Un
venerdì santo di tanti anni fa
Stamattina,
ricordandomi che oggi è venerdì, mi è venuto in mente un ricordo
della mia prima infanzia.
Mia
mamma mi aveva svegliato di buon mattino, dicendomi:”Oggi è
venerdì santo, andiamo in chiesa a trovare Gesù che è morto”
Non
ricordo assolutamente cosa pensassi, ma senza accorgermi mi ritrovavo
con la mia manina in quella di mia mamma lungo una stradina stretta
di campagna. Mi piaceva camminare accanto a lei perché camminava
piano, non per aspettare il mio passo, ma per dare respiro alla sua
gamba che zoppicava dalla nascita.
La
chiesa era un edificio moderno, di quelle costruzioni basse con i
mattoni a vista. Ricordo come in un sogno il mio ingresso.
Il
salone scuro aveva come unica una fonte di luce una piccola fiamma
rossa vicino all’ostensorio. Camminavamo lentamente lungo la navata
principale fino ad arrivare a un grande crocifisso di legno disteso
per terra circondato da tanti fiori. Ricordo ancora il loro profumo
misto ad incenso. Lì mia madre si fermava e lasciava la mia mano per
prendere la corona del rosario.
Rimaneva
un po’ immobile parlando fra sè e sé per alcuni minuti. ”Ora
vai a toccare la corona di spine che Gesù ha sulla testa per
salutarlo. Sai Gesù era buono e ha voluto morire crocifisso perchè
noi uomini cattivi abbiamo commesso tanti peccati e per farci
perdonare da Dio ha fatto questo per noi.”
Io
toccavo quelle spine che pungevano un po’ le mie piccole dita senza
capire cosa fossero i peccati, senza avere la più pallida idea di
chi fosse Dio, capivo, però, che doveva essere una cosa seria.
La
corona di spine e i peccati che avevano fatto morire Gesù me li sono
portati dentro per tanti anni. Le lezioni di catechismo avevano
fissato bene nella mia anima questi concetti fino alla giovinezza.
Ma,
per mia grande fortuna, a vent’anni ho conosciuta un prete, don
Franco Barbero, che mi ha parlato di Dio e di Gesù in modo
totalmente diverso, liberandomi dal senso di oppressione e di colpa
che avevano caratterizzato tutti quegli anni della mia vita.
Ora
a più di sessat’anni sono felice di aver vissuto da allora e di
vivere ancora oggi la mia fede in Dio in un percorso comunitario in
cui abbiamo eliminato il concetto di “Gesù morto per i nostri
peccati” facendo spazio alla consapevolezza che il profeta di
Nazaret è stato ucciso dal potere politico e religioso del suo tempo
per le sue scelte di vita a favore di chi era abbandonato da tutti e
si sentiva abbandonato anche da Dio: i malati, le prostitute, gli
stranieri, i più derelitti della società.
Questa
consapevolezza mi invita a tentare di fare mie le scelte di Gesù di
Nazaret. Credo che tutto il suo messaggio si possa racchiudere in
questa frase “Ama il tuo prossimo come te stesso e fai al tuo
prossimo ciò che vorresti venisse fatto a te”
Grazie,
o Dio, dammi la forza di fare, ogni giorno, una piccolo gesto che sia
coerente con ciò che il nostro Maestro di Nazaret ci ha insegnato.
Maria
Grazia Bondesan