Grave emergenza umanitaria e orrori incrociati a Cabo Delgado
il Manifesto
20.03.2021
«La
crisi umanitaria nella provincia di Cabo Delgado, nel nord del
Mozambico, peggiora in modo preoccupante: 950mila sfollati sono senza
alcun sostegno umanitario. Devono affrontare da una parte le violenze
jihadiste e quelle dei militari delle forze di sicurezza, dall’altra una
carestia e una violenta epidemia di colera».
È
il grido di allarme – con la richiesta di stanziare oltre 250 milioni
di dollari per «aiuti umanitari d’urgenza» – che arriva dall’ufficio
delle Nazioni unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha)
per la regione interessata da diversi mesi dalla lotta tra il gruppo
Ansar al-sunna al-Shabaab, affiliato allo Stato islamico della Provincia
dell’Africa Centrale (Iscap), e le forze di sicurezza del governo di
Maputo.
Sono numerosi, infatti, i report
pubblicati in questi ultimi mesi da diverse ong che evidenziano «un
quadro catastrofico, con un numero di profughi quadruplicato negli
ultimi sei mesi». Violenze e combattimenti di cui le principali vittime
sono «i civili e in particolare minori e bambini».
«Dalle
testimonianze emerse – afferma il report pubblicato a inizio marzo da
Amnesty – sono diverse centinaia i civili uccisi dalle forze di
sicurezza e dai mercenari assoldati dal governo della società militare
privata sudafricana Dick Advisory Group nell’ultimo anno».
Negli
attacchi documentati da Amnesty i miliziani jihadisti «hanno bruciato
villaggi e città e commesso atroci atti di violenza con i machete,
comprese numerose decapitazioni», come avvenuto nello scorso marzo 2020
nella città di Quissanga, «con l’uccisione di uomini, giovani rapiti e
arruolati con la forza, donne violentate e costrette a lavorare presso
le loro roccaforti».
Preoccupante anche
il quadro delle violenze delle forze governative, che hanno messo in
atto numerose esecuzioni sommarie di persone accusate di connivenze con
il gruppo jihadista e stupri di donne, «venendo meno al loro obbligo di
proteggere i civili nella provincia di Cabo Delgado». Accuse simili nei
confronti dei mercenari della società sudafricana che avrebbe
«utilizzato elicotteri, sparato con mitragliatrici e lanciato granate
sulla folla inerme, colpendo anche infrastrutture civili, scuole e
ospedali», come documentato dopo la battaglia di Mocimboa da Praia,
dallo scorso agosto in mano al gruppo jihadista.
Riguardo
alla richiesta di «maggiori informazioni al governo mozambicano» da
parte dell’Onu, il ministro dell’Interno, Amade Miquidade, ha sempre
rifiutato «qualsiasi responsabilità dei militari». Il governo di Maputo
tenta così di filtrare le informazioni che provengono da quell’area,
ricca di giacimenti di gas naturale e petrolio, che potrebbero
compromettere i numerosi contratti milionari di sfruttamento delle
risorse con compagnie straniere, tra cui la francese Total e la
statunitense Exxon Mobil.
Proprio per
tutelare un investimento di quasi 30 miliardi di dollari da parte del
colosso americano, le forze speciali statunitensi addestreranno i membri
dell’esercito mozambicano (all’interno del programma ««Joint Combined
Exchange Training») allo scopo «di aiutare il paese a combattere
l’insurrezione islamica che infuria nel nord», ha riferito questo lunedì
l’ambasciata Usa a Maputo.