo semestre. Misure che da sole non
basteranno a salvare il paese dalla recessione. Per la banca centrale,
la crisi brucerà infatti tra il 3,7% e il 5,7% del pil lusitano.
La Repubblica, 30/3