La scuola non sia "secondaria"
Elisabetta Marchiori, Padova
Travolti dalla quarta ondata pandemica, la gestione della diffusione del virus Sars-CoV-2 nelle scuole è ancora estremamente complicata. Non è un paese e non è un mondo per i giovani, non c’è sufficiente pensiero nei loro confronti. Gli studenti sono vittime di un sistema che continua a considerare la scuola come "secondaria", nel senso che riporta il vocabolario Treccani: «Non fondamentale, non principale». Infatti è statala prima istituzione a essere penalizzata e continua a esserlo, in una situazione drammatica come è quella attuale di pandemia, senza che si tenga conto delle conseguenze che ha e avrà sullo sviluppo evolutivo, cognitivo e relazionale delle generazioni del futuro.
La pandemia ha scoperchiato problemi antichi, creando una situazione di crisi che potrebbe essere un'occasione per sviluppare forze innovatrici, in grado di trasformare il sistema e di rigenerarlo. L’impressione è che invece le forze siano tutte impegnate a ridurre al minimo il cambiamento, offrendo soluzioni provvisorie, raffazzonate, fallimentari. Simbolo degli errori commessi in quest'ambito durante questi due anni di pandemia sono le immagini dei banchi a rotelle che un liceo veneziano ha recentemente deciso di rottamare.
Ci
costringe a volgere i nostri sguardi sfuggenti o diretti altrove
verso questa criticità un film geniale nella sua estrema
essenzialità La scuola non è secondaria, diretto da Alberto
Valtellina e Paolo Vitali, girato nel Liceo Mascheroni di Bergamo
durante la seconda ondata pandemica alla fine di ottobre 2020, quando
l'accesso veniva limitato
ai soli docenti. Il film ha una durata
di
45 minuti, quella di una lezione in
Dad
(Didattica a distanza), e riflette come in uno specchio le angosce di
vuoto, di solitudine e di spaesamento che
non
solo docenti e alunni hanno provato durante il lockdown, ma che ogni
spettatore
può condividere, declinandole sulle proprie esperienze. I registi
lo
stanno accompagnando per l’Italia,
ospiti
in cinema d'essai, creando momenti d'incontro e di discussione,
ampliando lo sguardo oltre la questione
della
Dad, per sconfinare sulle gravi carenze dei metodi scolastici
tradizionali, che non sono in grado di coinvolgere i ragazzi e
interessarli, rasseganti alla noia di insegnamenti di stampo
nozionistico e privi di collegamenti con
l'attualità.
Ho visto il film a Padova,
presentato
durante una rassegna dedicata all'adolescenza. È stato emozionante
assistere all'incontro autentico
tra
persone di generazioni diverse,
che
si sono sentite libere di esprimere
e
condividere emozioni e pensieri trattenuti, che trovano troppo rare
occasioni per essere espressi. Sarebbe importante ribadire
la necessità che la
scuola
diventi realmente una priorità.
Domani, 21 dicembre