venerdì 10 aprile 2020

TESTIMONIANZA


Un venerdì santo di tanti anni fa

Stamattina, ricordandomi che oggi è venerdì, mi è venuto in mente un ricordo della mia prima infanzia.
Mia mamma mi aveva svegliato di buon mattino, dicendomi:”Oggi è venerdì santo, andiamo in chiesa a trovare Gesù che è morto”
Non ricordo assolutamente cosa pensassi, ma senza accorgermi mi ritrovavo con la mia manina in quella di mia mamma lungo una stradina stretta di campagna. Mi piaceva camminare accanto a lei perché camminava piano, non per aspettare il mio passo, ma per dare respiro alla sua gamba che zoppicava dalla nascita.
La chiesa era un edificio moderno, di quelle costruzioni basse con i mattoni a vista. Ricordo come in un sogno il mio ingresso.
Il salone scuro aveva come unica una fonte di luce una piccola fiamma rossa vicino all’ostensorio. Camminavamo lentamente lungo la navata principale fino ad arrivare a un grande crocifisso di legno disteso per terra circondato da tanti fiori. Ricordo ancora il loro profumo misto ad incenso. Lì mia madre si fermava e lasciava la mia mano per prendere la corona del rosario.
Rimaneva un po’ immobile parlando fra sè e sé per alcuni minuti. ”Ora vai a toccare la corona di spine che Gesù ha sulla testa per salutarlo. Sai Gesù era buono e ha voluto morire crocifisso perchè noi uomini cattivi abbiamo commesso tanti peccati e per farci perdonare da Dio ha fatto questo per noi.”
Io toccavo quelle spine che pungevano un po’ le mie piccole dita senza capire cosa fossero i peccati, senza avere la più pallida idea di chi fosse Dio, capivo, però, che doveva essere una cosa seria.
La corona di spine e i peccati che avevano fatto morire Gesù me li sono portati dentro per tanti anni. Le lezioni di catechismo avevano fissato bene nella mia anima questi concetti fino alla giovinezza.
Ma, per mia grande fortuna, a vent’anni ho conosciuta un prete, don Franco Barbero, che mi ha parlato di Dio e di Gesù in modo totalmente diverso, liberandomi dal senso di oppressione e di colpa che avevano caratterizzato tutti quegli anni della mia vita.
Ora a più di sessat’anni sono felice di aver vissuto da allora e di vivere ancora oggi la mia fede in Dio in un percorso comunitario in cui abbiamo eliminato il concetto di “Gesù morto per i nostri peccati” facendo spazio alla consapevolezza che il profeta di Nazaret è stato ucciso dal potere politico e religioso del suo tempo per le sue scelte di vita a favore di chi era abbandonato da tutti e si sentiva abbandonato anche da Dio: i malati, le prostitute, gli stranieri, i più derelitti della società.
Questa consapevolezza mi invita a tentare di fare mie le scelte di Gesù di Nazaret. Credo che tutto il suo messaggio si possa racchiudere in questa frase “Ama il tuo prossimo come te stesso e fai al tuo prossimo ciò che vorresti venisse fatto a te”
Grazie, o Dio, dammi la forza di fare, ogni giorno, una piccolo gesto che sia coerente con ciò che il nostro Maestro di Nazaret ci ha insegnato.
Maria Grazia Bondesan